GENZIO
. Figlio di Pleurato re illirico, più precisamente della stirpe dei Labeati. Salito al trono al più tardi nel 180 a. C., il suo regno fu dapprima turbato dalla rivolta dei Delmati e di altri sudditi; quando scoppiò la guerra tra i Romani e Perseo, re di Macedonia, la sua condotta fu alquanto incerta, ma poi finì con allearsi con Perseo, e partecipò alla guerra con 15.000 uomini. Strinse d'assedio la città di Bassania (non lungi da Lisso), alleata dei Romani, ma il pretore L. Anicio Gallo, sbarcato in Apollonia, vinse la flotta illirica di 80 lembi, liberò Bassania e sconfisse, dinnanzi alla capitale Scodra, l'esercito del re illirico che fu costretto a invocare la pace, presentandosi personalmente nel campo del vincitore. Fatto prigioniero con la moglie, i figli e un fratellastro, fu inviato in Roma e tratto in ceppi dinnanzi al carro di Anicio, quando questi trionfò nel 167 a. C. Poi fu internato a Spoleto e da qui a Gubbio. La sua casa cessò così di regnare, e il suo stato fu diviso in tre piccoli distretti. Ebbe avversa la fortuna, ma il suo nome è anche maculato da crudeltà, dissolutezza, dappocaggine.
Bibl.: Stähelin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 1198 segg.; B. Niese, Geschichte der griechischen und makedonischen Staaten, III, Gotha 1903, pp. 15, 140 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, Torino 1923, pp. 277, 296, 306, 316 segg., 352.