GENTILI (o Gentile), Antonio, detto Antonio da Faenza
Orafo, scultore e incisore, nato nel 1519 da Pietro, orafo faentino; morto a Roma il 29 ottobre 1609. Per incarico del cardinale Alessandro Farnese eseguì nel 1581 una Croce e due candelieri destinati all'altar maggiore di S. Pietro (ora nel Tesoro), e per lo stesso fece il bozzetto della fontana della Piazza superiore di Ronciglione, erroneamente attribuita al Vignola. Del G. non si conoscono altre opere certe; e se non fosse stato il Baglione a rilevarne i meriti, il suo nome sarebbe passato nell'oblio a vantaggio della fama accentratrice del Cellini.
Le figure che dominano le basi dei tre pezzi farnesiani, sebbene non del tutto esenti da qualche intenzione michelangiolesca, sorpassano la virtuosità comune dell'orafo e rivelano il G. nella sua prevalente qualità di scultore originale. Nondimeno, anche nel cesello egli si dimostra efficace per certa sua tecnica martellinata, forse più viva della celliniana; e dal Cellini differisce nello stile più prossimo al maturarsi dell'esteriorità fastosa del Seicento. Delle altre opere da lui eseguite e oggi perdute si ha notizia di un'altra croce simile alla farnesiana, compiuta in 14 anni per la certosa di San Martino di Napoli; di un reliquiario d'argento e cristallo per la Compagnia di Gesù (1578); di un altro di Santa Petronilla per la chiesa di San Pietro; e, infine, di un getto in argento figurante la Discesa dalla Croce da un modello in eera di Guglielmo della Porta.
Nel 1567 si unì in società d'arte con Orazio Marchesi e Gabriele Gerardi; nel 1584 fu nominato saggiatore della Zecca di Roma, nella qual carica gli succedette il figlio Pietro, anch'egli scultore e incisore.
Bibl.: G Baglione, Le vite de' pittori, Napoli 1733, p. 103; L. Cicognara, Storia della scultura, III, Prato 1823-1824, p. 39; G. M. Valgimigli, Dei pittori e degli artisti faentini, Faenza 1871, pagina 170 segg.; B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIII, Lipsia 1920 (con bibl.).