STEFANESCHI, Gentile
(Gentile Orsini). – Nacque a Roma tra il 1250 e il 1260 dall’unione di due tra le famiglie (v. la voce Stefaneschi in questo Dizionario) più in vista dell’aristocrazia cittadina di epoca tardomedievale.
Il padre, Pietro Stefaneschi, appartenente a un casato in ascesa radicato nel rione di Trastevere, aveva contratto matrimonio, intorno al 1250, con Perna Orsini, esponente di una delle domus aristocratiche più antiche di Roma e nipote di Giovanni Gaetano Orsini (successivamente asceso al soglio pontificio con il nome di Niccolò III, nel 1277). Gli incarichi ottenuti dal padre di Gentile in conseguenza del matrimonio con una Orsini non tardarono ad arrivare: dal 1293 al 1302 fu per tre volte senatore di Roma.
Come prevedevano le consuete strategie di inserimento nei gangli del potere papale ‘romano’, adottate dalle famiglie aristocratiche, Stefaneschi fu avviato a una carriera ecclesiastica (al pari dei fratelli: ad esempio, Giacomo Gaetano [v. la voce in questo Dizionario], ottenne la porpora cardinalizia nel 1295 per volere di papa Bonifacio VIII): nel penultimo decennio del XIII secolo entrò come alunno nel convento domenicano di S. Sabina a Roma. Aderì allo stile di vita e alla spiritualità dell’Ordo Praedicatorum, rivelando propensione allo studio e alla speculazione intellettuale. Il capitolo della Provincia romana celebrato a Roma nel 1292 lo assegnò come lector al convento di S. Maria sopra Minerva; successivamente, conseguì la licentia docendi in teologia a Parigi. Tuttavia, la sua propensione ad avanzare nel cursus studiorum non mancò di suscitare frizioni con gli stessi confratelli.
La strategia di inserimento nelle istituzioni accademiche, portata avanti dall’Ordine domenicano alla fine del Duecento, presupponeva il rigido disciplinamento dei frati alle direttive del capitolo generale, al fine di stroncare sul nascere ogni forma di ‘carrierismo individualista’ che potesse minare dall’interno i valori fondativi dell’Ordine e la pacifica coesistenza tra i Domini canes. L’accettazione del titolo di studio considerato di maggiore prestigio per un frate domenicano (e non solo), quello di magister theologiae, conseguito da Stefaneschi nel 1293 senza l’autorizzazione del capitolo, forse per un certo suo individualismo e desiderio di carriera, determinò una disposizione sanzionatoria ai suoi danni.
Di certo non passò inosservata la lezione tenuta da Stefaneschi nel marzo del 1293 all’Università di Parigi, incentrata sul commento, nella forma di un sermone, a un passo del Vangelo di Luca (24, 33-34, inerente ai discepoli di Emmaus) e a un confronto con un versetto di Paolo agli Efesini (5,14, relativo alla resurrezione). Pochi mesi dopo a Lille, in occasione del capitolo generale dell’Ordine nella Pentecoste del 1293, presieduto dal generale Stefano di Besançon, si stabilì che il titolo ottenuto da Stefaneschi a Parigi fosse da invalidare e, allo stesso tempo, si prospettò l’avvio di un procedimento contro i confratelli che avevano facilitato Stefaneschi nel conseguimento del titolo di maestro in teologia senza informare i superiori. La reazione ufficiale di Gentile non lasciò trapelare ufficialmente il minimo disappunto: dopo aver inoltrato le scuse ai suoi superiori per quanto ‘indebitamente’ conseguito, rimise nelle mani del maestro dell’Ordine il titolo dottorale. Nel 1296, tuttavia, in occasione del capitolo generale tenutosi a Strasburgo, che elesse alla suprema carica dell’Ordine Niccolò Boccasini (il futuro Benedetto XI), vennero accolte le scuse di Stefaneschi che, dunque, fu reintegrato nel titolo di magister theologiae.
Negli anni seguenti, diversi eventi giocarono peraltro a vantaggio della carriera di Stefaneschi. Con l’ascesa al soglio di Pietro di un papa favorevole agli Orsini come Bonifacio VIII (che nel 1295 avrebbe fatto cardinale un altro figlio di Pietro Stefaneschi), risultava opportuno agire con prudenza nei confronti di un religioso vicinissimo agli Orsini, al fine di non creare palesi inimicizie tra i domenicani e il papa.
Peraltro, le turbolenze scaturite dalla guerra del Vespro (1282-1302), ancora in corso, non permisero a Gentile di riprendere il suo magistero e impressero un diverso orientamento della sua carriera. Politicamente vicino a Carlo II d’Angiò, Stefaneschi fu nominato vescovo di Catania nel 1296, ma non riuscì a incidere appieno nel determinare l’esito delle lotte tra Angioini e Aragonesi che in quel frangente si contendevano il dominio della città etnea. Inviato poi da papa Caetani nella sede arcivescovile di Acerenza (in Lucania) nel 1300 in qualità di amministratore, vi morì prima del 18 agosto 1303.
La considerazione per le doti diplomatiche e per la fedeltà non trattenne Bonifacio VIII dal fare confiscare buona parte dei beni di Stefaneschi per pagare i debiti da lui contratti con quanti lo avevano servito nel corso dei suoi spostamenti.
Fonti e Bibl.: Kremsmünster, Stiftsbibliothek des Benediktinerstiftes, Frater Gentilis Romanus, Invenerunt congregatos undecim, Ms CC083, c. 153r; Acta capitulorum generalium ordinis praedicatorum, a cura di B.M. Reichert, Romae-Stuttgardiae 1898, pp. 269, 282; Les registres de Boniface VIII, a cura di G. Digard, Paris 1904, ad ind.; Acta capitulorum provincialium provinciae romanae (1243-1344), a cura di Th. Kaeppeli - A. Dondaine, Roma 1941, pp. 106, 113, 134.
I.B. De Grossis, Catania sacra sive de episcopis catanensibus, rebusque ab iis praeclare gestis a christianae religionis exordio, Catanae 1654, p. 148; F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae et insularum adiacentium, VII, Romae 1659, pp. 66 ss.; V.M. Fontana, Sacrum teatrum dominicanum, Romae 1666, p. 356; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi [...] ab anno 1198 usque ad annum 1431 perducta, Monasterii 1913, s.v.; Das “Opus Metricum” des Kardinals Jacobus Gaietani Stefaneschi, a cura di F.X. Seppelt, Paderborn 1921; P. Glorieux, Répertoire des maîtres en théologie de Paris au XIIIe siècle, I, Paris 1933, ad ind.; S. Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993, pp. 423-431; M. Leonardi, G. S. Romano O.P. (†1303) o Gentile Orsini? Il caso singolare di un domenicano nel Regnum Siciliae tra ricostruzione storica e trasmissione onomastica, in Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken, XCIII (2013), pp. 27-48.