BONGIOVANNI, Gentile
Nacque a Staffolo (Ancona) il 3 marzo 1596 da Severino e da Bernardina de' Battes. Addottoratosi in filosofia e teologia presso l'università di Graz in Stiria, entrò verso i trent'anni nell'entourage dei trattatisti politici ed ecclesiastici operanti al servizio della corte asburgica, guadagnandosi presto il favore personale di Ferdinando II, "ora con pubbliche dispute et ora con gentilissime maniere di costume, e colla musica". Al soggiorno a Vienna risale appunto il disegno e la prima stesura della sua Disputa politica della virtù della clemenza, pubblicata poi a Venezia nel giugno 1635 con dedica all'imperatore, per i tipi dello stampatore Antonio Giuliani (che ne curò anche altre edizioni, dello stesso anno, dedicate al vescovo di Ceneda Marcantonio Bragadin).
L'opera, composta su una fitta intelaiatura, articolata per cinque capitoli, di opinioni antiche e moderne, di premesse, confutazioni, deduzioni e successive conclusioni, si colloca nell'ambito, della più vasta letteratura secentesca della ragion di stato, impegnata a stabilire attraverso il culto convenzionale delle storie ammaestratrici e una casistica di orientamento precettistico dell'agire politico norme ed espedienti pratici di compromesso fra istanza etica ed esigenze concrete di reggimento pubblico. Ché di fatto anche alla base della dissertazione del B. si ritrova, quale filone teorico pressoché esclusivo, la reazione e la condanna più generale e ormai scontata del Machiavelli: il segno per altra parte - sia pur mediato nell'esecrazione e nello scandalo - della scomoda e irreducibile presenza, a un secolo di distanza, delle "empietà" e del realismo del Principe nella scienza politica, e dei problemi di fondo da esso posti nella maturazione concettuale dei rapporti fra politica e morale. Ciò che rende tuttavia di attualità il richiamo formale del B. alla restaurazione di principi cristiani nel campo della vita collettiva, e ne rivela insieme l'ispirazione politica più genuina e immediata, è il fatto che il suo modello di Stato etico e legalitario, permeato di spirito religioso e di osservanza confessionale, venga proposto a Ferdinando II proprio nel momento decisivo della Controriforma e della "politica cattolica" in Germania. Così come nella esaltazione della clemenza e dell'ortodossia dell'imperatore asburgico, zelante discepolo dei gesuiti e assertore di un autoritarismo paternalistico nel suo disegno di un impero cattolico rigidamente accentrato intorno al nucleo austriaco, abbastanza palese èl'intendimento dell'autore di formale contrapposizione alle suggestioni della politica personale, di sostanziale indifferenza religiosa e di spregiudicatezza morale, del nuovo protagonista delle vicende tedesche di quegli anni, il Waldstein, impegnato a realizzare uno Stato assoluto nel cuore della Germania al modo dei signori italiani del Rinascimento. La stessa alternativa del principe timorato e devoto viene ripresa dal B. nelle pagine dedicate all'assetto politico dell'Italia, ai rapporti fra i piccoli potentati italiani e la Santa Sede. Il Papato offre - secondo il B. - le più sicure garanzie per l'ordinato sviluppo e l'equilibrio interno della vita politica della penisola, tanto da giustificare, se non un ritorno puro e semplice alla vecchia tesi dell'egemonia papale, il riconoscimento quantomeno di una missione imprescindibile di mediazione e di alta tutela politica. Quanto al dominio spagnolo, esso si è venuto rivelando - secondo il B. - un elemento insostituibile della realtà italiana, ché "se veramente vogliamo considerare, et investigar la causa conservatrice della grandezza spagnola in Italia, trovaremo non esser altra, che la soddisfattione, che dà a' suoi sudditi convenientissima, et attissima a quietar la generosità degli animi loro, cioè la partecipation' degli honori e dell'imperio". Vengono così a saldarsi, coerentemente, sul piano politico - rapportati ai motivi ideologici di fondo dello schieramento europeo dell'ortodossia confessionale e della ripresa aristocratica, di ritorno dei valori nobiliari del sangue e della spada - i vari motivi ispiratori dell'opera del B., di restaurazione cattolica in Germania e di supremazia e intesa ispano-pontificia e imperiale in Italia.
Non si conoscono altre opere del B.; ignota è anche la data della morte.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1631; F. Vecchietti, Biblioteca picena, Osimo 1793, III, p. 27; F. Cavalli, La scienza politica inItalia, Venezia 1873, II, pp. 440-442; T. Bozza, Scrittori politici italiani dal 1550 al 1650, Roma 1949, pp. 177 s.