GENUCIA, GENTE
. Stirpe plebea romana, cui la tradizione assegna una parte notevole nelle lotte tra il patriziato e la plebe: un T. Genucio è tribuno della plebe nel 476 a. C., un Gneo Genucio è tribuno nel 473, e avendo minacciato di accusare i consoli dell'anno precedente per avere impedito l'esecuzione della legge agraria di Sp. Cassio, la mattina del giudizio è trovato cadavere sul proprio letto; un Cn. Genucio, parimenti plebeo, è tribunus militum consulari potestate nel 399; un L. Genucio Acentinensis è console plebeo nel 365 per la prima volta e nel 362 per la seconda, un Gneo Genucio nel 363. Un L. Genucio, tribuno del popolo nel 342, fece votare una legge che vietava la riscossione di qualsiasi interesse, un C. Genucio fu nel 300 il primo augure scelto dalla plebe in forza della lex Ogulnia e perciò lasciò ai discendenti il cognome di Augurinus. Ma la tradizione registra insieme un T. Genucio (Augurino) eletto console per il 451 a. C. insieme con Appio Claudio, che sarebbe poi passato in testa al primo decemvirato, e un M. Genucio (Augurino) console nel 445 a. C., che, secondo alcuni, avrebbe combattuto la rogazione del tribuno C. Canuleio. Alcuni moderni (Enmann, Neumann, Sigwart, Münzer) hanno sostenuto che questi Genuci patrizî non siano che una falsificazione perpetrata già intorno al 300 a. C. dai Genuci plebei, per attribuirsi antenati patrizî, ma il De Sanctis si oppose a questa tesi, e anche il Münzer, che prima l'aveva accettata e sviluppata, sentì poi il bisogno di modificarla.
Bibl.: Th. Mommsen, Römische Forschungen, I, Berlino 1864, p. 65 seg.; A. Enmann, in Rheinisches Museum, LVII (1902), p. 520, n. 1; G.Sigwart, in Klio, VI (1906), p. 278 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 213, n. 2; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 1206 segg.; id., Römische Adelsparteien und Adelsfamilien, Stoccarda 1920, p. 11 segg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926, p. 239.