FINAMORE, Gennaro
Nato a Gessopalena (Chieti) l'11 ag. 1836 da Enrico, dottore in legge, e da Rachele Ricci, dei baroni di Casoli, intraprese gli studi nel seminario arcivescovile di Lanciano e li continuò nell'abbazia di Montecassino. Recatosi a Napoli per studiare medicina, vi conobbe gli altri intellettuali abruzzesi allora operanti nella città, dai fratelli Spaventa al pittore F. Palizzi, a P. De Virgilis. Dopo il conseguimento della laurea (1865) tornò nel paese natio per esercitarvi la professione medica; vi svolse anche attività politico-amministrativa.
A questo periodo risalgono i suoi primi scritti di argomento medico e farmacologico, nei quali esaminava gli effetti di particolari sostanze chimiche e vegetali, come i solfiti e l'ipecacuana, nella cura di varie specie di affezioni morbose. Nel contempo intraprendeva lo studio delle caratteristiche ambientali del territorio con il saggio Delle condizioni economico-agricole di Gessopalena (Torino 1872), che già riflette l'orientamento positivistico della sua cultura e con la raccolta dei Canti popolari di Gessapalena (Firenze 1869; 2 ed., Torino 1871), primo frutto dei suoi interessi demologici e dialettologici.
A questi si dedicò con maggiore impegno dopo essersi trasferito nel 1880, a Lanciano, dove esistevano più vivi fermenti culturali, anche per la nascente attività editoriale dì R. Carabba, presso il quale il F. pubblicò la prima edizione del Vocabolario dell'uso abruzzese (1880).
L'opera rispecchia i risultati delle indagini dialettologiche svolte nel paese natio, sulla cui parlata, ritenendola più autenticamente conservativa, il F. imposta sia i preliminari Appunti grammaticali e fonologici, sia la parte lemmatica, corredata di elementi di etimologia, fraseologia e folclore. In appendice è inserita una serie di "proverbi raccolti dalla viva voce del popolo" e di "canti popolari". Accolta favorevolmente, l'opera ebbe una recensione positiva di F. D'Ovidio, dei cui consigli il F. si era giovato.
La seconda edizione del Vocabolario apparve nel 1893 a Città di Castello. In essa il F. prende come base di riferimento il dialetto di Lanciano, cui raffronta nei singoli lemmi le altre parlate della regione. Un evidente affinamento della metodologia investe tanto la parte grammaticale, quanto quella lemmatica, ora scissa in due sezioni (italiana-dialettale e dialettale-italiana) e notevolmente ampliata rispetto all'edizione precedente. Anche questa volta l'opera ebbe successo di critica e di riconoscimenti.
Intanto il F. aveva avviato un rapporto di amicizia e di collaborazione scientifica (testimoniato da un carteggio durato quasi un trentennio) con G. Pitrè, antesignano della ricerca demologica in Italia e fondatore a Palermo dell'Archivio delle tradizioni popolari (1882-1907). Nei fascicoli di questa rivista apparvero molti saggi del F. sul folclore abruzzese, basati sui principli metodici elaborati dal Pitrè, dalle Storie popolari in versi (1882) alle Tradizioni popolari (1883-84 e '90), dalle Novelle popolari (1885-86) alla Botanica popolare (1889).
Negli stessi anni l'editore Carabba di Lanciano veniva pubblicando un primo corpus organico degli studi del F.: i tre tomi delle Tradizioni popolari abruzzesi.
Il primo volume, diviso in due parti (1882 e 1885), contiene 112 "novelle" raccolte "dalla viva voce di donne per lo più campagnuole ed analfabete" (p. III) e distinte a seconda delle località di provenienza. Nella prefazione il F. dichiara di essersi limitato a trascrivere fedelmente le narrazioni come "studi del vero" (p. VII), per fornire materiale agli studiosi di folclore comparato. Tra le due parti si notano differenze nell'apparato critico, più copioso e dettagliato nella prima, più sommario nella seconda.
Nel secondo volume (1886) sono raccolti 665 "canti", tutti in dialetto, divisi in varie sezioni ("fanciulleschi", "d'amore", "scherzosi", "sentenziosi", "dell'altalena", "preghiere e canti religiosi"). Anche qui il F. propone i testi a chi intenda affrontare l'impegno di una trattazione comparativa; tuttavia segnala numerose varianti raccolte in diverse località della regione.
La prospettiva multidisciplinare del F. ispira il saggio L'Abruzzo. Note statistiche (Lanciano 1888), nel quale, attraverso uno studio degli aspetti economici e sociali della vita regionale, egli sostiene l'opportunità di sfruttarne le caratteristiche climatiche a fini terapeutici. Dalla partecipazione del F. alle iniziative culturali del Pitrè nacquero nell'ultimo decennio due opere, Credenze, usi e costumi abruzzesi (1890) e Tradizioni popolari abruzzesi (1894), inserite rispettivamente come VII e XII volume nella collana delle "Curiosità popolari tradizionali", pubblicate a cura dello studioso siciliano a Palermo.
La prima di esse consta di un'ampia serie di rilievi sul folclore regionale, ordinati per materie (meteorologia, astronomia, ciclo annuale delle festività religiose) e corredati di riferimenti sia alla connessa fraseologia dialettale, sia a studi analoghi su altre zone. Nell'altra opera trovano posto le consuetudini popolari relative alla casa, al "ciclo dalla culla alla bara", al "mondo fantastico", ai pregiudizi; particolarmente ampia è la sezione concernente gli usi terapeutici ed igienici.
Nel 1891 il F. sposò la perugina Rosmunda Tomei, autrice di versi, saggi critici e opere per l'infanzia. Gli interessi per l'attività educativa, che gli avevano ispirato il giovanile saggio Della educazione fisica, intellettiva e morale (Firenze 1864), nel quale aveva esposto le sue idee pedagogiche, informate a una visione positivistica, lo indussero a dedicarsi, dopo il 1895, all'insegnamento nel ginnasio comunale di Lanciano. Istituito nel 1901 il liceo classico, vi fu chiamato alla presidenza, che resse fino al 1914. In questa scuola, che promosse attivamente, ebbe al suo fianco C. De Titta. Connesso con l'attività educativa è il breve saggio Dialetto e lingua. Avviamento dell'italiano nelle nostre scuole (Lanciano 1898), volto a sostenere l'esigenza di impartire agli scolari dialettofoni un adeguato insegnamento pratico del toscano, secondo le tendenze didattiche allora prevalenti.
Nell'ultimo trentennio della sua vita il F. collaborò intensamente, con saggi di folclore, dialettologia, storia, a vari periodici culturali abruzzesi, nonché a riviste straniere, come Romanische Forschungen di Erlangen in Germania.
A giudizio di P. Toschi, l'opera del F. diede un notevole apporto all'avvio degli studi demologici in Italia (G. F., in Lares, XVIII [1952], 1-2, pp. 1 s.). Il suo metodo nello studio del dialetto, "guidato dal D'Ovidio e da Clemente Merlo, è quello scientifico, secondo gli indirizzi della scuola neogrammatica tedesca" (Giammarco).
Il F. morì a Lanciano il 9 luglio 1923.
Il carteggio col Pitrè è stato edito da M. C. Nicolai (G. Finamore - G.Pitrè, Epistolan; 1880-1915, Pescara 1988).
Fonti e Bibl.: Una esauriente bibliografia degli scritti del F. fino al 1962 è in R. Aurini, Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, IV, Teramo 1962, pp. 277-289. Cfr. anche G. Profeta, Bibliografia delle tradizioni popolari abruzzesi, Roma 1964, passim. Negli anni recenti varie opere del F. sono state ripubblicate anastaticamente o in nuove edizioni.
L'importante saggio di P. Toschi, citato nel testo, è stato riedito in Fabbri del folklore, Roma 1958, pp. 48-82, e in Pagine abruzzesi, L'Aquila 1970, pp. 83-148. Inoltre cfr. G. Broccolini, Pedagogisti ed educatori d'Abruzzo dal Settecento ad oggi…, G. F., Roma 1966; E. Giammarco, Storia della cultura e della letteratura abruzzese, Roma 1969, pp. 120 s.; G. Oliva - C. De Matteis, Abruzzo, Brescia 1986, p. 50; U. Russo, La cultura e le lettere, in Chieti e la sua provincia. Storia arte cultura, Chieti 1990, p. 473.