GORGA, Gennaro Evangelista (in arte Evan)
Nato a Brocco (dal 1954 Broccostella, nel Frusinate), il 7 febbr. 1865 da Pietro e Matilde De Santis, rivelò precocemente uno spiccato talento artistico e fu avviato ancora fanciullo allo studio della musica; a Roma fu affidato per studiare pianoforte ad Antonio Pascarella, discreto musicista e maestro di ballo alla corte dei Savoia, facendo rapidi progressi. Il G. manifestò in età più adulta un'eccellente voce tenorile e intraprese lo studio del canto con A. Franceschetti. Dopo un breve periodo di studio fu in grado di affrontare le scene e il 1° genn. 1895 fece il suo esordio al teatro Comunale di Cagliari, protagonista dell'opera Mignon di A. Thomas, cui fecero seguito Manon di J. Massenet (26 gennaio, Des Grieux), e L'amico Fritz di P. Mascagni (10 febbraio, Fritz Kobus). Il successo riportato gli aprì le porte degli altri teatri italiani, e dopo aver trionfato al teatro Costanzi di Roma ne I Lombardi alla prima crociata di G. Verdi, in cui sostenne il ruolo di Oronte (28 sett. 1895), fu prescelto da G. Puccini per creare il personaggio di Rodolfo ne La bohème, rappresentata in prima assoluta al teatro Regio di Torino il 1° febbr. 1896, accanto a Cesira Ferrani nel ruolo di Mimì e sotto la direzione di A. Toscanini. Il successo fu trionfale e l'opera fu replicata per 24 sere con ottimi giudizi da parte della critica.
Il 3 ott. 1896 si esibì con successo al Politeama genovese ne I Lombardi alla prima crociata, riscuotendo particolari consensi da parte della critica, che sottolineò "il simpaticissimo timbro tenorile, sempre fresco, uguale, con la grazia squisita del canto, con l'accento della vera passione e con franco modo di porgere" (Frassoni, p. 439); all'opera verdiana fece seguito ancora il capolavoro pucciniano (22 ottobre), sempre accanto alla Ferrani, in cui il G. riportò un personale successo. Ancora al teatro Regio di Torino cantò nel Mefistofele di A. Boito (24 genn. 1897, Faust), sotto la direzione di Toscanini. Nella stagione 1897-98 fu al teatro S. Carlo di Napoli sempre ne La bohème, accanto ad Angelica Pandolfini, direttore E. Vitale; il 3 apr. 1898 fu nuovamente al teatro Costanzi nel Faust di Ch. Gounod, in cui sostenne con successo il ruolo del protagonista.
Tuttavia, nonostante i consensi ricevuti auspicassero una carriera trionfale, nel 1899 il G. si ritirò dalle scene per dedicarsi completamente all'attività di collezionista, che sarà il costante interesse della sua vita. Incoraggiato dalla moglie, Loreta D'Aburito, particolarmente facoltosa, il G. diede inizio a una ricerca orientata principalmente alla raccolta di strumenti musicali di ogni epoca e provenienza - già nel 1896 aveva fatto dono all'Accademia di S. Cecilia di uno strumento giapponese -, pur non trascurando raccolte di altro genere che spaziavano dalle armi ai fossili, ai giocattoli, ad arnesi di arti e mestieri, agli attrezzi chirurgici, ai bronzi, alle terrecotte; fu così in grado di raccogliere oltre 150.000 pezzi che, a poco a poco, formarono trenta distinte collezioni. Per conservare un tal patrimonio prese in affitto dieci appartamenti al civico 285 di via Cola di Rienzo in Roma, ove il materiale fu accatastato senza un preciso criterio di catalogazione.
Trovatosi in ristrettezze economiche, il G. alla fine degli anni Venti aveva già ceduto in garanzia, per i debiti contratti, oltre la metà delle sue raccolte; intervenne allora il ministero della Pubblica Istruzione, che pose sulle collezioni un vincolo di interesse storico, artistico-archeologico ed etnografico, nel timore che un patrimonio così importante, anche sotto l'aspetto puramente commerciale, potesse andare disperso.
Nel 1911 il G., che aveva già preso in considerazione l'opportunità di cedere le sue collezioni allo Stato, fece esporre a Roma, nell'ambito dell'Esposizione internazionale, 280 pezzi della sua raccolta di strumenti musicali in Castel Sant'Angelo; qui nel 1913 fu aperto un museo storico musicale con oltre mille strumenti, tutti di proprietà del G., museo che tuttavia ebbe breve vita. Soltanto nel 1927 parte della collezione rappresentò l'Italia alla mostra "La musica nella vita dei popoli", organizzata a Francoforte.
Tra i progetti del G., di particolare rilievo era quello relativo alla creazione di una fondazione per la rinascita dell'arte lirica in Italia, da finanziare proprio con la cessione delle collezioni allo Stato. La fondazione si sarebbe dovuta articolare in due istituzioni: il "collegio lirico", aperto alla formazione dei giovani cantanti di talento, e il "teatro massimo del popolo", una sorta di tempio della lirica destinato, grazie a un'organizzazione efficiente e tecnicamente d'avanguardia, a sostituire i teatri minori, ormai in piena decadenza, e a facilitare l'affermazione di giovani cantanti.
Il 9 luglio 1929, con decreto del ministero della Pubblica Istruzione, le collezioni Gorga, in attesa dell'acquisizione da parte dello Stato, venivano poste sotto sequestro amministrativo, ma per un insieme di circostanze il materiale, sottratto alla sede originaria, fu depositato in epoche successive in locali inadatti che ne compromisero la conservazione, facilitandone invece il deterioramento e la dispersione.
Dai sotterranei del Vittoriano, ove erano state depositate, le raccolte furono trasferite nelle soffitte di palazzo Venezia, e nel periodo bellico nel palazzo Farnese di Caprarola; quindi nei seminterrati della Farnesina al foro Italico, e in seguito presso l'Accademia di S. Cecilia, la galleria Corsini, villa d'Este a Tivoli, la Galleria nazionale d'arte moderna, palazzo Barberini. Nel corso degli avventurosi spostamenti di sede, molti strumenti subirono spesso danni irreparabili dovuti ad allagamenti, cedimenti di soffitte e altri problemi di varia natura.
Soltanto il 27 sett. 1949 veniva stipulata una convenzione tra lo Stato e il G., che cedeva al ministero della Pubblica Istruzione le sue collezioni. L'amministrazione statale si impegnava a istituire dieci borse di studio di 300.000 lire ciascuna, da conferire per concorso a studenti di canto; a ordinare ed esporre convenientemente il materiale delle collezioni; a corrispondere al G. un vitalizio e a pagare i debiti da lui contratti. Tuttavia non tutti gli impegni furono mantenuti; tramontata l'utopistica idea di realizzare un grande teatro, le borse di studio furono ben presto indirizzate a generici studi musicali. Peraltro le collezioni continuarono per lungo tempo a giacere abbandonate in diversi magazzini, senza che una voce si levasse in difesa di un patrimonio così importante, unico nel suo genere.
La situazione andò migliorando allorché, per interessamento di Luisa Cervelli, cui venne finalmente affidata la raccolta musicale, venne a profilarsi una sistemazione definitiva dell'importante fondo che, dopo alcune esposizioni pubbliche, anche se parziali (Pallottino, pp. 10 s.), nel 1964 trovò la sua sede definitiva nella vecchia caserma dei granatieri in S. Croce in Gerusalemme, oggi Museo nazionale degli strumenti musicali.
Il G. non poté veder realizzato il suo progetto; morì infatti a Roma il 6 dic. 1957.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Corriere della sera, 7 dic. 1957; Il Tempo, 7 e 10 dic. 1957; notizie in Riv. musicale italiana, III (1896), p. 387; La bohème di G. Puccini al teatro Regio di Torino, in La Gazzetta mus. di Milano, LI (1896), pp. 81-91; G.M. Viti, Evan G. e le sue grandi collezioni, Roma 1926; A. Lancellotti, Le mostre romane del cinquantenario, Roma 1931, pp. 160 s.; E. Albini, Istrumenti rari e curiosi della collezione Gorga, in Rassegna dorica, 20 dic. 1933, pp. 41-45; G. Loccatelli, Triste tramonto di un grande artista. Evan G. reclama il suo "Collegio lirico", in Il Giornale d'Italia, 5 marzo 1955; S. Negro, Lo straordinario caso Gorga, in Roma non basta una vita, Roma 1962, pp. 364-367; Mostra di strumenti musicali dell'Estremo Oriente della collezione Gorga, catalogo a cura di L. Cervelli, Roma 1965; L. Pallottino, Dalle rovine della collezione Gorga al Museo nazionale degli strumenti musicali, in Palatino, XI (1967), 3, pp. 263-272 (pubblicato in estratto a cura della Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Roma, 1995, pp. 3-15); T. Mazzucchelli, Un museo da scoprire, in Il Mondo della musica, XII (1974), 4, pp. 44-47; F.L. Lunghi, Il Museo degli strumenti musicali. L'armonia in vetrina, in Il Giornale d'Italia, 17-18 apr. 1974; C. Laderchi, Un favoloso museo inesistente, in Il Borghese, (28 apr. 1974), n. 17, pp. 1068 s.; Storia del teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro della città dal 1788 al 1936, Torino 1976, p. 479; V, M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Cronologie, a cura di A. Basso, ibid. 1988, pp. 141, 215; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV, Roma 1978, pp. 23, 33; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, Genova 1980, p. 439; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, p. 437; La collezione Gorga, a cura di M. Barbera, Milano 1999; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 647; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 274.