ANNESE, Gennaro
Fabbricante d'archibugi, napoletano, con bottega presso la porta del Carmine, analfabeta; nei tumulti del 1647 acquistò un grande ascendente nei bassi quartieri della città col predicare contro la Spagna e in favore della Francia. Aveva quarantatré anni, quando, dopo la morte di Masaniello, guidò la plebe di quei quartieri contro la reggia, costringendo il viceré a ritirarsi in Castelnuovo (agosto 1647). E in premio fu dai seguaci preposto alla guardia del torrione del Carmine, rocca della parte popolare. Disobbedendo poi nella sua tracotanza al principe di Massa (don Francesco Toraldo), succeduto a Masaniello nel generalato del popolo, fu imprigionato e condannato nel capo. Ma a furia di plebe riebbe la libertà e la custodia del forte. Quando, in conseguenza, apparve davanti a Napoli la flotta spagnola di don Giovanni d'Austria (ottobre 1647) e la plebe napoletana ruppe a guerra aperta contro la monarchia di Filippo IV, e il suo secondo generalissimo parve attraversarla, l'armaiolo del Camine si vendicò, facendo decapitare il principe di Massa e prendendone il posto. Sennonché, nella sua assoluta incapacità per le cose di guerra, dové cedere il comando delle armi al duca di Guisa (novembre); il quale finì col togliergli ogni autorità e governare dispoticamente col titolo di duca della repubblica napoletana. Ciò valse a mutare il francofilo arrabbiato in cospiratore per la restaurazione del dominio spagnolo, attuata poi il 5 aprile 1648. Dell'apostasia fu compensato col grado e titolo di luogotenente del popolo, e come tale procedette pomposamente dietro don Giovanni d'Austria nella solenne cavalcata che questi, col nuovo viceré conte d'Ognatte, fece per la città il 6 aprile. Tuttavia l'A. non seppe poi celare il suo ritorno agli antichi amori, trattando con la squadra francese che il cardinale Mazarino mandò a Napoli in esplorazione; e pagò sul patibolo il fio del nuovo voltafaccia (22 giugno 1648).
Bibl.: M. Schipa, masaniello, Bari 1925.