GENNADIO II di Costantinopoli, detto Scolario (Σχολάριος)
Ultimo grande polemista della chiesa bizantina, primo patriarca di Costantinopoli sotto la dominazione turca.
Nato a Costantinopoli verso il 1405, fu autodidatta, apprendendo per tempo il latino e studiando le opere di filosofi e teologi occidentali (specialmente di S. Tommaso): il che gli attirò l'accusa di latinismo. Aprì nella sua casa una scuola di grammatica e di filosofia frequentata da Greci e Italiani: risalgono a questo suo insegnamento la grammatica greca, traduzioni e commenti di trattati filosofici occidentali, i suoi studî su Aristotele. Giudice, segretario generale di Giovanni VIII, e, benché laico, predicatore di palazzo, seguì a Ferrara e a Firenze l'imperatore e i metropoliti per trattare dell'unione con la chiesa latina. Al concilio tenne un atteggiamento rassegnato, accettando l'unione come imperiosa necessità politica. Ritornato in patria, riaccesasi la lotta tra unionisti e antiunionisti, serbò un prudente riserbo sino alla morte di Marco Eugenico (v.), che moribondo gli affidò la direzione della difesa dell'ortodossia. Con l'autunno 1444 si lancia focosamente nella lotta e sostiene con B. Lapacci, vescovo di Cortona, lunghe discussioni sul Filioque, che mise poi in scritto. Continua a scrivere trattati, dialoghi e lettere contro il dogma definito a Firenze sino alla morte di Giovanni VIII (1448). Messo in cattiva luce presso il successore Costantino Dragasis, nel 1450 si ritira nel monastero di Carsianite, mutando il nome battesimale di Giorgio in quello di Gennadio, come aveva mutato il cognome di Curtesi (Κουρτέσης), che figura nei titoli delle opere giovanili, in quello di Scolario. Si oppose vivamente alla promulgazione del decreto di unione fatta dal legato pontificio card. Isidoro di Kiev (1452). Nella presa di Costantinopoli, caduto prigioniero, fu assegnato a un ricco musulmano che lo trattò benignamente.
Chiamato a occupare il trono patriarcale vacante, accettò di mala voglia la carica. Fu bene accolto dal sultano Maometto II, che ne fece il capo della popolazione greca, inaugurando la sede dei patriarchi capi di nazione. Dimissionario nel 1456, si ritirò sul Monte Athos, poi nel monastero del Prodromo presso Seres, donde fu richiamato alla sede patriarcale nel 1462 e nel 1464. Ritornato nel monastero del Prodromo, passò gli ultimi anni di sua vita (morì dopo il 1472) nel raccoglimento e nello studio, componendo alcuni dei migliori suoi scritti e rivedendo la precedente sua vasta e varia produzione letteraria. Fu avversario di Gemisto Pletone, che accusò di paganismo, specialmente in base al trattato Delle leggi, da lui condannato alle fiamme, dopo aver già confutato il platonismo pletoniano, e difeso l'aristotelismo.
Edizioni: Opere teologiche in Migne, Patrol. graeca, CLX, 320-773; altre opere specie d'interesse storico presso Sp. Lambros, Παλαιολόγεια καί Πελοποννησιακά, II (Atene 1912-1924). Dell'edizione critica di Gennadio: Øuvres complètes de Georges Scholarios edite da L. Petit, X. A. Sidéridgès e M. Jugie, sono usciti cinque volumi (Parigi 1928-1931).
Bibl.: K. Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur, 2ª ed., Monaco 1897, pp. 119-121, e le introduzioni alle Oeuvres complètes.