GENNADIO I di Costantinopoli
Già abate di un monastero di Costantinopoli, succedette nel 458 ad Anatolio nel patriarcato di quella città; vi morì il 25 agosto 471, avendo per successore Acacio (v.).
Contro gli "anatematismì" di Cirillo Alessandrino (v.), egli, verso il 431-32, scrisse un'opera che, da un breve frammento rimastone, sembra essere stata molto violenta. Per incarico del sinodo del 459 scrisse un'enciclica, diretta specialmente contro la simonia (in Mansi, Collectio, VII, 911 segg.); l'anno seguente ricevette da papa Leone Magno una lettera (epist. CLXX) che lo metteva in guardia contro Timoteo Eluro d'Alessandria. Gennadio di Marsiglia lo dice lingua nitidus et ingegno acer, e sembra certo che avesse pubblicato commenti alle lettere di S. Paolo e alla Genesi, seguendo indubbiamente il tipo di esegesi antiochena; ma non rimangono che frammenti, conservati nelle "catene".
Bibl.: Acta Sanctorum, 25 agosto, V, p. 148 segg.; i frammenti in Patrologia Graeca, LXXXV.