GĔNĪZĀH (plur. gĕnīzōt, dal verbo ebraico gānaz, "riporre, serbare")
Ripostiglio o magazzino che presso ogni sinagoga suole essere destinato per deporvi, quando siano logori o fuori d'uso, i libri sacri o altri oggetti del culto ebraico, i quali, anche se diventati inservibili, sono considerati ancora come meritevoli di reverenza e quindi non vengono senz'altro gettati via. Spesso vi sono depositati anche libri e documenti privi di carattere religioso, per il solo fatto di essere scritti nella lingua della Bibbia. Di solito la gĕnīzāh viene di tempo in tempo vuotata e il suo contenuto viene seppellito nel cimitero della comunità. Talvolta però qualche gĕnīzāh è stata lasciata intatta a lungo anche per secoli: e, com'è ovvio, quando sono state ritrovate nell'epoca nostra tali gĕnīzōt vi si sono rinvenuti manoscritti di grande importanza letteraria.
Così, Abraham Firkovič (1785-1875) trovò nella gĕnīzāh di Feodosia in Crimea notevoli manoscritti, che passarono ad arricchire la Biblioteca imperiale di Pietroburgo. Di gran lunga più vasti e più importanti sono i tesori letterarî conservatici dalla gĕnīzāh del Cairo; e quando si dice gĕnīzāh senz'altro, s'intende questa gĕnīzāh. Si tratta d'un locale annesso a una sinagoga del vecchio Cairo, designata col nome di Sinagoga di Ezra (talvolta con quelli di sinagoga di Elia o di Geremia), la quale era in origine una chiesa copta, convertita in sinagoga nel sec. VII. Per lunghi secoli vi si venne accumulando un considerevole materiale manoscritto, che l'asciutto clima egiziano conservò meravigliosamente, e che già nel sec. XVII attirò l'attenzione di qualche viaggiatore (Simon von Geldern, ciica 1750). Intorno al 1890 cominciarono a comparire sui mercati librarî manoscritti o frammenti di manoscritti ebraici e arabi, di origine per allora ignota, ma che, come risultò poi, provenivano dalla gĕnīzāh cairina, e che furono acquistati da biblioteche e da privati bibliofili. Una scoperta di notevolissima importanza fu fatta nel 1896: due erudite signore inglesi, Mrs. Lewis e Mrs. Gibson, avevano comprato in Oriente alcuni fogli manoscritti in ebraico, e tornate in Inghilterra li mostrarono a Salomone Schechter, professore all'università di Cambridge, il quale ebbe la straordinaria sorpresa di riconoscervi una parte del perduto originale ebraico dell'Ecclesiastico del Siracide. Egli ebbe tosto la felice idea di fare all'università di Cambridge la proposta, subito accolta con favore, di tentare l'acquisto completo di tutto il materiale della gĕnīzāh cairina. Nello stesso anno egli partiva per il Cairo, ove con entusiastica gioia poté riscontrare come in mezzo alla polvere della gĕnīzāh si trovassero tesori letterarî inestimabili. Riuscì a concludere con la comunità ebraica del Cairo l'acquisto, e così l'università di Cambridge entrò in possesso di una vastissima collezione di libri e documenti manoscritti, completi o frammentarî, ascendenti al numero di 100.000 circa. Oltre a questa grande raccolta, molte altre minori, costituite con materiale asportato sporadicamente dalla gĕnīzāh del Cairo, si trovano in molte biblioteche europee o americane; e una è stata costituita recentemente dalla stessa comunità ebraica del Cairo con quel materiale che è stato ancora possibile di trovare sul luogo.
I tesori della gĕnīzāh cairina hanno completamente trasformato la nostra conoscenza della letteratura ebraica e giudeo-araba del Medioevo e della storia giudaica del tempo, e arricchito notevolmente anche quella della letteratura ebraica antica e della letteratura giudeo-ellenistica. Tra essi, oltre ai frammenti dell'Ecclesiastico surricordati, altri ne sono stati trovati di poi (uno recentemente, nel 1931) sì da ricostituire circa due terzi dell'opera; così vi sono stati trovati ampi frammenti del codice religioso di una setta giudaica di Damasco, la setta del Nuovo Patto, diramazione del sadduceismo o almeno a esso affine; frammenti della traduzione biblica greca di Aquila; testi biblici e postbiblici vocalizzati con gli antichi sistemi di vocalizzazione, e dotati di grande importanza per la ricostruzione dell'antica grammatica della lingua ebraica; numerosissimi testi talmudici e midrascici; resti cospicui della letteratura dei Gĕ'ōnīm (v.); composizioni poetiche, religiose e profane; testi filosofici; memorie storiche, lettere e documenti, ecc. È tutto un mondo sconosciuto quello che ci si rivela attraverso il materiale della gĕnīzāh. Nonostante le pubblicazioni già fatte d'innumerevoli testi della gĕnīzāh, una grande quantità di materiale è ancora da esplorare e solo di alcune delle raccolte esistono cataloghi a stampa.
Bibl.: S. Schechter, Studies in Judaism, II, Filadelfia 1908, pp. 1-30. Il più recente catal. di materiale della gĕnīzāh è quello di R. Gottheil e W. H. Worrel, Fragments from the Cairo Genizah in the Free Collection, New York 1927; le più recenti pubbl. di ampie serie di testi sono quelle dei Genizah Studies in memory of Doctor Solomon Schechter, pubblicati dal Jewish Theol. Seminary of America, di cui sono usciti tre volumi, New York 1928-1929, e dei Texts and Studies in Jewish Hist. and Literature di J. Mann, I, Cincinnati 1931.