GENEALOGIA
Raffigurazione sinottica dei membri di uno o più lignaggi di una dinastia, legati da un fondatore comune. Già presenti nel mondo romano come soggetto di pitture murali nelle abitazioni patrizie, le g. dovettero avere un seguito come rappresentazioni ufficiali nelle realtà politiche che si formarono dalla dissoluzione dell'Impero.Nel sec. 5° a Ravenna, nell'abside della chiesa di S. Giovanni Evangelista, Galla Placidia fece eseguire un mosaico, perduto, con i ritratti della coppia regnante (Teodosio II ed Eudocia) e dei loro predecessori, fino a Costantino I e a sua figlia Costanza (Agnello di Ravenna, Liber pontificalis Ecclesiae Ravennatis, 6; RIS, II, 1723, p. 68) affermando così la continuità dell'autorità imperiale per ca. un secolo (Grabar, 19712, p. 28). Tale raffigurazione doveva ricollegarsi a modelli, anch'essi perduti, presenti a Costantinopoli, che ebbero poi grande diffusione soprattutto a partire dall'epoca comnena (secc. 11°-12°). Le fonti descrivono a Costantinopoli esempi di ritratti dinastici risalenti a varie epoche, come le statue dei familiari di Teodosio alla Chalké (pseudo-Codino, De signis, statuis et aliis spectatu dignis Constantinopolis; CSHB, XI, 1843, pp. 42-43) o i ritratti di Michele VIII Paleologo e della sua famiglia nella chiesa delle Blacherne (Du Fresne Du Cange, 1729; Velmans, 1977, p. 70). Alcuni tra essi dovevano costituire vere e proprie g., come quella che decorava il nartece della chiesa del convento di S. Giorgio dei Mangani, distrutto al momento della presa di Costantinopoli nel 1453, nel quale agli inizi del sec. 13° Antonio di Novgorod (Velmans, 1977, p. 64) contò le rappresentazioni di cento patriarchi e ottanta imperatori, a partire dall'epoca di Leone VI il Saggio (886-912).Esempi di area bizantina sopravvissuti sono costituiti da opere tarde esistenti in zone periferiche dell'impero, quali la Serbia e i territori limitrofi. In questa regione, a partire dalla dinastia Nemanja - proclamatasi dinastia imperiale con Stefano VII (1331-1335) -, negli edifici sacri si affermò un genere di g. del committente regale, costituito da una lunga fila di ritratti dei vari predecessori, che poteva terminare con la consegna del modellino dell'edificio o con una scena di dedicazione a Cristo o alla Vergine, spesso per il tramite del fondatore della stirpe; nel caso dei Nemanja, la figura chiave delle serie dinastiche è Stefano (1186-1195), canonizzato con il nome di s. Simeone. Nella chiesa della SS. Trinità a Sopočani, negli affreschi del naós (sec. 13°) i più antichi membri della dinastia si tengono per mano; seguono i figli di Stefano I, accomunati dalla postura e dai movimenti al gruppo degli altri successori. Nel sec. 14°, contemporaneamente all'autoproclamazione dei Nemanja come dinastia imperiale, si affermò una tipologia diversa dalla 'galleria di personaggi', nella quale i ritratti sono impaginati secondo uno schema analogo a quello dell'albero di Iesse: s. Simeone, in quanto fondatore della dinastia, sostituisce la figura del patriarca ai piedi dell'albero, tra i cui rami gli altri membri sono rappresentati a figura intera o a mezzobusto, come per es. nella chiesa della Vergine a Gračanica.In alcuni casi, come nella chiesa della Vergine a Matejič, personaggi eccellenti della storia dinastica dell'impero d'Oriente, in special modo s. Elena e Costantino, sono inseriti nel gruppo, per affermare la legittimità del potere dei nuovi sovrani e i loro legami con la tradizione romana (Velmans, 1977, pp. 70-71).In Bulgaria una g. degli Asen, organizzata secondo lo schema dell'albero, è ancora leggibile in ciò che rimane degli affreschi del muro occidentale esterno della chiesa di S. Pietro a Berende, eseguiti nel sec. 14° (Velmans, 1977, p. 180).In Occidente composizioni di tipo genealogico sono testimoniate a partire dalla metà del sec. 12° come rappresentazioni della continuità del potere, di cui la dinastia regnante è partecipe in virtù delle proprie ascendenze, che si ricollegano, per via più o meno diretta, a Carlo Magno e alle radici stesse del Sacro romano impero.La figura di Carlo Magno, elevato agli onori del culto nel 1165, fu chiamata a legittimare l'autorità della dinastia sveva nei rilievi che decorano lo scrigno aureo dell'imperatore (Aquisgrana, Domschatzkammer), completato intorno al 1215 durante il regno di Federico II (Grimme, 1972); sui lati lunghi si succedono arcate che alloggiano le figure in trono dei re carolingi, ottoniani e svevi. Tali raffigurazioni ornano anche le vetrate della parete nord della navata del duomo di Strasburgo, eseguite alla fine del 12° secolo.Una serie di ritratti di sovrani normanni fu eseguita a mosaico nel sec. 13° nella copertura del portico della cattedrale di Cefalù; la decorazione, distrutta nel sec. 15°, è descritta nel Rollus Rubeus, compilato nel 1329 dal notaio Ruggero per il vescovo Tommaso di Butera. Essa doveva consistere in pannelli con i ritratti a partire da Guglielmo I fino a Federico II, rappresentato nell'atto di inviare a Damasco, a capo di un'ambasceria svoltasi nel 1226, il vescovo Giovanni di Cicala; notevole rilievo, a conferma dell'ispirazione di carattere dinastico, assumeva la presenza della figura di Costanza d'Altavilla, anello di congiunzione tra la stirpe normanna e quella sveva (Demus, 1949; Velmans, 1977).Grandi g. bibliche si diffusero dalla fine del sec. 12° in Inghilterra (Canterbury, Christ Church Cathedral, vetrate del coro, del transetto orientale, del presbiterio, della Trinity Chapel; Caviness, 1981) e soprattutto in Francia, dove le cattedrali gotiche vennero ornate con 'gallerie dei re' formate da statue, scarsamente caratterizzate, che servirono da modello in tutta Europa per le rappresentazioni dinastiche (Hohenzollern, 1965). In Inghilterra, teorie di figure stanti individuate da iscrizioni come sovrani inglesi comparvero nel sec. 14°, nella vetrata della navata centrale della cattedrale di Canterbury (Caviness, 1981).La massima diffusione delle g. in Occidente è legata all'affermazione, a partire dal sec. 11°-12°, delle cronache e in genere dei manoscritti di argomento dinastico. Il fine di queste compilazioni era di provare l'antichità della famiglia identificandone il progenitore e facendo comparire nel lignaggio personaggi prestigiosi (Klapisch-Zuber, 1991).A questo intento corrispondeva, nelle illustrazioni, una struttura lineare, quasi sempre leggibile dall'alto, con al vertice il capostipite (Chronica regia Coloniensis, del 1150-1160; Wolfenbüttel, Herzog August Bibl., Aug. fol. 74.3, c. 39v), analoga agli schemi mnemonici di uso scolastico e alle tavole di consanguineità diffuse in relazione alle prescrizioni matrimoniali della Chiesa. Tale struttura è sviluppata su più pagine adiacenti o, come nel caso dei rotoli con storie reali eseguiti in Inghilterra dalla metà del sec. 13°, su un solo grande foglio, con nette distinzioni cromatiche a definire i lignaggi paralleli. Al centro della scena può comparire la 'coppia consacrata' dalla quale lo specifico ramo della famiglia deriva, rappresentata da due busti in clipei appaiati o anche a figura intera, come la g. dei Carolingi nel Chronicon universale di Frutolfo ed Eccheardo (Jena, Universitätsbibl., Bose qu.19, c. 152v), in cui le due figure affrontate reggono un cartiglio srotolato dal quale partono i clipei con le figurine dei discendenti. A questo schema alla fine del sec. 12° si affiancò quello dell'albero, espediente rappresentativo mutuato dall'albero di Iesse delle g. di Cristo, nonché dagli arbores iuris successionum dei manoscritti giuridici. Ciò comporta un rovesciamento della scena, che si legge dal basso verso l'alto, a partire dalle radici, dove può comparire la coppia consacrata (Fulda, Hessische Landesbibl., D.11, c. 13v; Klapish-Zuber, 1991).In Francia le compilazioni storiche prodotte nell'ambito della corte a partire dal sec. 13° (Spiegel, 1983) risentirono della politica dinastica regia, nella quale rientravano interventi quali la sistemazione (1260) e il successivo riassetto (1316) da parte di Filippo IV delle tombe reali a Saint-Denis e la coeva decorazione della Grande Salle del Palais de la Cité. A Saint-Denis, nella successione dei monumenti, venne enfatizzato nella prima fase il ruolo delle singole stirpi, al quale nel riordinamento trecentesco si sostituì il senso della comune agnazione regale da Carlo Magno e da Luigi IX (Brown, 1990; Hedemann, 1991). Allo stesso modo al Palais de la Cité Filippo IV fece eseguire le effigi dei suoi predecessori, a partire da Faramondo, che nella descrizione contemporanea di Giovanni di Jandun (1320) venivano poste in relazione tra loro dal legame della successione nella carica (Tractatus de laudibus Parisius).Nello stesso periodo i manoscritti con le Grandes Chroniques de France venivano decorati da iniziali con figure di re in trono alternate (Cambrai, Médiathèque Mun., 682), o, nel caso di un esemplare conservato a Parigi (BN, fr. 2615), da scene di incoronazione. Una vera e propria griglia genealogica collega le figure di re in trono che illustrano la compilazione storica di Gilles de Saint-Denis (Parigi, BN, lat. 13836), il cui programma pittorico è interpretabile anche in base alle note marginali contenute in un'altra versione (Parigi, BN, lat. 5286, c. 194v). Tavole genealogiche illustravano il contenuto di esemplari delle Grandes Chroniques de France eseguiti su commissione dei grandi librai parigini intorno alla metà del sec. 13° e che risentivano di compilazioni vernacolari quali l'Abrégé de l'histoire de France, eseguito alla corte di Alfonso di Poitiers, dal quale riprendevano lo schema dell'albero, arricchendone lo scarno apparato illustrativo con il repertorio di ritratti in uso nei manoscritti cortesi. Prototipo di questo nuovo genere è un manoscritto commissionato al libraio Tommaso di Maubergne (Parigi, BN, fr. 10132), nel quale l'albero della discendenza trae origini dalla bocca di un personaggio coronato dormiente (c. 20v). Con il regno di Carlo V (1364-1380) la mitografia si allargò a comprendere personaggi antichi dalla caduta di Troia, e la stirpe reale si definì a partire dalla cristianizzazione degli eroi pagani, rappresentati in sequenza con i re cristiani (Grandes Chroniques de France; Bruxelles, Bibl. Royale, 5, c. 1r; Hedemann, 1991).La celebrazione della dinastia angioina di Napoli decora la Bibbia dedicata al re Roberto, fatta eseguire da Niccolò Alunno d'Alife a Cristoforo Orimina intorno al 1340 (Lovanio, Universiteitsbibl., Fac.Theol. 1). Lo stesso Roberto compare nel foglio di guardia, benedetto dalla Vergine e attorniato dalle Virtù che fugano i Vizi; nella pagina a fronte il lignaggio è descritto nelle tre generazioni a partire da Carlo I, assistito da un gruppo di conti e baroni (Bologna, 1969).
Bibl.:
Fonti. - Rollus Rubeus. Privilegia ecclesiae Cephaleditanae, a diversis regibus et imperatoribus concessa, recollecta et in hoc volumine scripta, a cura di C. Mirto (Documenti per servire alla storia di Sicilia, s. I, 29), Palermo 1972, pp. 26-32; Giovanni di Jandun, Tractatus de laudibus Parisius, in Paris et ses historiens aux XIVe et XVsiècles, a cura di A.J.V. Le Roux de Lincy, L.M. Tisserand, Paris 1867, pp. 48-49; C. Du Fresne Du Cange, Familiae Byzantinae augustae, Venezia 1729, p. 233; B. de Montfaucon, Monuments de la monarchie française, Paris 1729.
Letteratura critica. - O. Demus, The Mosaics of Norman Sicily, London 1949, p. 10; J.G. von Hohenzollern, Die Königsgalerie der französischen Kathedrale. Herkunft, Bedeutung, Nachfolge, München 1965; F. Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli 1266-1414, Roma 1969, pp. 276, 356-357; A. Grabar, L'empereur dans l'art byzantin, London 19712 (Strasbourg 1936), pp. 28-30; E.G. Grimme, Der Aachener Domschatz, Aachener Kunstblätter 42, 1972; I. Spatharakis, The Portrait in Byzantine Illuminated Manuscripts (Byzantina Neerlandica, 6), Leiden 1976; T. Velmans, La peinture murale byzantine à la fin du Moyen Age (Bibliothèque des CahA, 11), I, Paris 1977; M.H. Caviness, The Windows of Christ Church Cathedral Canterbury, in CVMAe. Great Britain, II, London 1981; H. Schadt, Die Darstellung der Arbores Consanguinitatis und der Arbores Affinitatis. Bildschemata in juristischen Handschriften, Tübingen 1982; G.M. Spiegel, Genealogy: Form and Function in Medieval Historical Narrative, History and Theory 22, 1983, pp. 43-53; U. Nilgen, Amtsgenealogie und Amtsheiligkeit. Königs- und Bischofsreihen in der Kunstpropaganda des Hochmittelalters, in Studien zur mittelalterlichen Kunst 800-1250. Festschrift für Florentine Mütherich zum 70. Geburtstag, München 1985, pp. 217-234; E.A.R. Brown, La généalogie capétienne dans l'historiographie du Moyen Age. Philippe le Bel, le reniement du reditus et la création d'une ascendance carolingienne pour Hugues Capet, in Religion et culture autour de l'an Mil: royaume capétien et Lotharingie, "Actes du Colloque Hugues Capet, 987-1987. La France de l'an Mil, Auxerre-Metz 1987", Paris 1990, pp. 199-208; A.D. Hedemann, The Royal Image. Illustration of the Grandes Chroniques de France, 1274-1422, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1991; C. Klapisch-Zuber, The Genesis of the Family Tree, I Tatti Studies 4, 1991, pp. 105-129.P. Réfice