GENEALOGIA (gr. γενεαλογία)
È la disciplina che tratta dell'origine e della discendenza di famiglie e di stirpi. Dopo la geografia, la cronologia e la diplomatica è l'ausiliare più utile della storia.
Bibbia. - Le genealogie hanno nella Bibbia particolare importanza, sotto l'aspetto storico e sotto quello critico.
Già nella Genesi occorre una decina di volte la formula "Queste sono le genealogie", e con essa s'introduce, non solo più generalmente, una particolare origine di cose, ma anche una data discendenza umana, sia da Adamo a Noè, sia da Noè in poi fino ad Abramo, sia riguardo alle varie stirpi (Ismaeliti, Edomiti) che la Bibbia presenta come discendenti di Abramo. Di particolare importanza per la stirpe ebraica è il quadro genealogico contenuto in Numeri, XXVI. È da notare il parallelismo fra le bibliche genealogie antidiluviane e postdiluviane, e quelle delle varie dinastie babilonesi.
Nei libri biblici più tardivi, e d'indole più riassuntiva, le genealogie acquistano anche più importanza: tali i libri delle Cronache (v.) i cui primi 9 capitoli sono occupati da lunghe e mal conservate genealogie. Spesso si dànno genealogie particolari di personaggi più illustri, intersecate in libri più generalmente storici: mentre poi il breve libro di Rut (v.), ha una mira segnatamente genealogica (riguardo a David) che appare soprattutto nella finale del libro.
Che a tali genealogie si annettesse abitualmente speciale importanza giuridica, appare particolarmente dal libro di Esdra (v.), le cui genealogie servirono a eliminare dalla classe e ufficio sacerdotale coloro che, al ritorno dall'esilio babilonese, non potevano dimostrare, per documentata discendenza genealogica, di appartenervi (cfr. in proposito, G. Flavio, Vita, I; Contra Apionem, I, 7).
Talvolta gli specchi genealogici, almeno nello stato in cui sono giunti a noi, appaiono composti in forma artificiosa, probabilmente con mira mnemonica: di una data genealogia si davano i nomi più salienti o celebri, riducendone il totale a numeri convenzionali.
Nel Nuovo Testamento le sole genealogie sono quelle di Matteo, I,1-17, e Luca, III, 23-88 (notevole, tuttavia, che in Luca, I, 5, risulta che Zaccaria era dell'ordine di Abia): ambedue dànno la genealogia (divergente, forse per la legge del "levirato") di Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo. Notevole che in Matteo, I, 17, l'intera genealogia è divisa in tre gruppi ciascuno di 14 generazioni: il primo, da Abramo a David; il secondo, da David all'esilio babilonese; il terzo, dall'esilio alla nascita di Gesù Cristo.
Antichità classica. - In società come quelle della Grecia e di Roma, in cui pur tra le singole fortissime diversità, l'aristocrazia del sangue aveva sempre grande valore, era inevitabile che le famiglie nobili (e quelle che aspiravano a diventarlo) costruissero con cura alberi genealogici. Spesso anzi si aggiungevano elementi non autentici a quelli autentici dell'albero genealogico per accrescerne il valore. Uno dei tipi più comuni di questa falsificazione consisteva nell'allungarne agl'inizî la lista degli antenati per riportarla a una divinità. Così, per esempio, Ecateo di Mileto si vantava (come narra Erodoto, II, 143) di discendere per sedici generazioni da un dio; è da credere che egli si riferisse all'albero genealogico tramandato nella sua famiglia. Non era tanto una ciurmeria, quanto una spiegazione metastorica dell'aristocrazia della famiglia medesima. Sui sistemi che si usavano per conservare materialmente il ricordo degli antenati non abbiamo testimonianze precise per la Grecia. Sappiamo invece che in Roma si conservavano nell'atrio della casa le immagini in cera degli antenati, a cui era appeso un elogio (titulus) generalmente in versi; le singole immagini erano poi collegate sul terreno da linee (stemmata) che indicavano i rapporti di parentela in modo simile a quello usato negli odierni alberi.
Ma le genealogie ebbero anche un valore filosofico, soprattutto nel periodo arcaico del pensiero greco, quando si concepì lo svolgimento della realtà come seguito di generazioni divine: e la genealogia fu dunque lo schema del reale, come in guise diverse si può vedere nella Teogonia esiodea o nelle varie teogonie e cosmogonie orfiche in cui peraltro sono notoriamente frammischiati degli elementi posteriori. Più complicata è la questione delle attinenze fra queste genealogie e le successioni dei regni delle opere apocalittiche giudaiche e cristiane: chi ammette l'appartenenza del libro di Daniele all'età ellenistica non ha difficoltà ad ammettere anche un possibile influsso delle teogonie greche, mentre in ogni caso non è esclusa una fonte orientale comune. L'importanza delle genealogie in questa fase del pensiero spiega come nella loro critica si esprima la reazione di Ecateo (v.) alla fede nei racconti tradizionali o mitici. Ma dall'età classica le genealogie hanno ormai valore scientifico solo come fondamento della cronologia, che resta quasi tutta calcolo di successione di generazioni. Così la intendono i dotti alessandrini da Eratostene in poi, sforzandosi di far corrispondere tra loro le genealogie greche e non greche raccolte da ogni parte, sia nei loro elementi storici sia in quelli mitici. Come poi queste speculazioni genealogiche passino in Roma e diventino fonte essenziale della storia mitica della città può vedersi ad esempio nelle Origines di Catone e soprattutto nelle opere varroniane, tra cui il De gente populi romani.
Medioevo ed epoca moderna. - Nel Medioevo invece la genealogia aveva già cominciato ad assumere un interesse pratico. La qualità della nascita e l'appartenenza a una famiglia divennero circostanze importantissime per avvicinare il re, per ricoprire determinate cariche, per entrare in una corporazione o in un capitolo, per partecipare, si può dire, a qualsiasi manifestazione dell'attività umana. Quando incominciò l'uso dei nomi di famiglia, le genealogie divennero più precise; e la chiarezza aumentò, insieme col fondamento scientifico, a mano a mano che si estesero i cognomi, i quali però alla fine del sec. XII erano ancora privilegio dell'alta aristocrazia del sangue.
Si ebbero in tal guisa tavole genealogiche sufficientemente attendibili, che hanno la stessa natura dell'albero genealogico, ma una forma diversa. Hanno in testa il capostipite e sotto, in una linea orizzontale, i figli e le figlie; più sotto ancora una nuova linea indica i figli e le figlie dei figli e cosi via.
Anche, si continuavano ad esporre le genealogie degli dei. Da queste il Boccaccio trasse nel 1373 il De genealogiis deorum gentilium in XV libri, che rappresenta il frutto dei suoi lunghi studî sui sistemi mitologici degli antichi. Il Boccaccio dimostra le varie e complicate discendenze dagli dei ai semidei e agli eroi, ma, ben s'intende, lontano da ogni intento scientifico nel senso moderno, egli resta nell'ambito della pura erudizione letteraria e dell'imitazione degli antichi.
Soltanto in tempi relativamente recenti si è pretesa una prova rigorosa della discendenza che poteva essere data da atti di giurisdizione esercitata dall'ammissione in determinate corporazioni, da iscrizioni su monumenti, case, tombe; atti mortuarî, atti d'acquisto, atti di matrimonio, testamenti, transazioni. Si può dire che l'esame dei titoli non sia cominciato che verso il 1600; prima si procedeva quasi esclusivamente per inchiesta, cioè con prove testimoniali e con sopraluoghi di magistrati. Del resto anche il Codice Napoleone, nell'art. 46, ammise in mancanza di titoli, la prova testimoniale e perfino le carte domestiche. Lo stesso codice, o meglio la giurisprudenza basata su di esso, ammise che le genealogie anteriori al codice fossero provate secondo le leggi anteriori, alcune delle quali assai severe, richiedendo per ogni grado due ed anche tre atti originali. Naturalmente gli atti più probanti sono quelli pubblici e, dopo l'istituzione dello Stato civile, quelli di quest'ultimo. La formazione delle genealogie è un interesse non solo araldico, ma giuridico, specie in materia di successione. In materia araldica la legge italiana prescrive che ogni grado della genealogia debba essere provato con tre documenti di cui uno almeno governativo.
Ma se oggi, specie nei confronti della legislazione, la genealogia deve presentarsi come una disciplina giuridica e storica, per lungo tempo essa fu una raccolta di falsificazioni poste al servizio della vanità e dell'adulaxione. Così è celebre la genealogia di Filippo II di Spagna che, attraverso 118 generazioni, fu fatto risalire al primo uomo. Nel sec. XVI, e talvolta nel seguente, la serietà scientifica dei trattati di genealogia è infirmata dalle favole che vi sono accettate per buone: tali la Genealogia insignium imperatorum, regum et principum edita a Königsberg nel 1563, e i cinque volumi di Girolamo Henninges, Theatrum genealogicum. Il progresso è sensibile con Gabriele Bucelin, autore dei Germaniae topo-chrono-stemmatographica sacra et profana (Ulma e Francoforte 1655-1678). Il fondatore della genealogia scientifica, però, può dirsi il francese Andrea Duchesne, la cui scuola fu portata a perfezione da Pietro d'Hozier. In Inghilterra diede dignità scientifica a questa disciplina Guglielmo Dugdale; e in Germania (in pieno Settecento, ormai) Giovanni Hübner con le sue Genealogische Tabellen pubblicate a Lipsia dal 1725 al 1746, le quali furono completate dalla regina Maria Sofia di Danimarca nel 1822-1824. Pure nel Settecento (1764) si cominciò in Germania la pubblicazione dell'Almanacco di Gotha, tuttora in corso. Nel secolo scorso assumono un posto eminente il Peerage and Baronage of the British Empire, iniziato nel 1838, e i lavori italiani, ultimi a comparire, ma forse migliori d'assai dei contemporanei stranieri. Tali Le famiglie celebri italiane, di Pompeo Litta; il Giornale Araldico-genealogico-diplomatico, di Giovanni Battista Crollalanza; il Teatro Araldico di I. Tettoni e F. Saladini (Lodi 1841) in voll. 8; la Storia genealogica delle famiglie illustri italiane di varî autori (Firenze). Una speciale citazione meritano i Crollalanza, Goffredo e Giovanni Battista (v.), che nei tempi moderni dal 1876 al 1890, pubblicarono presso l'editore Cappelli di Rocca S. Casciano l'Enriclopedia Araldico-cavalleresca e il Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane.
Una genealogia si può stabilire anche per gli animali e può essere di somma utilità per gli allevatori. Gl'Inglesi sono stati i primi a istituire dei libri pubblici e ufficiali per i cavalli e i bovini. È genealogia anche la filiazione controllata degli oggetti. E per estensione, infine, si può intendere la storia di ogni sviluppo successivo.
Bibl.: Litta, Crollalanza, Tettoni, Saladini citati; S. Mannucci, Nobiliario o blasonario del regno d'Italia, ed. dal Collegio Araldico, Roma 1925, voll. 3; Rivista Araldica, a cura del Collegio Araldico, Roma, dal 1909; V. Spreti (e altri), Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano 1928-1931, voll. 4; Consulta Araldica (presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri), Libro d'oro della nobiltà italiana (in corso di formazione).