gender-based medicine
<ǧèndë bèist mèdsn> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Branca della medicina che studia le differenze biologiche e fisiologiche tra i sessi e come queste differenze si riflettono sulle malattie. Tradizionalmente, la ricerca medica ha sempre utilizzato il corpo dell’uomo come riferimento per gli studi clinici, e le scoperte effettuate di solito sono state applicate indistintamente sia all’uomo sia alla donna, con approcci privi di distinzione di genere. Recentemente, però, la medicina ha iniziato a capire l’importanza che hanno le differenze tra uomo e donna sia nella diagnostica sia nella risposta alle terapie farmacologiche. È stato osservato che esistono malattie specifiche per ciascun sesso, altre che compaiono più spesso in un sesso che nell’altro, e altre che si manifestano in modo differente nei due sessi. Per es., per quanto riguarda la colecisti il 90% dei casi di cirrosi biliare primitiva si ha nelle donne, mentre la colangite sclerosante primitiva è molto più comune negli uomini. Le cause di queste differenze sono varie: al di là delle patologie legate agli organi riproduttivi specifici per ciascun sesso e quindi ai diversi ormoni, alcune sono trasmesse attraverso i cromosomi sessuali, altre sono collegate al diverso ruolo che l’uomo e la donna ricoprono nella società, e infine non vanno sottovalutati i differenti livelli di prevenzione, diagnosi e cura. Le donne vivono mediamente più a lungo (l’età media è di 76,5 anni per gli uomini e di 82,5 anni per le donne); la maggiore longevità delle donne è con ogni probabilità alla base anche delle differenze che si registrano a proposito delle patologie croniche: a un’età media più alta corrisponde inevitabilmente un quadro sanitario meno positivo. Inoltre, nel corso della vita sono tendenzialmente più numerosi gli eventi patologici nelle donne rispetto a quanto accade agli uomini. Le patologie più comuni tra le donne sono il cancro al seno e quello delle ovaie, l’osteoporosi, le malattie autoimmuni, l’Alzheimer, l’anoressia e la bulimia.
Gender-based pharmacology. – Anche la farmacologia ha iniziato a tenere conto delle diversità di genere. Numerosi farmaci presentano differenze tra uomo e donna nel modo in cui sono assorbiti, distribuiti nel corpo, metabolizzati ed eliminati. Da uno studio condotto nel 2001 è risultato che di 185 farmaci nuovi, 125 (ovvero il 68%) presentavano qualche differenza tra i sessi. Tuttavia, nonostante queste evidenze, nella formulazione dei farmaci e nella terapia ancora non è stata introdotta nessuna differenza uomo-donna. In pratica, le donne assumono medicinali che non sono stati sperimentati su di loro in maniera specifica, nonostante si vadano sempre più notando differenze di comportamento e di risposta terapeutica dei farmaci proprio in funzione del sesso. La Commissione salute donna istituita nel 2002 presso il Ministero della Salute, insieme all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), ha promosso la costituzione di un gruppo di lavoro con il compito di formulare linee guida sulle sperimentazioni cliniche e farmacologiche che tengano conto della variabile uomo/donna e del corretto utilizzo dei farmaci orientati per genere (gender oriented). Così, pur in assenza di una normativa dell’Unione Europea, sarà possibile anche in Italia iniziare l’attività di sperimentazione di farmaci gender oriented.