GEMONA (friulano Glemòne; il nome di Castrum Glemonae è ricordato per la prima volta da Paolo Diacono nel 611; A. T., 2425-26)
Cittadina della provincia di Udine, posta in pittoresca posizione presso la riva sinistra del Tagliamento. Dominata dal vecchio castello, essa è limitata a nord dalla conoide sassosa dei torrente Drendesima o Vegliato, su cui è stata costruita una parte della città e s'innalza dalla stazione ferroviaria (metri 193, sobborgo di Piovega) in scenico declivio appoggiata alle pendici occidentali del Monte Glémina (metri 941). Un tempo essa viveva del commercio di transito; costruita la ferrovia (1874) hanno preso il sopravvento le industrie (confezione di panni, trattura della seta, cotonifici, lavorazione del legno, distillerie); importante anche l'allevamento. Gemona è capoluogo di un comune abbastanza esteso (kmq. 55,86), ma non troppo fertile (sterile per 12,47 kmq.), anche perché le superficie dei pascoli e dei boschi sono superiori a quelle dei terreni seminati; limitato in basso dalle ghiaie del Tagliamento, esso abbraccia una vasta zona montuosa spingendosi per breve tratto anche nel bacino del Torre.
Gli abitanti del comune, che erano 8981 nel 1901, sono aumentati nel 1921 a 11.577, di cui 5004 risiedono a Gemona, 1467 sono nella frazione di Ospedaletto, gli altri sono suddivisi parte in frazioni minori, parte in case sparse (1797); nel 1931 la popolazione del comune è scesa a 11.298 abitanti.
Monumenti. - Gemona stende le sue vecchie case fra l'alto sasso del Glemina e il colle dove restano ruderi del castello, che vigila contro il pianoro del Tagliamento.
Appartato proprio sotto la rupe è l'antico duomo. Lo costruirono, tra la fine del sec. XIII e la prima metà del XIV, sotto la guida di un Giovanni Griglio, maestranze locali, timide e incerte nell'inserire alle forme tradizionali romaniche le novità gotiche. Nella facciata, rifatta non scrupolosamente nel 1825, al portale romanico con una scultura rozzissima della Deesis (1290), sovrasta un loggiato di nove archi trilobi con statue della Vergine e dei Magi, rappresentati, da un lato, dormienti con l'apparizione dell'Angelo, dall'altro nell'atto di recare i doni al Bambino; imitazioni provinciali di lavori gotici tedeschi; e più in alto vi sono tre rosoni, dei quali il maggiore bellissimo per l'intreccio degli archetti, opera di maestro Buzetta (1340). Ai lati un enorme San Cristoforo (1331) e altre minori sculture. Nell'interno, a pianta basilicale, sugli alti archi gotici poggiati a colonne massicce, s'impostano le basse vòlte a crociera romaniche. Il duomo conserva un'ancona in legno dorato intagliata da Andrea Moranzone nel 1391, tele di G. B. Grassi, reliquiarî e codici miniati del sec. XIV, preziosi. Al maestro Griglio si attribuisce anche la chiesa di S. Giovanni con portale romanico e soffitto dipinto dall'Amalteo. La chiesa di S. Maria delle Grazie, con modesta facciata gotica tarda, contiene una Madonna del Cima (1496), una Madonna coi Santi Giuseppe ed Elisabetta di G. Fr. da Tolmezzo, e una Sant'Anna con la Vergine e vari Santi (1505), buona pittura di scuola tedesca. Il Palazzo comunale, costruito dall'udinese Bartolomeo Boton, ha una facciata lombardesca semplice ed elegante con balcone a trifora e loggia terrena aperta sul davanti. Vi è conservata una piccola raccolta di quadri donata dall'erudito canonico Valentino Baldissera (bozzetti di scuola tirolese del '700 e due tavolette di scuola tedesca del principio del Cinquecento).
Storia. - Come lo indica il nome preromano e il numero relativamente grande d'iscrizioni arcaiche trovate nel suo territorio, è città assai antica della regione carnica, situata ai piedi di due importantissimi valichi alpini, della Pontebba e di Monte Croce. Come da una delle tre iscrizioni scolpite nelle rocce del Passo di Monte Croce in Carnia si sa che Glemona succedette ad Aquileia quale stazione del vectigal dell'Illirico, così è probabile che essa sia stata una delle prime città dopo Aquileia ad avere ordinamento municipale romano. Alla sua pertica appartennero Giulio Carnico (Zuglio) e Tricesimo.
Durante l'epoca longobarda, Gemona fu sede di arimanni, colonia militare che guardava i valichi prossimi delle Alpi Carniche. Da questi antichi guerrieri scesero alcune fra le più illustri famiglie della nobiltà friulana.
A Gemona si costituì già nel sec. XIII un comune, che fu tra i quattro maggiori del parlamento friulano, sotto il governo dei patriarchi, ed ebbe parte importante nelle vicende politiche del paese. In seguito Gemona fu uno dei principali comuni della "patria del Friuli" cioè del corpo di città e territorî, governato dal luogotenente inviato dalla Signoria di Venezia.
Bibl.: Corpus Inscr. Lat., V, p. 169; O. Marinelli, Guida delle Prealpi Giulie, Udine 1914, pagine 361-90; G. G. Liruti, Notizie di Gemona, Venezia 1771; M. S. Giampiccoli, Notizie... di Gemona, Venezia 1787; V. Baldissera, L'antico fonte batt. della chiesa arcipretale di S. Maria in G., Gemona 1885; id., Di alcuni pittori e pitture in G., Gemona 1897; P. Sticotti, Le roccie iscritte di Monte Croce in Carnia, in Archeografo Triestino, III serie, iii, pagina 161; id., Ad Tricensimum, in Memorie stor. Forogiul., IX, pag. 373 segg.; G. Bragato, Da Gemona a Venzone, Bergamo 1913; P. S. Leicht, Breve storia del Friuli, 2ª ed., Udine 1930.