CUNIBERTI, Gemma
Nacque a Torino il 1° genn. 1872 da una famiglia di modesti attori del teatro dialettale piemontese. Il padre Teodoro (nato a Savigliano nel 1849, morto a Torino nel 1913) fu capocomico al teatro Rossini di Torino e, dopo il 1875, tentò di portare fuori dalla città il suo repertorio, fondando la Compagnia piemontese "Teodoro Cuniberti" e recitando, con la moglie Amalia Fantini nel ruolo di prima donna, e con altri più oscuri interpreti (Max Manzoni, Lucia Moina, VienninaCalieri), in Piemonte e in Lombardia. La precaria situazione della compagnia spinse Teodoro ad inserire nella formazione la C. che, a soli sei anni, sembrava possedere un talento eccezionale. Il debutto al teatro Commenda di Milano nel 1878 superò le migliori aspettative paterne e la C. si impose al pubblico e alla critica come il fenomeno teatrale più interessante del periodo, con le sue doti artistiche ma anche con il fascino del "bambino prodigio". Nella situazione di crisi del teatro italiano - tra decadenza della commedia borghese e tramonto di una generazione di grandi attori - la C. seppe portare una ventata di novità che riconciliava gli spettatori con un teatro patetico e sentimentale, senza metterne in discussione gli stereotipi. La sua abilità interpretativa, il suo intuito scenico vennero in qualche modo usati dai drammaturghi "alla moda" che scrissero per la piccola attrice commedie d'occasione, dolciastre e retoriche, ricolme di lacrime e buoni sentimenti: è il caso di Eugenio Zorzi con Goldoni bambino e il Paggio della dogaressa; diPaolo Ferrari con Mario e Maria, di Giacinto Gallina con Cosìva il mondo, bimba mia; di Leopoldo Marenco con Gemma non ha segreti e con Carità; di Giulio Serbieri con Porra Roseta; di Musculus con Ci penso io e con Babbo cattivo.
Nonostante coinvolgesse i migliori nomi del teatro italiano il livello di questo repertorio era più che mediocre: "Ne è uscito un teatro piccino, infantile (non diciam puerile) nel quale sprecano tempo i più valenti scrittori italiani ... il peggio è che questo repertorio non ha il brio e la grazia che convengono ai fanciulli, ma è un fiume, un torrente di lacrime" (Nuova Antologia, 15 apr. 1881, p. 699). Il successo fu comunque strepitoso in tutti i maggiori teatri italiani e provocò un interesse e una emulazione senza precedenti: "Che entusiasmo, ogni due parole chiamate, battimani. Infine diede l'addio ai triestini e domandò loro se ha da venire di nuovo. Un si prolungato rispose a questa domanda e gli applausi non finirono più" (E. Schmitz, Diario, Milano 1973, p. 219). II Rasi così descrive lo stile di interprete della C.: "Non le si insegnava nulla, le si dava una "parte" e lei studiava, imparava, creava. Le commedie metteva in scena e dirigeva da sé: e tutto faceva con una semplicità e una ingenuità indescrivibili... La Gemma era bimba, bimba a rigor di termini ... giocava tra le quinte, saltava... poi... entrava in scena trasformata e il pubblico era tutto suo" (p. 733).
Con il soprannome di "Piccola Ristori" la C. continuò a mietere successi per oltre quattro anni proponendo serate teatrali piuttosto varie in cui si alternava alla commedia "scritta appositamente per", una poesia o un monologo in versi martelliani , infine, un atto unico spesso in dialetto; ma già nel 1881 lo Schmitz nota un affievolirsi nell'interesse del pubblico dovuto anche, in parte, alle precarie condizioni di salute della Cuniberti. Al ritorno da un trionfale viaggio in America, nella primavera-estate del 1881, la C. abbandonò gradualmente le sceneper dedicarsi agli studi classici, laureandosi in lettere a Torino. Al teatro tornò negli anni dell'università, aiutando il padre nella direzione della compagnia e scrivendo commedie dialettali ('LSaut d'la bell'Auda; A basta vôreisse bin); nel 1916 vinse il secondo premio al concorso Chiarella-Stampa con La Mare, tradotta in italiano con il titolo Le Madri e rappresentata a Milano nel 1917 dalla compagnia Di Lorenzo.
Morì a Torino l'11 maggio 1940.
Bibl.: Roma, Bibl. teatr. del Burcardo, ms. 3.42.8.33: A. Colomberti, Not. stor. dei... comici ital.. dal 1780 al 1880 (1881), s. v.; A. P., Rassegna drammatica, in Nuova Antologia, 15 aprile 1881, pp. 668 s.; L. Rasi, I comici ital., I, Firenze 1897, p. 733; Annali del teatro ital., II, Milano 1923, p. 17; I, Sanesi, La commedia, Milano 1935, p. 548; La morte della attrice G. C., in Gazzetta del popolo, 14 maggio 1940; E. Schmitz, Diario, Milano 1973, pp. 218 s.; N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, I, Milano 1940, pp. 271 s.; Enc. dello Spettacolo, III, col. 1800.