GAZA (ebr. Azzah; arabo Ghazzah)
Città cananea abitata dagli Evei (Gen., X, 19; Deut., II, 23). Per la sua postura geografica, all'angolo SO. della Palestina a 3 km. dal mare Mediterraneo, sull'unica via che dall'Egitto conduceva in Siria, fu, dalla più remota antichità sino all'ultima guerra mondiale, oggetto di competizioni da parte di tutti i condottieri e monarchi che si disputarono il possesso di quelle contrade. In epoca storica fu sotto la sovranità egizìana: Tutmosis III ne fece la base delle sue operazioni militari contro la Siria e le tavolette di Tell el-‛Amārnah menzionano in Hazzatu un principe vassallo d'Egitto.
Giosuè estese le sue conquiste sino a questa città che assegnò alla tribù di Giuda, senza per altro riuscire ad occuparla. Con la penetrazione dei Filistei sulla costa cananea a sud del Carmelo, Gaza divenne la metropoli delle loro cinque satrapie e fu teatro delle gesta di Sansone, del suo trionfo e della sua morte sotto le rovine del tempio del dio Dagon. Salomone e più tardi Ezechia cercarono di consolidarvi il loro predominio, ma la città, pur restando tributaria dei diversi conquistatori, conservò la sua indipendenza sino ad Alessandro Magno il quale vi sostituì ai Filistei una colonia greca. Distrutta da Alessandro Ianneo nel 94 a. C., fu nel 57 riedificata da Gabinio, e sotto l'egida romana Gaza acquistò nuovo splendore diventando centro di cultura e di paganesimo ellenistico. Così mentre gli abitanti di Majuma, sobborgo marittimo di G., si convertirono al cristianesimo, ottenendo prerogative e titolo di città libera col nome di Costanza, quelli di Gaza fieri del loro passato mitico e storico opposero sino al sec. V viva resistenza alla penetrazione cristiana.
In forza dell'editto dell'imperatore Arcadio (401) che vi proibiva l'esercizio del culto pagano ed autorizzava la distruzione del famoso tempio del dio Marnas, il paganesimo andò a poco a poco scomparendo dalla città. Sui ruderi del Marneion fu, per lo zelo del vescovo Porfirio, elevata una chiesa cruciforme che per gratitudine all'imperatrice Eudossia, ispiratrice del decreto, fu detta Eudossiana. Da allora sino alla metà del sec. VI la città, sotto il governo di umanisti cristiani, si distinse nella letteratura e in costruzioni di monumenti. Vi fiorì una scuola di rettorica di cui il più noto rappresentante fu Coricio (v.).
Occupata nel 634 da ‛Amr ibn al-‛Āṣ, generale di ‛Omar, assunse grande importanza per i musulmani, perché ritenuta luogo di sepoltura di Hāshim, bisavolo di Maometto e patria del famoso giureconsulto ash-Shāfi‛ī (v.). Vivamente contestata nel sec. XII fra Saraceni e crociati, fu nel 1149 fortificata da Baldovino III, ma nel 1187 tornò con Saladino in potere dei musulmani. Ripresa nel 1192 da Riccardo Cuor di Leone venne completamente devastata dai Khuwārizmî nel 1244.
Perno della difesa turco-tedesca durante la guerra mondiale, subì nel 1917 danni rilevantissimi negli edifici dalle artiglierie dell'Intesa. Con la nuova amministrazione inglese la popolosa città (18.000 ab.) sta risorgendo.
I monumenti che hanno sopravvissuto alle tante distruzioni e trasformazioni sono: la grande moschea originariamente chiesa cristiana del sec. XII ricostruita su quella Eudossiana; la chiesa ortodossa di S. Porfirio, la moschea di Hāshim e il santuario di Abū Aẓm-e' con la creduta tomba di Sansone.
Varî sondaggi eseguiti nel 1923 rivelarono un diagramma di stratificazione archeologica dalla prima età del bronzo sino a quella bizantina e sembrarono dare una conferma alla tradizione classica (Stefano di Bisanzio, Marco Diacono) che testimonia l'origine di Gaza dall'isola di Creta. Le ceramiche infatti e i prodotti artistici del principio dell'epoca del ferro manifestano in Gaza una tarda derivazione e degenerazione dall'arte micenea.
La battaglia di Gaza. - Fu combattuta, nella primavera del 312, fra gli eserciti di Demetrio Poliorcete e Tolomeo di Lago. Tolomeo, alla testa di 4 mila cavalieri e 18 mila fanti, mosse dall'Egitto contro Demetrio, il quale, dopo la partenza di Antigono, si era rafforzato in Gaza. Demetrio disponeva di minori forze di fanteria (circa 13 mila uomini), ma superava l'avversario nella cavalleria (4400) e per i 40 elefanti. Egli assunse personalmente il comando dell'ala sinistra, destinata a sferrare l'attacco, assegnando all'ala destra, agli ordini di Andronico, il compito di tener fermo finché egli avesse sviluppato la sua manovra. Ma questa fallì, essendo stati gli elefanti arrestati e sbaragliati sulla linea di difesa apprestata da Tolomeo. I cavalieri di Demetrio, rimasti scoperti, volsero in fuga, trascinando seco il loro capo; ad Andronico non rimase che battere in ritirata, e i falangiti del centro furono costretti alla resa. Gaza fu presa; Demetrio poté mettersi in salvo, avendo però perduto tutto il suo esercito, di cui rimasero sul campo 500 morti e 8000 prigionieri.
Bibl.: M. Meyer, History of the city of Gaza, New York 1907; Phythian-Adams, Reports on Soundings at Gaza, in Palest. Explor. Fund, 1923.
Per la battalgia v. H. Delbrück, Geschichte der Kriegskunst, I, 3ª ed., Berlino 1920, p. 238 segg.; J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., IV, i, Berlino e Lipsia 1925, p. 129 seg.; E. Kahnes e J. Kromayer, in Kromayer, Antike Schlachtfelder, IV, Berlino 1929, p. 435 segg. - Per la topografia, vedi Benzinger, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 880 segg.