GATTINELLI
Famiglia di attori che ha fornito al teatro italiano quattro generazioni di distinti artisti.
Il primo a calcare le scene fu Luigi (I), battezzato a Meldola (Forlì), nella parrocchia di S. Nicolò, il 13 apr. 1786, figlio di Niccolò, orefice, e di Teresa Fanelli. La famiglia si trasferì poco dopo a Lugo di Romagna (dove il manoscritto Colomberti lo dice erroneamente nato nel 1785), e in quella cittadina il G. seguì studi di ornato e di disegno per continuare il mestiere paterno; affinché si specializzasse fu poi mandato a Bologna per qualche anno. Rientrato a Lugo, nel febbraio 1806 si sposò con la sarta Giuseppina Stanguellini, dalla quale ebbe due figli, Gaetano e Angelo. Appassionato di teatro, entrò a far parte di una filodrammatica locale, dedicandovisi con entusiasmo e buoni risultati, tanto che, dopo aver ricevuto le lodi del famoso attore G. De Marini che lo aveva visto recitare, egli decise con un vero colpo di testa d'abbandonare il suo mestiere per darsi professionalmente al teatro.
Fece i primi passi con una compagnia di guitti girovaghi, finché venne accolto in quella di F. Taddei, con la quale lavorò per ben dodici anni, con la qualifica di "primo uomo", procacciandosi una notevole popolarità. Successivamente fu ingaggiato dalla compagnia di Luigi Vestri, una delle più importanti. Fu allora che, a causa di una certa pinguedine che lo rendeva poco adatto ad alcune parti, assunse il ruolo di caratterista e promiscuo, nel quale si dimostrò eccellente. Entrò poi nella compagnia Solmi-Pisenti, per passare nella primavera 1826 in quella di Luigi Domeniconi, e nel 1833 in quella di Romualdo Mascherpa, che fu l'ultima (contratto del 20 ag. 1833, che gli garantiva 6000 lire annue e una mezza beneficiata per ogni piazza). Il 29 luglio 1845, mentre viaggiava per raggiungere quest'ultima compagnia, che lo aveva lasciato indietro a Lendinara, perché ammalato, fu vittima presso Marradi di un gravissimo incidente di carrozza, che lo portò a morte nella notte.
La sua tragica scomparsa diede la misura della sua popolarità: ai funerali nella chiesa di S. Francesco di Paola a Torino presenziarono tutti gli attori della Compagnia reale sarda e della Favre; sul luogo ove era avvenuto l'incidente fu eretto un monumento con iscrizione latina di L.G. Ferrucci; nell'autunno il Mascherpa lo commemorò nel teatro Metastasio di Roma.
Egli fu considerato un attore "moderno", per il suo modo di porgersi efficace ma misurato e sobrio che alcuni critici, in tempi di grande enfasi recitativa, giudicarono talvolta freddezza. La sua preparazione teatrale e la sua intelligenza sono testimoniate da numerose lettere da lui indirizzate nel 1826 da Treviso al drammaturgo A. Benci, e da quelle del 1844 da Trieste al figlio Angelo che si trovava a Vicenza. Il suo repertorio fu notevolmente vasto: da V. Alfieri (memorabile un suo Filippo) ai principali ruoli goldoniani (La bottega del caffè, I rusteghi, Sior Todero brontolon), ma anche L'aio nell'imbarazzo di G. Giraud e il Don Desiderio di G. Gigli.
Gaetano, primogenito di Luigi e di Giuseppina Stanguellini, nacque a Lugo l'11 dic. 1806 (secondo alcuni il 2 dic. 1807). Da ragazzo partecipò alle recite di dilettanti organizzate dal padre, e, quando quello si dedicò al teatro professionale, lo seguì per alcuni mesi; la madre però si oppose: prima volle che completasse gli studi medi in un collegio di Lugo e poi lo indusse a iscriversi alla facoltà di diritto dell'Università di Bologna. Egli però non finì gli studi; raggiunse il padre che stava recitando a Venezia col Taddei e riuscì a persuaderlo a fargli calcare il palcoscenico. Al suo esordio subì una serie di solenni insuccessi, che lo costrinsero a rientrare frustrato a Lugo. Poco dopo riuscì però a farsi accogliere nella compagnia di F. Lombardi, che fu per lui un ottimo maestro, tanto che quando si ripresentò al pubblico ottenne un buon successo. Nella stagione 1830-31 entrò in società con Giacomo Job a Roma, ma la passione politica lo spinse a interrompere il lavoro per partecipare ai moti insurrezionali del 1831: s'arruolò a Bologna nella guardia nazionale, e fece quindi parte del corpo dei dragoni del generale C. Zucchi ad Ancona e con G. Mastai Ferretti a Senigallia. Dopo la repressione dei moti fu bandito, perseguito e incarcerato; recuperata la libertà si recò dal padre, che recitava allora a Parma con la compagnia Rosa-Ventura, e riuscì a farsi scritturare col ruolo di brillante assoluto, superando l'handicap dell'aspetto accigliato e della voce un po' rauca, e cercando di liberarsi delle inflessioni romagnole, che però pare conservasse ancora nella compagine del Mascherpa, col quale lavorò quattro anni. In seguito, come caratterista, tornò con A. Rosa fino al 1842, e finalmente nel 1844 fu chiamato a sostituire Luigi Taddei nella Compagnia reale sarda, nella quale militò per dodici anni, fino al suo scioglimento, anche quando nel 1854 essa fu privata della sovvenzione statale; nel 1855 partecipò ai trionfi parigini, quando la compagnia, sotto la direzione di F. Righetti, si esibì alla salle Ventadour, ottenendo critiche entusiastiche (specialmente per Il burbero benefico, Un curioso accidente, La bottega del caffè e La locandiera), che Gaetano condivise con Adelaide Ristori, Ernesto Rossi e Luigi Bellotti Bon. Al ritorno divenne socio del Rossi in una compagnia di grande qualità, di cui egli fu direttore e che, nel 1857, tenne una serie di rappresentazioni a Vienna, con straordinario successo. Il suo patriottismo gli impose una nuova interruzione della carriera per partecipare attivamente a Lugo ai moti del 1859. Nel 1860, dopo aver lavorato brevemente con G. Pieri, fondò una propria compagnia (denominata Dell'Italia centrale), allo scopo di assecondare la passione per il teatro della figlia Antonietta, nata dal matrimonio con la bresciana Amalia Prina, la quale ottenne qualche successo, specialmente a Tolentino nelle stagioni 1862 e 1866. Tale compagnia ebbe fine col matrimonio di Antonietta. Nel 1870 Gaetano, ritiratosi definitivamente dalle scene, fu chiamato a dirigere a Firenze la R. Accademia de' Fidenti, per la quale si occupò delle recite dei soci nel teatrino di S. Giuliano, cui talvolta partecipò di persona. Tenne poi anche dei corsi di declamazione a Roma, ove morì il 17 giugno 1884.
Gaetano fu anche un prolifico autore; in tale veste incontrò sempre il favore del pubblico, ma i suoi lavori appaiono oggi "legati al più tradizionale convenzionalismo scenico" (Enc. dello spettacolo, col. 979) e furono severamente giudicati da F. De Sanctis. Essi furono raccolti postumi in due volumi col titolo Teatro drammatico…, Roma 1887; i più noti furono: Selvaggia (da un romanzo di M. d'Azeglio), Torino 1852; Vittorio Alfieri e Luigia d'Albany, Milano 1855; Clelia, o La plutomania, Milano 1855 (2ª ed., Roma 1856); La caduta di una dinastia, Firenze 1862 (premio al concorso governativo del 1861); Milton, ibid. 1868; La notte di S. Bartolomeo, ibid. 1884; Gli ugonotti, Milano 1885. Nel 1858 a Brescia egli aveva pubblicato un'interessante memoria indirizzata al governo sardo, Progetto per la fondazione di un Istituto drammatico nazionale italiano, che trovò l'interesse del primo ministro C. di Cavour, ma fu poi bocciato dalla Camera subalpina a causa degli avvenimenti bellici. Pubblicò anche un trattatello sull'arte drammatica, Dell'arte rappresentativa: manuale ad uso degli studiosi della drammatica e del canto (Roma 1876), e alcune traduzioni di opere di A.-E. Scribe.
Il figlio minore di Luigi, Angelo (I), nato a Lugo nel 1808, si sentì anch'egli attratto fin dall'adolescenza dal palcoscenico, divenendo ben presto un apprezzato caratterista. Fece il suo debutto nella compagnia Astolfi, unendosi poi in matrimonio con l'attrice Carolina Astolfi. In seguito formò ditta con L. Taddei, e poi con G. Mozzi, ma la morte della moglie, appena ventiseienne, avvenuta a Trento nel 1838, lo spinse a sciogliere questa società. Sempre come caratterista passò quindi per numerose rinomate compagnie: la Mascherpa, la Pelzet-Domeniconi, la Costantini-Colombino, la Livini, la Ferri, la Pisenti-Solmi (con la quale restò più a lungo), la Giannuzzi, la Vestri-Antinori, e infine la Tessari-Bertini, con la quale stava lavorando a Rovigno d'Istria quando cessò improvvisamente di vivere il 15 gennaio (secondo alcuni il 12) 1859. Come autore aveva tradotto dal francese alcuni lavori teatrali di moda.
Da Carolina Astolfi aveva avuto un figlio, Luigi (II), nato a Milano il 3 genn. 1831. Orfano di madre a sette anni, egli fu mandato dal padre, che lo voleva ufficiale, al Collegio militare Maria Luigia di Parma, che però abbandonò nel 1847 contro la volontà paterna per darsi anch'egli al teatro nei ruoli di amoroso. Gli avvenimenti politici del 1848-49 lo coinvolsero, come altri membri della famiglia: divenuto sergente nel 3° reggimento di linea della Repubblica Romana, prese parte allo scontro di Velletri e alla difesa di Roma. Dopo la caduta della Repubblica tornò al teatro, assumendo però ruoli di brillante, che sembrarono più adatti al suo temperamento e al suo aspetto, ottenendo buoni successi con le compagnie Costantini, Chiari, Zoppetti, Tassani, Andreani, Monti-Preda, Zammarini e Sivori-Sadowsky. Con l'età tornò alle parti di caratterista; nelle stagioni 1871-72 fu secondo caratterista con L. Bellotti Bon, e poi primo caratterista e primo promiscuo con F. Coltellini, Anna Pedretti e Giacinta Pezzana. Con Ermete Novelli rimase per tre anni, ed entrò poi nella compagnia Dominici, con la quale ottenne grossi successi al teatro Manzoni di Roma. Faceva parte della compagnia Falconi-Bertini quando, colpito da polmonite, morì a Bologna il 13 ag. 1890. Dalla prima moglie Luigia Barbini, sposata nel 1857, aveva avuto un figlio, Angelo, e una figlia morta infante. Nel 1861 si risposò con Amalia Manzoni.
Il figlio di Luigi (II) e di Luigia Barbini, Angelo (II), nato a Vercelli il 18 sett. 1858, entrò giovinetto come secondo amoroso nella compagnia di F. Coltellini, in cui lavorava suo padre, seguendo il quale passò a quella di Anna Pedretti come primo attor giovane. In seguito fu con Bellotti Bon e, nuovamente nel ruolo di secondo amoroso, con Virginia Marini; poi, come generico d'importanza nelle compagnie Nazionale, Marini e Garzes. Dopo la morte di Francesco Garzes nel 1895, entrò nella Ferrati-Rossi, ma presto decise di abbandonare l'attività teatrale, accettando la cattedra di recitazione dell'Accademia di S. Cecilia a Roma. Nel 1880 aveva sposato Annetta Marini anche lei attrice, sorella di Virginia, che spesso recitò insieme con lui e morì a Roma il 15 ag. 1927. Angelo morì a Roma il 17 marzo 1941.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte, ms. 21, A. Colomberti, Memorie artistiche dei più distinti comici e comiche…, p. 146 (per Luigi I); ms. 22, Cenni artistici de' comici italiani…, pp. 247-250 (per Luigi I), 251 (per Gaetano e Angelo di Luigi I); Ibid., Biblioteca teatrale del Burcardo, ms. 3-42-8-33A; Giornaletto ragionato teatrale, Venezia 1820; F. De Sanctis, Una commedia nuova, in Rivista contemporanea, III (1856), 5, pp. 323-336; F. Regli, Diz. biogr. de' più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici…, Torino 1860, pp. 225-229 (per Gaetano), 229-230 (per Luigi I); G., Gaetano, in A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 492; C. Trevisani, Delle condizioni della letteratura drammatica italiana nell'ultimo ventennio, Firenze 1887, pp. 150, 184; E. Rossi, Quarant'anni di vita artistica, I, Firenze 1887, pp. 62, 64 s., 262 (per Gaetano); G. Gattinelli, Teatro drammatico…, a cura di A. Prina, I-II, Roma 1887 (introduzione biografica); G. Costetti, La Compagnia reale sarda e il teatro italiano dal 1821 al 1855, Milano 1893, passim (per Gaetano); L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 994-998 (per Luigi I), 998-1001 (per Gaetano), 1001 s. (per Angelo I), 1002 s. (per Luigi II), 1003 s. (per Angelo II); G. Costetti, Il teatro italiano nel 1800, Rocca San Casciano s.d. [1901], pp. 79, 112, 128, 530; R. Lelièvre, Le théâtre dramatique italien en France 1855-1940, Paris 1959, pp. 20-31, in particolare p. 28 (sulla tournée in Francia; cfr. anche Le Figaro, 27 maggio 1855); F. Doglio, Storia del teatro, III, Dal barocco al simbolismo, Milano 1990, p. 350; Enc. Italiana, XVI, p. 451; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, I, Roma 1940, pp. 421 (per Angelo I), 422 s. (per Gaetano) 423 (per Luigi I), 424 (per Angelo II); Enc. dello spettacolo, V, coll. 978-980; Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento, Autori, III, p. 2081 (segnala alcune delle opere edite di Gaetano).