Moschin, Gastone
Attore teatrale e cinematografico, nato a San Giovanni Lupatoto (Verona) l'8 giugno 1929. Dotato di una voce dai toni aspri e ricca di sfumature che gli ha consentito di caratterizzare i suoi personaggi teatrali, televisivi e cinematografici, ha affrontato sul grande schermo prevalentemente ruoli minori, drammatici e brillanti, sempre disegnati con sensibilità. Ha ottenuto due volte il Nastro d'argento come migliore attore non protagonista: nel 1967 per Signore & signori (1966) di Pietro Germi e nel 1986 per Amici miei, atto III (1985) di Nanni Loy. Dopo essersi diplomato all'Accademia d'arte drammatica di Roma, nel 1955 debuttò in Ivanov di A.P. Čechov diretto da M. Ferrero al Teatro Stabile di Genova, dove sino al 1958 offrì diverse e significative interpretazioni, spesso sotto la direzione di L. Squarzina. Successivamente avviò la collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, ove lavorò con G. Strehler, quando già aveva raggiunta la notorietà grazie alle numerose partecipazioni a sceneggiati televisivi. Nello stesso anno del suo debutto teatrale aveva esordito nel cinema con La rivale di Anton Giulio Majano, per farsi successivamente notare in Audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Loy, riuscendo a rendere particolarmente incisiva una parte secondaria. Dai primi anni Sessanta M. ottenne notevole successo soprattutto con i ruoli televisivi a tal punto numerosi da costringerlo ad abbandonare per un periodo il teatro. In particolare Sandro Bolchi lo volle come protagonista di I miserabili, trasposizione televisiva del romanzo di V. Hugo, trasmessa in dieci puntate nel 1964. Consolidata così la sua notorietà, poté quindi interpretare al cinema parti più rilevanti: in Signore & signori quella del ragioniere Osvaldo Bisigato, di cui seppe tratteggiare insicurezze e ambizioni; in Sette uomini d'oro (1965) di Marco Vicario, quella di Adolfo, uno dei criminali coinvolti in un colossale furto, che avrebbe riproposto l'anno successivo in Il grande colpo dei 7 uomini d'oro dello stesso regista, film che però non riesce a fondere con la stessa originalità del primo gli elementi della commedia rosa con quelli del giallo. Nel 1967 interpretò L'harem di Marco Ferreri, per poi distinguersi in un film drammatico, Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci, e in alcuni polizieschi all'italiana, come Milano calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo e Commissariato di notturna (1974) di Guido Leoni; nel 1973 prese parte a Il delitto Matteotti di Florestano Vancini e l'anno seguente interpretò il boss mafioso Don Fanucci in The godfather, part II (Il padrino ‒ Parte II) di Francis Ford Coppola. Argutamente ironico, venato di cinismo e a tratti volutamente grottesco si è rivelato il suo personaggio nei film di grande successo Amici miei (1975), Amici miei, atto II (1982), diretti da Mario Monicelli, e Amici miei, atto III. Dagli anni Novanta ha continuato ad apparire al cinema e in televisione, dove ha ottenuto buoni riscontri di pubblico con la serie Don Matteo (2000) di Enrico Oldini, seguita da Don Matteo II (2001) di Andrea Barbini e Leone Pompucci.