ROTALDO, Gaspare.
– Il pittore, che le fonti citano come Gaspare Rotaldo, Gaspare da Verona o Gaspare da Riva, nacque verosimilmente a Verona in una data imprecisata della seconda metà del Quattrocento.
Su questa personalità, priva di riscontri nel contesto scaligero, ha regnato per lungo tempo grande incertezza, dovuta sia all’oscillazione della provenienza – Verona o Riva del Garda – sia alla criticità del monogramma «GR», interpretato come Gaspare da Riva ossia Gaspare da Verona (Cervellini, 1909), storpiato in Gregori da Riva (Brentari, 1891), quindi definitivamente sciolto, per via documentaria, in Gaspare Rotaldo (Adami, 1992).
Operò intensamente e a più riprese nella chiesa di S. Rocco a Volano, presso Rovereto, dove si conserva la prima opera, datata 1491: un affresco in forma di trittico raffigurante la Madonna con Bambino tra i ss. Antonio abate e Rocco. Nel 1496, all’interno della stessa chiesa, siglò con il monogramma «GR» l’affresco della Madonna con Bambino tra i ss. Rocco e Sebastiano; gli spettano inoltre le figure di S. Antonio abate e di S. Sebastiano sulla parete sinistra.
Entro il 1495 Gaspare realizzò gli affreschi del presbiterio della chiesa di S. Rocco a Caneve d’Arco: i Simboli degli Evangelisti entro clipei sulla volta, cui si frappongono Angioletti con stemmi, trombe e canestri di ciliegie. Inoltre i Ss. Antonio abate, Sebastiano, Rocco e Fabiano, S. Rocco soccorso dal cane e il Ritratto di Odorico d’Arco. Siglati «GP» e contrassegnati dagli stemmi di Odorico e della consorte Susanna di Collalto, morta nel 1495, sono stati riferiti al veronese da Nicolò Rasmo (1983) assieme alla lacunosa Madonna con Bambino nell’annesso palazzo.
Le rustiche figure di Rotaldo esibiscono un tratto immediato e rude, ma denotano indubbi rapporti con l’ambiente scaligero. La ricezione della lunga eco mantegnesca è particolarmente evidente nei drappeggi arrovellati e nel sovrabbondante lessico decorativo d’ispirazione antiquaria.
Nel 1500 fece ritorno sul cantiere di S. Rocco a Volano per dipingere una tavola con «Maria Vergine in mezzo a s. Rocco e a un’altra immagine» (Bartoli, 1780, 1939, p. 116) firmata «GASPARE DE VERONA ABITADOR IN RIVA». L’iscrizione apposta a questo perduto dipinto certifica che il pittore aveva fissato la propria dimora a Riva del Garda già prima del 1500. Nella cittadina benacense è documentato anche il figlio Francesco fino all’anno 1553 (Crosina, 1993, p. 722).
Nel 1515, e proprio a Riva, Gaspare venne pagato «pro picturis factis sub logia Ripe videlicet pro arma Cesaree maiestatis», avvantaggiandosi della raccomandazione di Bernardo Clesio perché gli fosse concessa la cittadinanza (ibid.).
Nel settembre 1522 fu nominato arbitro di un contenzioso tra la comunità di Sacco (Rovereto) e il pittore tirolese Leonardo (Ferrari, 1992). Tra quest’anno e il successivo fu a Volano, dove testimoniò ad alcuni atti notarili e lavorò nuovamente nella chiesa di S. Rocco (Adami, 1992); il suo nome appare in mandati di cassa per affreschi probabilmente identificabili nelle Storie di Cristo (Ferrari, 1992).
Il contributo artistico di Gaspare a oltre due decenni di distanza dai primi lavori indica una personalità debole ancorché mutata. Dismessi i repertori antiquari e le formule stilistiche di stampo squarcionesco, l’artista dovette guardare ancora verso Verona, rimanendo tuttavia ancorato a una misura estremamente arcaizzante che tende ora a miniaturizzare e svigorire i moduli di Antonio Badile II. Il protrarsi dell’attività fin oltre il primo ventennio del secolo trova un interessante e inedito riscontro nella singolare pala nella chiesa dei Ss. Cipriano e Giustina a Fontanedo di Roncone, raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e i ss. Cipriano, Rocco, Giustina e Gregorio Magno. Sulla scorta di Weber (1933, 1977, p. 350), vi si legge: «Hoc opus seu has imagines […] otaldus civis ripe [?] pinxit. MDXXI [?]», chiarissimo indizio a favore di Rotaldo cittadino di Riva del Garda. Weber colse invece nell’iscrizione una testimonianza del fantomatico pittore Tebaldo da Riva, personalità che Cervellini (1909) e Gerola (1918) avevano associato all’omonimo pittore documentato a Verona in S. Maria delle Fratte e la cui firma, molto lacunosa, fu letta in calce al consunto affresco mariano in piazza S. Marco a Rovereto (Cervellini, 1909, p. 140), probabilmente ancora una volta spettante a Gaspare. A Fontanedo, Rotaldo sovrappone ingenuità di ascendenza quattrocentesca a stimoli più aggiornati; nella Madonna con Bambino traspone la deliziosa Madonna con Bambino tra i ss. Giuseppe e Caterina d’Alessandria di Giovan Francesco Caroto all’Ermitage, senza tradire alcuna partecipazione per le intriganti implicazioni emotive del collega veronese.
Risale al 1524 l’ultima notizia, quando a Gaspare fu commissionata la perduta pala dell’altare di S. Lucia nella chiesa di S. Giovanni Battista a Massone d’Arco (Chini 1899), a confermare il suo privilegiato raggio d’azione tra Valle Lagarina e Alto Garda. In S. Antonio abate a Lizzana, Francesco Bartoli (1780, 1939, p. 99) riscontrò la presenza di una pala, dispersa, «fatta nel 1512 sullo stile di Gaspare da Verona».
Non sono noti l’anno e il luogo di morte.
Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Le pitture, sculture e architetture della città di Trento, e di pochi altri luoghi del suo principato (1780), in G.B. Emert, Fonti manoscritte inedite per la storia dell’arte nel Trentino, Firenze 1939, pp. 99, 116 s.; O. Brentari, Guida del Trentino, I. Val d’Adige Inferiore e Valsugana, Bassano 1891, p. 141; G. Chini, Memorie del paese di Massone presso Arco, Arco 1899, p. 7; G.B. Cervellini, Per la storia dell’arte veronese nel Trentino, in Madonna Verona, III (1909), 11, pp. 139 s.; P.M. Tua, Per un elenco delle opere pittoriche della scuola veronese prima di Paolo, ibid., VI (1912), 23, p. 154; G. Gerola, Le attribuzioni delle opere d’arte in rapporto colla scuola pittorica veronese, in Atti dell’Accademia d’agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 4, XX (1918), p. 378; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, Leipzig 1920, p. 228; S. Weber, Per la storia dell’arte nel Trentino. Notizie di pittori fino all’epoca del Clesio, in Studi trentini di scienze storiche, VIII (1927), 2, pp. 138 s.; Id., Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino (1933), a cura di N. Rasmo, Trento 1977, pp. 165, 350; Beni Culturali nel Trentino. Affreschi e sculture (catal.), a cura di E. Realdon, Trento 1983, pp. 76, 78 s., 81; E. Mich, Gaspare da Verona, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, II, Milano 1987, p. 633; R. Adami, Committenti, artisti e maestranze, in R. Adami - S. Ferrari, Templum Sancti Rochi. Le vicende della chiesa di San Rocco e della comunità di Volano fra il XV e il XVI secolo, Calliano 1992, pp. 35-38; S. Ferrari, La pittura, ibid, pp. 75-85, 126 s.; M.L. Crosina, Cultura e società a Riva al tempo dei Madruzzo, in I Madruzzo e l’Europa 1539-1658. I principi vescovi di Trento tra Papato e Impero (catal. Trento), a cura di L. Dal Prà, Milano 1993, pp. 722, 731 nota 22; R. Codroico, Descrizione della chiesa: affreschi e altari, in R. Codroico - R. Turrini, La chiesa di S. Rocco a Caneve di Arco, Arco 1994, pp. 33-53; E. Chini, La pittura dal Rinascimento al Settecento, in Storia del Trentino, IV. L’età moderna, a cura di M. Bellabarba - G. Olmi, Bologna 2002, pp. 736 s.; S. Lodi, Verona e Trento: relazioni artistiche tra Quattro e Cinquecento. Riletture e novità, in Rinascimento e passione per l’Antico. Andrea Riccio e il suo tempo (catal.), a cura di A. Bacchi - L. Giacomelli, Trento 2008, p. 206.