ROSSI, Gaspare
– Tradizioni erudite del Sei-Settecento, riassunte in vario modo dagli Annales camaldulenses, nonché riprese nei repertori ottocenteschi degli scrittori perugini, lo vorrebbero nato nel capoluogo umbro da Saturno Rossi, conte di «Brecceto», esponente di una famiglia proveniente dal territorio parmense (quasi certamente dei Rossi di Berceto in alta Val di Taro), e da madre ignota, forse negli anni Ottanta del XIV secolo.
La prima notizia documentaria a lui riferibile con un minor margine di incertezza risale al 1404, allorché egli emise la solenne professione nel monastero benedettino di S. Pietro a Perugia. Studiò diritto canonico presso lo Studium cittadino e ne divenne professore almeno dal 1407. Nel 1411 lasciò l’abito benedettino per farsi camaldolese e quattro anni dopo divenne abate dell’eremo di S. Giovanni al Monte Erile, detto anche S. Giovanni in Eremo del Piegaro, in diocesi perugina.
Alcune testimonianze riportate da Vincenzo Bini e Giovan Battista Vermiglioli riferiscono che nel 1404 e nel 1407 i magistrati perugini appoggiarono la sua candidatura a vescovo di Rimini, proposta che non fu accolta da papa Gregorio XII.
Stando agli Annales camaldulenses e alle Memorie istoriche dell’Università perugina dettate da Bini, nel 1414 Rossi fu annoverato tra i padri convocati al Concilio di Costanza, di cui fu «unus [...] ex tribus advocatis», ossia avvocato concistoriale, incaricato, fra l’altro, di registrare la ratifica della rinuncia al pontificato da parte di Baldassarre Cossa, papa Giovanni XXIII (sessio II, 2 marzo 1415). Si pronunciò, inoltre, contro il trasferimento del vescovo di Gap (dioecesis Vapincensis) alla chiesa di Piacenza voluto dal suddetto pontefice e in favore del signore (in seguito duca) di Urbino Guidantonio da Montefeltro (1378-1443), scomunicato dal papa romano Gregorio XII. Sembra aver partecipato alla condanna delle proposizioni di John Wycliff (sessio VIII, 4 maggio 1415) e quindi al processo conciliare contro Jan Hus (sessio XV) con alcune orazioni. Fu delegato della nazione italica per le relazioni con Ladislao II Jagellone re di Polonia (morto nel 1434) e funse forse da arbitro in questioni relative a tale Paese. Firmò, infine, i decreti del Concilio.
Tornato a Perugia, risultò iscritto alla locale matricola dei giuristi compilata nel 1420 («Gaspar Rubei Abbas Heremi Decretorum doctor») e si occupò di alcune cause interessanti il monastero di S. Pietro. Il 4 dicembre 1421 venne designato vescovo di Foligno, succedendo canonicamente al minorita Nicolò Nardi de’ Fieregatti, che papa Martino V aveva nominato appena due anni prima; tuttavia, prima di ricevere la consacrazione, preferì tornare alla vita eremitica.
Rossi rinunciò alla dignità il 16 marzo 1423 (quando la sede fu conferita al fulignate Iacopo II Berti degli Elmi), ma nei quindici mesi intercorrenti verosimilmente non ebbe modo di esercitare il proprio ministero e forse non fu neppure mai residente. Per questo motivo non venne incluso in alcune cronotassi dei presuli fulignati.
Per esempio, non fa menzione di lui il secentesco Discorso della città di Foligno di Lodovico Iacobilli, né lo ricorda Michele Faloci Pulignani nel suo lavoro sui priori della locale cattedrale. Il repertorio delle visite pastorali alla diocesi umbra composto da Mario Sensi lo indica come vescovo eletto non consacrato e non residente. Di una possibile visita pastorale condotta il 10 dicembre 1421 non restano tracce documentarie.
Secondo alcune tradizioni confermate da Ferdinando Ughelli, nel 1424 Martino V lo nominò vescovo di Frigento nel Regno di Napoli (episcopus Frequentinus), ufficio che Gaspare accettò, sebbene la sua presenza venga documentata in Umbria durante gli anni seguenti. Infatti nel 1430 si adoperò per l’erezione a Perugia del collegio geronimiano della Sapienza nuova; richiesta avanzata a Martino V e accolta da Eugenio IV. All’istituzione di questa scuola il presule si dedicò fino al 1443.
Risulta ancora più controversa, fra gli eruditi d’età moderna, la possibile partecipazione di Gaspare al Concilio di Basilea (1431), e poi forse anche all’assemblea di Firenze del 1439, suggerita dal De rebus Basileae gestis stante vel dissoluto Concilio commentarius di Enea Silvio Piccolomini e, in forma più incerta, da alcune epistole del priore generale di Camaldoli Ambrogio Traversari dirette al confratello Gaspare monaco. Secondo gli Annales camaldulenses, Rossi «non infimas in eo [il concilio] partes egit».
Nel 1435, insieme agli altri giuristi Simone de Valle e Simone de Lellis, fu assunto come procuratore dalla Repubblica di Venezia per la difesa dei suoi interessi contro Ludovico di Teck, patriarca di Aquileia e governatore della Patria del Friuli (morto nel 1439), in relazione al possesso di ampi territori sottratti al medesimo durante la guerra che oppose la Serenissima al re d’Ungheria e per volontà di Eugenio IV suo acerrimo nemico (Savini, 1914; Cherubini, 1988). In quanto oratore della Repubblica fiorentina Rossi ricevette probabilmente la cittadinanza del capoluogo toscano. Proprio a Firenze sarebbe morto nel 1455 (secondo Bini, 1816, e Vermiglioli, 1829, 1973, in altra località nel 1458).
Non è possibile attribuirgli con certezza la paternità di alcune opere tradizionalmente a lui ascritte, per lo più non pubblicate. Ricordiamo solo il Tractatus valde utilis et necessarius de Reservationibus apostolicis, Compositus per R.P.D. Gasparem de Perusio quondam Episcopum Frequentinum, Nunc primum in lucem aeditus per R.P.D. Ludovicum Gomes, Romae, Tramezini, 1539, rist. Romae, Tramezini, 1543.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Acta Consistorialia, Miscellanea, 1, c. 136v; Traversarii Ambrosii Latinae epistolae, II, Florentiae 1759, rist. anast. Bologna 1968, lib. XIII, epistolae XXVIII, XXIX, XXX, XXXI, XXXII, coll. 634-640.
L. Iacobilli, Discorso della città di Foligno, Foligno 1646, rist. anast. Bologna 1966, p. 35; F. Ughelli, Italia Sacra, I, Venezia 1717, rist. anast. Bologna 1972, col. 703; G.B. Mittarelli - A. Costadoni, Annales camaldulenses, VI, Venetiis 1761, lib. 59, XXII, pp. 268 s.; Aeneae Sylvii de Picolominibus De rebus Basileae gestis stante vel dissoluto Concilio commentarius, a cura di M. Catalani, Firmi 1803, pp. 78, 155-157; V. Bini, Memorie istoriche della perugina Università degli Studj e dei suoi professori, I, 2, Perugia 1816, pp. 281-293; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, II, Perugia 1829, rist. anast. Bologna 1973, pp. 259-265; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXVII, Venezia 1844, p. 249; G. Cappelletti, Le Chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, IV, Venezia 1846, p. 421; XIX, 1864, p. 178; G. Zigarelli, Storia della cattedra di Avellino e de’ suoi pastori, II, Napoli 1856, p. 360; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Graz 1873-1886, rist. 1957, p. 696; Hierarchia Catholica Medii Aevi, a cura di C. Eubel, I, 1, Monasterii 1898, pp. 265, 267; M. Faloci Pulignani, I priori della cattedrale di Foligno. Memorie, Perugia 1914, pp. 126 s.; F. Savini, Simone de Lellis da Teramo Nunzio papale in Inghilterra nel secolo XV, in Archivio storico italiano, LXXII (1914), 2, p. 124; F. Marini, I vescovi di Foligno. Cenni biografici, Vedelago 1948, p. 30; P. Cherubini, De Lellis Simone, in Dizionario biografico degli Italiani, XXXVI, Roma 1988, p. 506; M. Sensi, Visite pastorali della diocesi di Foligno. Repertorio ragionato, Foligno 1991, p. 329.