GORRICIO, Gaspare
Il G. nacque a Novara, presumibilmente intorno al 1460, discendente di una famiglia di proprietari terrieri e notabili di antica origine novarese: i documenti più remoti, conservati a Novara presso l'Archivio di S. Gaudenzio e l'Archivio capitolare di S. Maria risalgono all'XI secolo, mentre al XIII datano quelli conservati presso l'Archivio di Stato.
I Gorricio ricoprirono cariche eminenti nella vita religiosa e civile della città fino al XVI secolo inoltrato: se ancora nel 1527 si ritrova un Nicola Gorricio tra i canonici di S. Gaudenzio, già nel 1199 Giacomo ricoprì la carica di console del Comune; nel XIII secolo Pietro fu decano dell'ospedale Maggiore della Carità e Cristoforo, canonico del duomo, fu cronista delle guerre intestine di fine Quattrocento.
Il G. fu monaco certosino presso il monastero di S. Maria de Las Cuevas, a Siviglia. Non si sa con esattezza quando si trasferisse in Spagna insieme con i fratelli Melchiorre e Francesco, mercanti di libri ed editori. Melchiorre fu figura di rilievo nella diffusione dell'arte della stampa in Spagna tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo; Francesco fu attivo soprattutto a Siviglia con notevoli interessi nelle Indie Occidentali, dove operò tra il 1509 e il 1515. Sebbene il primo documento certo relativo alla presenza di un Gorricio in Spagna sia datato 1491, si ritiene plausibile che il G. entrasse nella certosa di Las Cuevas già tra il 1480 e il 1485. Nel 1495, a Siviglia, venne pubblicata dal fratello Melchiorre una sua opera ascetica, tradotta in castigliano, Contemplaciones sobre el Rosario de nuestra soberana senora Virgen y Madre de Dios sancta Maria, testimonianza di un severo impegno dottrinale.
L'importanza storiografica del G. è legata ai rapporti che intrattenne con Cristoforo Colombo, nella vita del quale, a partire dal 1498, occupò un posto di assoluto rilievo. Se rare e frammentarie sono le notizie antecedenti al suo legame con il navigatore, quelle posteriori si intrecciano con le vicende del genovese e di alcuni membri della sua famiglia - in particolare i fratelli Bartolomeo e Giacomo e il figlio Diego -, dei quali fu di volta in volta amico e consigliere, negoziatore e intermediario, nonché consegnatario dei documenti più importanti ed esecutore testamentario.
Il rapporto tra i due maturò e si consolidò a partire dalla primavera del 1498 - mentre Colombo era impegnato nella preparazione del terzo viaggio - e durò fino alla morte del navigatore, nel 1506. In particolare, è tra il ritorno dal terzo viaggio e la partenza per il quarto che il legame si intensificò, pur essendo certo, peraltro, che il G. abbia continuato a occuparsi degli interessi di Colombo anche dopo il quarto viaggio, impegnandosi, in particolare, per difenderne i diritti e la reputazione minata dai numerosi detrattori.
Il 1501 e il 1502 sono gli anni in cui Colombo si dedicò alla stesura della Carta prevelegios cedulas y otros escrituras de don Xristoval Colon almirante mayor del Mar Oceano, visorey de las islas y tierra firme, altrimenti noto come Libro dei privilegi, e del Libro de las profecias, entrambi con l'aiuto del Gorricio. Circa il primo, contenente la trascrizione legale di una cinquantina di documenti di grande importanza per la tutela degli interessi di Colombo, è logico che il G., custode e consegnatario delle più importanti carte colombiane, abbia coadiuvato Colombo nella stesura. Per quanto riguarda il secondo - una raccolta di brani tratti dai libri sacri e da testi di autori diversi, anche laici, che trattano della diffusione e del trionfo della religione cristiana presso tutti i popoli -, esso sembra essere stato composto in buona parte dal G., come risulta da una lettera di Colombo al certosino nel settembre 1501 e dalla risposta di questo nel marzo 1502. Alcuni studiosi ritengono addirittura che la collaborazione alla stesura del Libro de las profecias abbia ispirato al G. la Epistola de inventione Indiarum ad reges, rimasta manoscritta.
Non sono pochi, peraltro, gli autori che attribuiscono all'influenza del G. il misticismo di Colombo negli ultimi anni della sua vita, al quale non sarebbe estranea una sua petizione alla Corona affinché il G., coadiuvato da altri sei sacerdoti, potesse andare nelle Indie per fondarvi una comunità missionaria.
All'inizio del 1502 risale anche il testamento di Colombo: il navigatore designò il G. esecutore testamentario e rivolse al figlio Diego l'auspicio che privilegiasse sempre il G. come consigliere. Raccomandazione accolta, visto che Diego stese il suo primo testamento a Las Cuevas, nel 1509. Nel 1506 il G. fu presente alla sepoltura di Colombo nella chiesa del monastero di Las Cuevas.
Oltre al figlio Diego, anche i fratelli del navigatore, Bartolomeo e Giacomo, entrarono presto in relazione con il Gorricio. Già testimone e custode del testamento di Bartolomeo, il G. fu anche esecutore testamentario per Giacomo, con pieno mandato relativamente alle questioni più delicate. Ospite di Francesco Gorricio a Siviglia dal ritorno dalle Indie fino alla morte, nel 1515, Giacomo si era peraltro già valso del G. quale consigliere nel periodo in cui era governatore dell'isola di Española. Allo scopo di tutelarne gli interessi, il G. fu spesso alla corte di Spagna e anche a Roma, nel 1507.
Divenuto segretario regio grazie all'influenza di Colombo, il G. ricoprì inoltre, fino al dicembre 1503, la carica di procuratore del monastero di Las Cuevas. Diretta conseguenza dell'intenso legame e dello strettissimo rapporto fiduciario maturato con la famiglia Colombo, è il ruolo svolto dal G. nella conservazione dei documenti a lui affidati da Cristoforo e dai suoi familiari, quando si rese necessario per il navigatore preservare le carte più importanti dalle troppe ingerenze: il G., in virtù della loro amicizia, divenne il consegnatario più prezioso e fidato; come sede ideale, inoltre, fu individuata la certosa di Las Cuevas, che era protetta dall'immunità ecclesiastica. L'inventario più antico dell'Archivio Colombiano del monastero di Las Cuevas, del quale il G. fu iniziatore e custode devoto, si ritiene sia stato compilato intorno al 1520, probabilmente dallo stesso G.: in esso non si citano documenti posteriori al 1517.
Quest'ultima data, insieme con alcuni documenti attribuibili al G. del dicembre 1516, costituisce il termine a quo per la data della sua morte, che dovrebbe essere avvenuta in età avanzata presso il monastero di Las Cuevas.
Fonti e Bibl.: C. De Lollis, Cristoforo Colombo nella leggenda e nella storia, Milano 1892, pp. 159 ss.; P. Gribaudi, Il padre G. G. di Novara, amico e confidente di Cristoforo Colombo, in Boll. storico-bibliografico subalpino, XL (1938), pp. 1-87; M. Mahn-Lot, Colombo, Cristoforo, in Diz. biogr. degli Italiani, XXVII, Roma 1982, p. 180.