GASPARINI (Gasparrini, Gasperini), Gaspare
Nacque con ogni probabilità a Macerata intorno al quinto decennio del Cinquecento da Nicolò, di nobile famiglia maceratese, e da Ludovica Panici.
Maestro del G. fu probabilmente Girolamo Siciolante da Sermoneta (Lanzi). "Gasparo Gasparini da Macerata pictore" compare inoltre come uno dei testimoni in un contratto stipulato nel 1565 dal Siciolante per i dipinti della chiesa di S. Giuliano in via dei Banchi Nuovi a Roma (Masetti Zannini, pp. 101 s.). Ricci (1834, p. 147) lo dice invece allievo del Pomarancio, Nicolò Circignani evidentemente, nonché imitatore della maniera degli Zuccari e di E. Ramazzani.
Documentato nel 1567 a Macerata (Paci, 1973, p. 49 n. 346) con il modesto compito di indorare le trombe comunali, l'anno successivo il G. ottenne un'importante commissione dalla S. Casa di Loreto, presso la quale era canonico un suo zio; con Pietro Paolo Menzocchi, figlio del pittore Francesco, attivo nel santuario dal 1545, fu infatti incaricato di dipingere le perdute portelle del nuovo organo con i temi, scelti liberamente dai due pittori, dell'Annunciazione e della Nascita di Gesù. Risale al settimo decennio del Cinquecento la tela con le Stimmate di s. Francesco, conservata attualmente nella chiesa di S. Filippo di Macerata. Si tratta della prima opera pervenutaci del G., commissionata dalla Confraternita dei Falegnami, secondo quanto riportato dal Ricci (1834, p. 149), o dalla famiglia Ferri per la propria cappella nella chiesa di S. Francesco a Macerata (Paci 1973, p. 50 n. 348).
L'accurato disegno della composizione e la calda cromia dello straordinario paesaggio in cui è immerso il santo, dalla posa composta e insieme fortemente espressiva, giustificano il giudizio di gran parte della critica che considera l'opera il capolavoro dell'artista (Giannatiempo Lopez, p. 313).
Pochi anni dopo, nel 1573, il G. ricevette una commissione di notevole entità: il vescovo di Ascoli Piceno, G. Camajani, gli commissionò infatti la decorazione a fresco dell'interno della chiesa di S. Biagio ad Ascoli Piceno, oggi distrutta, da lui scelta come luogo di sepoltura.
Dal contratto, datato 8 marzo 1573, apprendiamo che il complesso raffigurante gli Apostoli, il Vescovoaccanto a s. Pietro, i Profeti, la Madonna col Cristo morto, le Marie, il Padre Eterno in gloria, le personificazioni della Chiesa e della Sinagoga, avrebbe dovuto "eguagliare" la Vergine con i ss. Domenico e Pietro martire dipinti su tela per l'ascolano Baldassarre Pacifici. Dal medesimo documento veniamo anche a sapere che il bozzetto presentato dal G. fu inviato a Giorgio Vasari, conterraneo e amico del vescovo, ottenendone l'approvazione (Paci, 1973, p. 50).
Tornato a Macerata il G. eseguì, intorno alla seconda metà dell'ottavo decennio del secolo, la pala d'altare raffigurante la Madonna col Bambino tra i ss. Giovanni Battista, Giacomo Maggiore e Sebastiano commissionatagli da Guglielmina Giardini per la cappella di famiglia nel duomo della città.
Il dipinto, conservato in sagrestia in seguito alla ristrutturazione settecentesca della chiesa, conferma nell'impronta schiettamente manierista la discendenza dai modelli del Siciolante, rispetto al quale il pittore sembra tuttavia differenziarsi per una sorta di allentamento della tensione spirituale in un più corsivo tono devozionale.
Tra il 1574 e il 1576 il G. decorò la seconda cappella a destra nel santuario di S. Maria delle Vergini presso Macerata, concessa in patronato al nobile maceratese Alessandro Mozzi e compiuta subito dopo la sua morte per interessamento della madre. La pala d'altare con l'Assunzione della Vergine è affiancata dalle figure a fresco di S. Nicola da Tolentino e S. Giuliano e dai due riquadri laterali, sempre a fresco, con la Nascita e la Presentazione al Tempiodi Maria, incorniciati entro un vivace partito decorativo di erme, putti e festoni. L'innegabile tono estroso e paganeggiante della decorazione parietale è stato recentemente recuperato sotto una scialbatura settecentesca.
Nel 1577 il G. risulta nuovamente ad Ascoli (Fabiani, pp. 209, 221 s.) dove eseguì la perduta decorazione dell'arco trionfale del duomo, a lungo ritenuta opera di Vasari. L'anno successivo, insieme con Durante Nobili, dipinse il fregio del salone del palazzo apostolico di Macerata di cui rimangono visibili dai solai solo pochi frammenti.
Al G. sono stati riferiti (Lanzi; Ricci, 1834) anche gli affreschi delle cappelle di S. Giovanni Battista e del Ss. Sacramento nelle testate del transetto del duomo di Fabriano, eseguiti invece da Giuseppe Bastiani tra il 1611 e il 1614.
A un periodo di tempo compreso tra il 1570 e il 1581 (Giannatiempo Lopez, p. 316) risale un nuovo intervento del G. in S. Maria delle Vergini, nella cappella del transetto destro, offerta nel 1569 dai carmelitani al nuovo governatore della Marca e futuro cardinale Giovan Girolamo Albani. Alla mano del G. è stata attribuita la pala d'altare con la Madonna il Bambino e i ss. Girolamo e Nicola da Tolentino, il ritratto del Cardinal Albani e le scene laterali, sempre ad affresco, raffiguranti il Miracolo del sacrificio di Elia e l'Uccisione dei falsi profeti; nei due riquadri fiancheggianti la pala d'altare con S. Fabiano e S. Angelo è stato riconosciuto l'intervento dell'allievo Bastiani (ibid.).
Nel nono decennio del Cinquecento il G. fu intensamente attivo all'interno del santuario della S. Casa di Loreto dove è documentato a più riprese (Grimaldi - Sordi). L'inizio dell'operato del G. risale al 1581, anno in cui l'artista risulta ricevere dal cardinale Iñigo d'Avalos e da suo fratello, marchese Alfonso, la commissione per la decorazione della cappella del Rosario posta nella testata del transetto sinistro. Il complesso, interamente perduto nei rifacimenti del santuario avviati da G. Sacconi nel 1886, comprendeva una pala d'altare con l'Immacolata Concezione e sulle pareti due scene della Vita di s. Tommaso d'Aquino. Qualche anno dopo, la volta fu decorata dallo stesso G. con i quadri raffiguranti i Misteri del Rosario per volontà dell'omonima Confratenita alla quale la cappella era stata concessa.
A partire dall'inizio del 1584 il G. lavorò alla decorazione del nuovo refettorio, affidatogli dalla S. Casa. Si tratta dell'unica opera rimastaci del G. a Loreto: lo schema compositivo ricalca la raffaellesca loggia di Psiche, con i festoni di frutta che ritagliano sul cielo azzurro l'architettura della volta al cui interno sono le Virtù cardinali, e i pennacchi, in cui si dispongono le Sibille; la mano del G., in particolare, è stata riconosciuta (Giannatiempo Lopez) nelle figure delle Virtù, mentre il disegno aspro e la resa convenzionale delle Sibille farebbero pensare a un suo modesto aiutante.
L'anno successivo, nel 1585, il G. iniziò a lavorare alla decorazione, perduta, della cappella posta a capo croce del santuario lauretano, commissionatagli forse anche grazie allo zio, canonico del santuario, e al padre, Nicola, prefetto dell'Annona nel 1583 e depositario della Marca al tempo dell'esecuzione della cappella.
Il programma iconografico comprendeva la rappresentazione della Traslazione della S. Casa ambientata al tempo della prima crociata con l'introduzione di alcuni dei personaggi della Gerusalemme liberata di T. Tasso. In tale raffigurazione è assai probabile un riferimento alla battaglia di Lepanto vissuta dal mondo cristiano come nuova, vittoriosa crociata contro il Turco.
In contemporanea con i lavori eseguiti per Loreto, il G. continuò a lavorare anche a Macerata: datata 1583 è la pala con S. Bartolomeo adorante il Crocifisso nella chiesa di S. Giorgio (primo altare a sinistra); datata e firmata 1584 è la Madonna col Bambino e s. Antonio da Padova per la chiesa di S. Lorenzo e ora nella Pinacoteca comunale; a questo stesso anno risale anche la perduta decorazione della cappella Ferri in S. Maria delle Vergini. Un anno prima della morte il G. riprese a lavorare per questo santuario, nella cappella sociale della Compagnia dei bifolchi da cui ricevette un primo acconto. Nell'opera, continuata da Vincenzo e Cesare Conti tra il 1592 e il 1595 (R. Vodret, Conti, Cesare, in Diz. biografico degli Italiani, XXVIII, Roma 1983, p. 384) è difficile definire quanto rimanga della mano dell'artista.
Il G. morì a Macerata il 30 sett. 1590 e fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Francesco, demolita all'inizio dell'Ottocento.
Fonti e Bibl.: G.B. Vigo, Descrizione historica della origine ed erezione del magnifico tempio delle Vergini, Macerata 1790, pp. 56-58; A. Ricci, Memorie di diverse pitture di G. Gasperini di Macerata, in Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, XLII (1829), pp. 250-259; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia (1808), a cura di M. Capucci, Firenze 1968, I, p. 342; A. Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca d'Ancona, Macerata 1834, II, pp. 147-150; L. Saggi, Il tempio di S. Maria delle Vergini in Macerata, Macerata 1949, pp. 82, 88, 90; G. Fabiani, Ascoli nel Cinquecento, Ascoli Piceno 1957, II, pp. 208 s., 221; M. Chiarini, Bastiani, Giuseppe, in Diz. biografico degli Ital., VII, Roma 1965, pp. 165-167; F. Grimaldi, L'organo giuliano e l'organo gregoriano nella chiesa di Loreto, in Arte antica e moderna, XXXIII (1966), p. 258; F. Grimaldi, G. Gasparrini pittore maceratese, in Studia picena, XXXVIII (1970-71), 2, pp. 30-38; L. Paci, Artisti e umanisti nella vita maceratese del Cinquecento, in Studi maceratesi. Civiltà del Rinascimento nel Maceratese. Atti… Macerata 1969, Macerata 1971, pp. 72, 74, 76; Id., L'arte, in Storia di Macerata, III, Macerata 1973, pp. 49-53; G.L. Masetti Zannini, Pittori della seconda metà del Cinquecento in Roma, Roma 1974, pp. 40 s., 101 s.; F. Grimaldi, La chiesa della S. Casa dopo il concilio di Trento…, in Studia Picena, LII-LIII (1987-88), p. 420; F. Grimaldi - K. Sordi, Pittori a Loreto. Committenze tra '500 e '600, Ancona 1988, pp. 19-25, 57, 60-64, 73-75, 80, 316 s; P. Zampetti, Pittura nelle Marche, Firenze 1990, III, pp. 27, 39 n. 14; L. Arcangeli, Il santuario di S. Maria delle Vergini a Macerata. Un modello d'arte sistina, in Le arti nelle Marche al tempo di Sisto V (catal., Ascoli Piceno), a cura di P. Dal Poggetto, Cinisello Balsamo 1992, pp. 143-147; M. Giannatiempo Lopez, G. G., ibid., pp. 312-321; Id., Giuseppe Bastiani, ibid., pp. 393-395; Dizionario storico-biografico dei Marchigiani, a cura di G.M. Claudi - L. Catri, I, Ancona-Bologna 1992, p. 274; J. Hunter, Girolamo Siciolante pittore da Sermoneta (1521-1575), Roma 1996, pp. 66, 75 nn. 3 s., 302; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 230.