GASPARE da Padova (detto Gaspare Romano)
Non si conoscono anno e luogo di nascita di questo miniatore originario di Padova che fu attivo negli anni Ottanta del XV secolo a Roma dove, in sintonia con l'ambiente umanistico di ascendenza nordica, contribuì al diffondersi della cultura padovano-veneta.
Nel 1483 G. era sicuramente a Roma, insieme con B. Sanvito, tra i familiari e commensali del cardinale Francesco Gonzaga, come risulta dal testamento di quest'ultimo, per il quale cercava e acquistava antichità e medaglie. Al 29 marzo 1484 risale una lettera in cui G. richiede al marchese Federico I Gonzaga, fratello del defunto cardinale, che vengano onorati gli impegni di pagamento assunti nei suoi confronti, e nella quale menziona un Omero ancora non completamente miniato (Chambers). Sembrerebbe in questo modo trovare conferma la convinzione, di gran parte della critica, che a G. vada assegnato il progetto per le illustrazioni, tra l'altro incomplete, dell'Iliade vaticana (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. gr. 1626), in greco e in latino, copiata nel 1477 per Francesco Gonzaga, rispettivamente, da G. Rhosos e, forse, da B. Sanvito (Buonocore, p. 110; Putaturo Murano, 1996, p. 47). In queste miniature, pur venendo ridotta l'importanza dell'elemento architettonico, come notato dalla Putaturo Murano (1975, p. 99), forse anche a causa delle esigenze narrative, permangono tuttavia elementi padani, e in particolare mantegneschi, nella resa dei putti e delle figure umane, nonché nella riproduzione delle armature e in alcune decorazioni architettoniche.
La formazione di G. nell'ambito dell'umanesimo padovano-veneto e della cultura figurativa di Marco Zoppo è stata ipotizzata dalla Putaturo Murano (1975) che ha proposto di identificare la produzione giovanile di G. con quella del cosiddetto Maestro dei Putti. La studiosa ha riscontrato stringenti analogie tra alcuni codici miniati da questo enigmatico miniatore attivo a Padova tra il 1469 e il 1478 - il Livio di Vienna (Nationalbibliothek, Inc. 5.C.9), l'Eusebio della Vaticana (Stamp. ross. 759), il Cicerone di Treviso (Biblioteca comunale, n. 12249), il Plinio di Padova (Biblioteca del Seminario, K.1), il Petrarca di Milano (Biblioteca Trivulziana, Inc. Petr. 2) - e altri lavori che ritiene ascrivibili a G.: le miniature del Plinio di Cambridge (University Library, Inc. I.B.3.2), dell'Ovidio della Bibliothèque nationale di Parigi (Fondslat. 8016), e dell'Eusebio di Londra (British Library, Harley 4965). Tali analogie sono relative alla padronanza dell'elemento architettonico (G. aveva competenze anche nel campo dell'architettura), nonché allo "spiccato gusto per l'antico e per l'oreficeria e insieme per la raffigurazione naturalistica dei puttini" (Putaturo Murano, 1975). In particolare, l'elemento della resa figurativa dei putti, nei fregi quanto nelle iniziali, sembrerebbe accomunare i due gruppi di manoscritti miniati.
Nel 1485, come si evince dalla corrispondenza del cardinale Giovanni d'Aragona, G. era al servizio degli Aragonesi di Napoli pur continuando a operare a Roma. Per il cardinale d'Aragona (morto a Roma nell'agosto di quell'anno) egli miniò un Plinio, oggi purtroppo andato perduto, ma ricordato con ammirazione da Pietro Summonte in una lettera del 1524 a Marcantonio Michiel "come opera di tanta eccellenzia che più non si porria desiderare", e nella quale era evidente quel modo di miniare, ispirandosi all'antico, tipico di G. (Nicolini, p. 165).
In base a queste notizie, che collocano G. nell'ambito culturale dell'umanesimo padovano-veneto e della cultura figurativa facente capo alla committenza Gonzaga e d'Aragona, sono state a lui attribuite le illustrazioni di alcuni codici prodotti proprio in quell'ambito (Putaturo Murano, 1996, p. 47; Buonocore): ad esempio il Gregorio Magno della Bibliothèque nationale di Parigi (Fonds lat. 2231\1); il Valerio Massimo di New York (Public Library, Spencer 20), miniato nel 1480-85; il Virgilio vaticano e l'Aristotele, eseguito per Sisto IV (1471-84) (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 3255 e 2094).
In particolare il Virgilio mostra quegli elementi di ripresa dall'antico tipici dell'ambito culturale e figurativo sopracitato e diverse suggestioni mantegnesche, soprattutto nell'incorniciatura architettonica classicheggiante del frontespizio, posto nel foglio iniziale del primo libro delle Georgiche, o, sempre nello stesso foglio, nel putto che sostiene la lettera "Q"; nonché nella scena d'aratura, riprodotta in monocromo bronzeo, nel basamento dell'incorniciatura stessa. Mentre nell'Aristotele, come mostra il frontespizio nel foglio 8, gli stessi elementi risultano associati, specialmente nella resa del paesaggio e nelle figure degli angeli, a suggestioni umbro-toscane (Buonocore, pp. 463, 476).
Altre miniature attribuite a G. in base ad analogie stilistiche con le opere già citate, in particolare nel gusto antiquario e nel tentativo di recupero del linguaggio figurativo classico, sono quelle del Giuseppe Flavio della Biblioteca universitaria di Valenza (ms. 836), appartenuto ad Alfonso II d'Aragona; degli Scriptores Historiae Augustae di Roma (Biblioteca nazionale, Vitt. Em. 1004), ove si assiste a un interesse antiquario, scientifico quasi, per le monete antiche; nonché del Cesare della Biblioteca Casanatense di Roma (ms. 453) e dello Strabone della Nationalbibliothek di Vienna (Codd. Gr. 3).
Dalla lettera di Summonte a Michiel si ricava che G., mentre era al servizio dei d'Aragona, "si donò all'architettura, lavorando nella casa del cardinal di S. Giorgio", cioè Raffaele Riario. È possibile, insomma, che G. abbia preso parte in qualità di architetto esecutore alla celebre fabbrica romana del palazzo della Cancelleria (Golzio - Zander). Ricorda Summonte che, nel corso di questi non meglio specificati né datati lavori, G. cadde da un'impalcatura e morì.
Fonti e Bibl.: F. Nicolini, L'arte napoletana del Rinascimento e la lettera di P. Summonte a Marcantonio Michiel, Napoli 1925, pp. 165, 271-276; T. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei re d'Aragona, Milano 1947-52, I, pp. 86, 156 s.; II, pp. 85, 119, 143, 155, 183 s.; V. Golzio - G. Zander, L'arte in Roma nel secolo XV, Bologna-Roma 1968, pp. 393, 525; A. Bruschi, Bramante architetto, Bari 1969, p. 846; A. Daneu Lattanzi, I manoscritti e incunaboli miniati italiani della Biblioteca Bodleiana di Oxford, in Bollettino d'arte, s. 5, LVII (1972), 1, pp. 48 s., 51; A. Putaturo Murano, Miniature napoletane del Rinascimento, Napoli 1973, pp. 9, 14 s., 38 s.; Id., Ipotesi per G. Romano miniatore degli Aragonesi, in Archivio storico per le provincie napoletane, s. 4, XIV (1975), pp. 95-110 (con bibl.); P. Giusti - P. Leone de Castris, Forastieri e regnicoli: la pittura moderna a Napoli nel primo Cinquecento, Napoli 1988, pp. 104, 110 s; J. Ruysschaert, Il copista Bartolomeo San Vito. Miniatore padovano a Roma dal 1469 al 1501, in Archivio della Società romana di storia patria, CIX (1986), pp. 40, 44; A. Compagnone, Aggiunte alla miniatura napoletana del Rinascimento, in Miniatura a Napoli dal '400 al '600. Libri di coro nelle chiese napoletane, a cura di A. Putaturo Murano - A. Perriccioli Saggese, Napoli 1991, pp. 62, 77; D.S. Chambers, A Renaissance cardinal and his wordly goods: the will and inventory of Francesco Gonzaga (1444-1483), London 1992, pp. 58, 62, 69, 78 n., 83, 85 s., 112, 115 s., 136, 193 s., 196 s.; The painted page. Italian Renaissance book illumination 1450-1550 (catal., London-New York), a cura di J.J.G. Alexander, London 1994, pp. 101, 104, 106-108, 156-158; A. Putaturo Murano, Miniatura napoletana alla corte dei re d'Aragona, in Miniatura, V-VI (1993-96), pp. 47 s.; R. Stewering, Architektur und Natur in der "Hypnerotomachia Poliphili" (Manutius 1499) und die Zuschreibung des Werkes an Niccolò Lelio Cosmico, Hamburg 1996, pp. 181, 202, 206 s., 398; Vedere i classici. L'illustrazione libraria dei testi antichi dall'età romana al tardo Medioevo (catal., Città del Vaticano), a cura di M. Buonocore, Roma 1996, pp. 15, 17, 23 s., 82, 102, 110, 463, 467, 476, 486, 513 (con bibl.); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 228.