STAMPA, Gaspara
STAMPA, Gaspara. – Nacque a Padova tra il 1523 e il 1525 da Cecilia e da Bartolomeo Stampa, orefice.
L’origine padovana di Gaspara è testimoniata dalla stessa autrice in due sonetti, Voi n’andaste signor senza me, dove e Speron, ch’a l’opre chiare, et honorate, dedicato a Sperone Speroni, in cui si allude alla comune origine patavina. Alla morte di Bartolomeo, avvenuta prima del 16 ottobre 1529, Cecilia Stampa si trasferì con i figli Baldassare, Cassandra e Gaspara a Venezia; l’anno del trasferimento non è certo, ma sembrerebbe che Cecilia fosse a Venezia già nel 1531 (Cesareo, 1920, p. 14 nota 4). Alla giovanissima Gaspara e ai fratelli venne impartita un’educazione completa nella letteratura, e in particolare nella musica e nel canto. Perissone Cambio, nel dedicare a Gaspara, nel 1547, il Primo libro di madrigali a quatro voci, dichiarò di non conoscere, né a Venezia né altrove, una donna che amasse «più la musica di quello che fate voi, né altra più raramente possederla»; nel 1552 Ortensio Lando, pubblicando i Sette libri de’ cathaloghi, definì Gaspara «gran poetessa et musica eccellente» (p. 475).
La casa della famiglia Stampa si trasformò rapidamente in ritrovo di nobili e dotti ingegni, che vi si recavano per discutere di letteratura e assistere alle esibizioni musicali delle due giovani e talentuose sorelle; il primo biografo di Gaspara Stampa nel Seicento, Alessandro Zilioli, descriveva i lieti conviti tenutisi a casa della donna «dove ella col liuto in mano o con la viola fra le gambe cantando in voce soavissima canzoni leggiadre da lei o da altri composte, teneva in festa la compagnia e gli amanti suoi, ed i poeti in particolare» (cit. in Salza, 1917, p. 230). A questo proposito il friulano Orazio Brunetti, autore di tre lettere indirizzate a Gaspara, nello scrivere a un corrispondente ricordò il «gentile ridotto» di cui la fanciulla era animatrice (Brunetti, 1548, c. 208r). Del 20 agosto 1544 è una lettera della suora Angelica Paola Antonia de’ Negri indirizzata a Gaspara Stampa dal monastero di San Paolo di Milano, nella quale la mittente invitava la giovane ad allontanare da sé le «pratiche et conversationi» mondane per onorare e seguire Dio (Novo libro..., 1545, 1987, c. 99v).
In questi anni si colloca la relazione di Gaspara con Andrea Gritti, dal quale ebbe due figlie, di nome Elisabetta e Sulpizia: il dato (che troverebbe conferma in un sonetto-epitaffio anonimo ma databile al Cinquecento) è desunto dal testamento di Cassandra Stampa del 30 luglio 1576 (Ceseracciu Veronese, 1976-1977; Bianchi, 2013).
Nel 1545 il poligrafo veneziano Francesco Sansovino dedicò tre opere a Gaspara: l’edizione di una lezione di Benedetto Varchi sul sonetto di Giovanni Della Casa Cura, che di timor ti nutri e cresci, tenuta all’Accademia degli Infiammati di Padova; il Ragionamento [...] nel quale brevemente s’insegna a giovani huomini la bella arte d’Amore, e l’edizione, a cura dello stesso Sansovino, dell’Ameto di Giovanni Boccaccio, nel quale il veneziano alludeva anche agli studi di latino di Gaspara, che presto avrebbe potuto «intender senza fatica» le opere di Ovidio. Sulla conoscenza del greco da parte della poetessa non sussistono invece prove certe (Farnetti, 2017, pp. 133-156). Sempre del 1545 è una lettera di Girolamo Parabosco a Gaspara Stampa, edita senza data nelle sue Lettere amorose assieme a una per Cassandra.
Al Natale del 1548, probabilmente nel salotto di Domenico Venier, risale l’incontro di Gaspara con il conte Collaltino di Collalto, signore della Marca trevigiana, aristocratico, uomo d’armi e modesto letterato. La relazione fra i due durò circa tre anni, con alti e bassi causati dall’incostanza e dalla scarsa partecipazione emotiva con la quale Collalto visse il rapporto con Gaspara. Nella primavera del 1549 (e forse anche nel 1551) Gaspara soggiornò assieme al conte nella terra dei Collalto; Collaltino lasciò però presto l’amata per recarsi in estate in Francia, dove partecipò anche alla battaglia per la riconquista della fortezza di Boulogne-sur-Mer, in quel momento sotto il controllo inglese. Brevi soggiorni veneziani si alternarono agli impegni bellici fuori d’Italia: alla fine del 1549 lo troviamo nel Polesine, mentre nel maggio del 1551 prese parte alla guerra di Parma (Longo, 1982, p. 781). Alla fine del 1551 viene fatta convenzionalmente risalire la rottura della relazione fra Gaspara e il conte; quest’ultimo sposò nel maggio del 1557 Giulia Torelli marchesa di Cassei e di Montechiarugolo, dalla quale ebbe due figli (Minozzi, 1893, p. 40 nota 1).
In seguito, Gaspara visse un nuovo amore per Bartolomeo Zen, dedicatario di alcuni componimenti (fra cui un sonetto acrostico che svela il nome dell’amante, Ben si convien, signor, che l’aureo dardo). Si è ipotizzato che prima di Zen la donna avesse avuto una relazione con Giovanni Andrea Viscardo, compagno di studi di Torquato Bembo e destinatario di alcuni sonetti (Reichenbach, 1907).
A Venezia Gaspara trascorse il resto della sua esistenza, mantenendo i contatti con gli amici e letterati che ivi risiedevano e continuando a comporre poesie: fra le testimonianze del periodo abbiamo una lettera senza data scrittale da Anton Francesco Doni e tre sonetti editi nel Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, unici della produzione lirica stampiana pubblicati in vita della poetessa. Senza anno, ma post giugno 1550 (per la menzione che vi si fa di Veronica Gambara ormai defunta), è una lettera di Lucrezia Gonzaga a Ortensio Lando, nella quale la mittente dichiara di aver letto «più di mille fiate» il sonetto composto da Gaspara Stampa «in lode» di Lando (Voi, che di vari campi e prati vari; Gonzaga, 1552, 2009, p. 225).
Le dedicarono componimenti numerosi letterati, fra i quali Carlo Zancaruolo, Girolamo Parabosco, Fiordiano Malatesta, Torquato Bembo, Leonardo Emo, Girolamo Molin, Benedetto Varchi, Giulio Stufa, Giorgio Benzone; a sua volta, le rime di Gaspara annoverano testi indirizzati a Fortunio Spira (maestro in gioventù della poetessa), Luigi Alamanni, Sperone Speroni, Girolamo Molin, Marcantonio Soranzo, Ortensio Lando, Vinciguerra II di Collalto, Elena Barozzi e Ippolita Mirtilla.
È stata ipotizzata da più parti la partecipazione di Gaspara Stampa all’Accademia dei Dubbiosi, fondata e presieduta dal bresciano Fortunato Martinengo, alla quale la poetessa avrebbe preso parte con il nome di Anassilla (da Anaxum, nome latino del Piave che bagnava le terre di Collalto). Provati legami sussisterebbero inoltre fra Gaspara e l’Accademia padovana degli Infiammati, a cui afferivano figure a lei molto vicine quali Lodovico Dolce, Ludovico Domenichi, Varchi, Speroni e Baldassare Stampa (Andreani, 2015-16, pp. 62-67).
Gaspara Stampa morì a Venezia «in le case de messer Hieronymo Morosini», malata di «febre et mal colico, et mal de mare» il 23 aprile 1554 (Bianchi, 2013, p. 40); fu sepolta nella chiesa veneziana dei Ss. Rocco e Margherita, come ci informa il testamento della sorella Cassandra. Sulla morte di Gaspara si diffuse ben presto la voce, infondata, che fosse avvenuta per avvelenamento; a riferirla per primo fu Alessandro Zilioli ed è ripetuta anche nella biografia di Stampa redatta dal conte Antonio Rambaldo di Collalto e premessa all’edizione delle sue rime del 1738.
Pochi mesi dopo la morte di Gaspara uscirono per i tipi di Pietrasanta le sue rime, curate dalla sorella Cassandra e dall’amico della poetessa Giorgio Benzone, e dedicate a Giovanni Della Casa.
Del canzoniere di Gaspara Stampa non sono note testimonianze manoscritte. Il volume è introdotto dalla dedicatoria di Cassandra Stampa a Giovanni Della Casa; seguono poi componimenti in lode e in morte della poetessa, una lettera indirizzata da Gaspara a Collaltino di Collalto e 310 testi suddivisi in 280 sonetti, 3 canzoni, 2 sestine, 6 capitoli e 19 madrigali. Nel 1555 un suo sonetto per Giovanna d’Aragona viene pubblicato nel Tempio alla divina signora donna Giovanna d’Aragona; un sonetto a Iacopo Bonetti (Dotto, saggio, gentil, chiaro Bonetto) è invece edito nelle Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne del 1559, mentre nel 1573 va a stampa, nella Nuova scelta di rime di diversi begli ingegni, il capitolo Felice in questa e più ne l’altra vita (considerato spurio dai recenti editori). Madrigali stampiani vengono musicati e pubblicati fra il 1569 e il 1599, a ulteriore riprova degli stretti rapporti fra l’autrice e l’universo musicale del suo tempo.
Le Rime di Gaspara Stampa ottennero per molti anni scarsa considerazione: dopo la princeps del 1554 e qualche sporadica menzione nelle storie letterarie successive (Francesco Agostino Della Chiesa nel Teatro delle donne letterate, Giovanni Mario Crescimbeni nella Istoria della volgar poesia e Giusto Fontanini nella Biblioteca dell’eloquenza italiana), la prima riscoperta delle Rime di Gaspara si ebbe nel 1726 con Luisa Bergalli, che pubblicò una selezione di 35 suoi componimenti. Nel 1738 vide la luce, sempre per le cure di Bergalli e Apostolo Zeno e su finanziamento di Antonio Rambaldo di Collalto discendente del conte di Collalto, una nuova edizione delle rime con ampia documentazione e una biografia dell’autrice. L’edizione settecentesca segnò una ripresa dell’interesse verso la figura di Gaspara Stampa, dimostrata dal fiorire di una serie di opere che la videro protagonista: oltre al romanzo epistolare di Luigi Carrer (Amore infelice di Gaspara Stampa. Lettere scritte da lei medesima e pubblicate da Luigi Carrer, Venezia 1851) furono composti poemetti e drammi in versi che celebrano la figura di Gaspara, fra i quali si segnala, ad esempio, quello di Jacopo Cabianca del 1857. L’ultima edizione delle rime di Gaspara, nel 2010, riprende l’ordinamento delle liriche presente nella princeps del 1554; prima di questa, il testo di riferimento era stato per lungo tempo quello curato nel 1913 da Abdelkader Salza, il quale aveva alterato l’ordine dei componimenti del corpus stampiano, presentando il percorso biografico di amore, pentimento e redenzione di Gaspara, da lui ritenuta – in base a minuziose e a tutt’oggi insuperate ricerche documentarie – una cortigiana.
Opere. Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, Vinegia 1553, cc. 68v-69r; Rime di madonna G. S., Venetia 1554; Del tempio alla divina signora donna Giovanna d’Aragona, Venetia 1555, p. 149; Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne, Lucca 1559, pp. 56-58; Nuova scelta di rime di diversi begli ingegni, Genova 1573, pp. 194-198; Rime di madonna G. S. con alcune altre di Collaltino e di Vinciguerra conti di Collalto e di Baldassare Stampa, Venezia 1738; Rime di G. S. novamente pubblicate per cura di Pia Mestica Chiappetti, Firenze 1877; Rime di tre gentildonne del secolo XVI: Vittoria Colonna, G. S., Veronica Gambara, Milano 1882, pp. 177-342; V. Franco - G. Stampa, Rime, a cura di A. Salza, Bari 1913; Rime, Milano 1954 (poi con introduzione di M. Bellonci nel 1976); The complete poems: the 1554 edition of the “Rime”, a bilingual edition, a cura di T. Tower - J. Tylus, Chicago-London 2010.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Padova, Archivio civico antico, Estimo 1518, vol. 274, polizze nn. 5, 6 e 7, vol. 338, c. 235v; Estimo 1575, vol. 65, c. 386; Archivio notarile, Serie I, vol. 4784, cc. 177v-179r; Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, Necrologi, reg. 796, 23 aprile 1554, c. 70v; Venezia, Archivio storico della parrocchia dei Ss. Gervasio e Protasio [San Trovaso], Registri dei morti, reg. 1, f. 1; Biblioteca Marciana, It. X, 118 (=7194), cc. 75 s.: A. Zilioli, Historia delle vite de’ poeti italiani.
Novo libro di lettere scritte da i più rari auttori e professori della lingua volgare italiana, Bologna 1987, cc. 98v-100r (rist. anastatica delle edizioni Venezia, Gherardo, 1544 e 1545; la lettera figura nella seconda ed. del 1545); G. Parabosco, Lettere amorose, Vinegia 1545, cc. 24r-25r; F. Sansovino, Ragionamento di M. Francesco Sansovino, Venezia 1545, c. 2rv; Lettura di M. Benedetto Varchi, sopra un sonetto della gelosia di mons. Dalla Casa, Mantova 1545, c. 2rv; Ameto comedia delle nimphe fiorentine, Vinegia 1545, cc. IIIr-VIIIv; P. Cambio, Primo libro di madrigali a quatro voci, Venetia 1547; O. Brunetti, Lettere di messer Horatio Brunetto, Venezia 1548, cc. 181r-186r, 215r-216r, 216r-217r; A.F. Doni, Pistolotti amorosi del Doni, Vinegia 1552, cc. 1r-2r; L. Gonzaga, Lettere, Vinegia 1552, p. 325 (edizione moderna a cura di R. Bragantini - P. Griguolo, Rovigo 2009, p. 225); O. Lando, Sette libri de cathaloghi, Vinegia 1552, p. 475.
Sulle rime di Gaspara gli studi critici sono numerosi; si rimanda perciò ai contributi più recenti che presentano un panorama bibliografico aggiornato della lirica stampiana: S. Bianchi, La scrittura poetica femminile nel Cinquecento veneto: G. S. e Veronica Franco, Manziana 2013, pp. 35-79; M. Farnetti, G. S., in Liriche del Cinquecento, Roma 2014, pp. 231-276 (in partic. pp. 273-276); Rethinking G. S. in the canon of Renaissance poetry, Farnham 2015; V. Andreani, Le Rime di G. S.: un canzoniere «d’un foco in altro» nella Venezia di medio Cinquecento, tesi di perfezionamento discussa presso la Scuola normale superiore di Pisa, a.a. 2015-16; M. Farnetti, Dolceridente. La scoperta di G. S., Bergamo 2017.
Sulla biografia di Gaspara: A. Borzelli, Una poetessa italiana del secolo XVI, Napoli 1888; E. Minozzi, G. S. Studio, Verona-Padova 1893; G. Reichenbach, L’altro amore di G. S. (Giovanni Andrea Viscardo), Bologna 1907; L. di San Giusto, G. S., Bologna-Modena 1909; A. Salza, Madonna Gasparina Stampa secondo nuove indagini, in Giornale storico della letteratura italiana, 1913, vol. 62, pp. 1-101; R. Cessi, La famiglia di G. S., in Il Fanfulla della domenica, 19 luglio 1914, vol. 26, pp. 2 s.; E.I. Greggio, In difesa di G. S., Venezia 1915; A. Salza, Madonna Gasparina Stampa e la società veneziana del suo tempo (Nuove discussioni), in Giornale storico della letteratura italiana, 1917, vol. 69, pp. 217-306, e 1917, vol. 70, pp. 1-60 e 281-299; G.A. Cesareo, G. S. donna e poetessa, Napoli 1920; E. Ceseracciu Veronese, Il testamento di Cassandra Stampa: contributi alla biografia di Gaspara, in Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, 1976-1977, vol. 89, pp. 89-96; N. Longo, Collalto, Collaltino, in Dizionario biografico degli Italiani, XXVI, Roma 1982, pp. 780-782; F.A. Bassanese, G. S. (1523?-1554), in Italian women writers. A bio-bibliographical sourcebook, Westport 1994, pp. 404-413.