Olivares, Gaspar de Guzman conte-duca di
Politico spagnolo (Roma 1587-Toro, Zamora, 1645). Figlio dell’ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, fu nominato (1615) dal re Filippo III gentiluomo di camera del principe ereditario, di cui seppe talmente cattivarsi l’animo che questi, diventato re (1621) col nome di Filippo IV, gli affidò la direzione dello Stato. Promosse anzitutto un’opera di riforma interna mirante al miglioramento della situazione del bilancio dello Stato e al recupero di efficienza e moralità nella pubblica amministrazione. Cercò quindi di contenere e ridurre le spese superflue della corte e dei pubblici uffici e, in un’epoca in cui la crescita delle importazioni di argento dalle colonie americane subiva una pesante battuta di arresto, cercò di incrementare le entrate dello Stato stimolando l’economia del Paese per avere un aumento dei redditi e conseguentemente del gettito fiscale. Nel contempo cercò di sottrarre l’amministrazione pubblica all’arbitrio dei grandi funzionari rei di concussione togliendo loro l’impunità. Ma il programma di riforme interne era nella visione di O. la premessa indispensabile per il rilancio in grande stile della potenza imperiale spagnola in Europa, dopo il ripiegamento deciso da Filippo III e culminato nella cd. Tregua dei dodici anni accordata nel 1609 ai ribelli olandesi. A tal fine elaborò il suo progetto più ambizioso, che era a un tempo militare, economico e politico, ossia l’Unión de las armas. Questa era finalizzata a un’unificazione delle forze armate dei diversi regni spagnoli e italiani che erano uniti solo dalla persona del sovrano ma erano del tutto autonomi sia istituzionalmente sia militarmente, ragion per cui lo sforzo militare dei sovrani asburgici era rimasto sino ad allora a carico per lo più della sola Castiglia, che però controllava tutte le cariche interstatuali iberiche e quelle di comando in Italia e in America dove peraltro monopolizzava integralmente il commercio. Con l’Unione O. avrebbe non solo eliminato l’autonomia militare, ma di fatto ridotto fortemente anche quella istituzionale e politica soprattutto di Stati come Aragona, Catalogna e Portogallo, che sarebbero rimasti privi di qualunque propria forza armata. A poco valse dunque la promessa di attribuire anche a non castigliani cariche e privilegi che erano stati sino ad allora monopolio della sola Castiglia. Gli Stati iberici, con in testa la Catalogna, rifiutarono l’assimilazione e anche l’aumento dello sforzo finanziario che O. richiedeva per sostenere la partecipazione alla guerra dei Trent’anni in atto dal 1618. Le contemporanee resistenze dei ceti privilegiati alle misure riformatrici fecero il resto nel vanificare gran parte dell’azione di risanamento da lui promossa. Per sostenere lo sforzo bellico ritenuto inevitabile per una grande potenza come la Spagna messa di nuovo sotto pressione dalla rinascente potenza francese e dall’incontenibile ribellione dei Paesi Bassi, non poté quindi evitare il ricorso all’inflazione monetaria attraverso la messa in circolazione di moneta di basso conio e l’ulteriore indebitamento pubblico attraverso l’emissione di titoli sempre più deboli. A determinare la sua caduta sopraggiunsero infine le sconfitte militari nella guerra dei Trent’anni. Nel 1640 si ebbe la ribellione della Catalogna, che si diede alla Francia e il Portogallo, dopo sessant’anni dall’annessione, tornò a staccarsi dalla Spagna nel 1641. Caduto in disgrazia, O. dovette lasciare il potere nel 1643.