CASSOLA, Garzia
Nacque a Borgo Val di Taro (Parma) il 27 apr. 1869, primo fra quattro figli di Carlo e Rosa Belli. La personalità e le convinzioni politiche del padre, magistrato e patriota pavese di tendenze radicali e massoniche, duúmviro di Brescia durante l'insurrezione antiaustriaca del marzo 1849, dovettero esercitare un'evidente influenza sulla formazione giovanile del Cassola. Compiuti gli studi secondari e universitari a Pavia, il C. vì ottenne la laurea in giurisprudenza e in un primo momento fu avviato anch'egli alla magistratura, divenendo uditore giudiziario. Ma nel 1894 gli fu infine consentito di abbandonare la professione ed egli poté così dedicarsi interamente alla sua attività di giornalista politico.
Nel frattempo a Pavia il C. si era già accostato al socialismo, collaborando al settimanale operaio La Plebe ed entrando a far parte del Circolo socialista pavese, disciolto nel 1894. Trasferitosi allora a Cremona, fu segretario della locale Camera del lavoro e si impegnò presso la direzione de L'Eco del popolo, il periodico di Leonida Bissolati. L'incontro con quest'ultimo doveva risultare decisivo per l'attività politica e pubblicistica del C.: infatti, non solo il modello del socialismo bissolatiano influenzò la sua definitiva formazione ideologica, restando per lui il punto dì riferimento più costante, ma egli, divenuto fin d'ora uno dei suoi più stretti collaboratori, fini per condividerne in seguito anche l'intero iter politico.
Così quando Bissolati si spostò a Milano il C. lo segui, nel 1895, entrando nella direzione del settimanale Lotta di classe, allora "organo socialista centrale del Partito dei lavoratori italiani", sulle cui colonne venne appunto fiancheggiando le posizioni teoriche e la linea tattica dei gruppi milanesi facenti capo a Turati e Bissolati.
Oppostosi in un primo momento alla proposta di soppressione del giornale, profilatasi nel giugno 1896, all'interno poi della commissione preposta alla stampa, che dopo le indicazioni del congresso di Firenze in questo senso confermò Lotta di classe organo centrale del partito, egli invece si astenne, mentre Bissolati espresse voto contrario. Infatti era già stata sollevata a più riprese la questione del giornale quotidiano, l'Avanti!, il cui primo numero usciva infine a Roma il 25 dic. 1896, sotto la direzione dello stesso Bissolati.
Anche il C., dopo aver assicurato la propria collaborazione a Il Cadavere, settimanale satirico socialista che ebbe breve vita a Milano fra il novembre e il dicembre del 1896, si trasferì quindi a Roma, dove divenne nel 1897 redattore capo del quotidiano socialista; fu in seguito anche collaboratore dell'Avanti della domenica, il periodico politico-letterario che era sorto nell'anno 1903 con intenti divulgativi ed educativi. Scoppiati i tumulti di Milano del maggio 1898, a cui seguirono l'arresto di Bissolati e la repressione poliziesca che si abbatté praticamente su tutto il corpo redazionale dell'Avanti!, anche il C. fu arrestato e condannato. In seguito nel 1901 entrava a far parte del comitato direttivo dell'Unione socialista romana e l'anno seguente fu delegato e relatore al congresso socialista di Imola., mentre fra il 1901 ed il 1907 venne pubblicando numerosi articoli di attualità politica sulla Critica sociale.
A questo stesso periodo risale anche una sua intensa attività di traduttore, che torna assai utile per chiarire certi tratti populistici e riformisti del socialismo cassoliano. Nella prima direzione si possono vedere la traduzione, le note e i commenti delle sentenze e degli scritti di Paul Magnaud, il presidente del tribunale di Château-Thierry, che il 4 marzo 1898 aveva assolto una donna rea confessa del furto di un pane dalla bottega di un fornaio, suscitando lo scandalo e la polemica dell'opinione pubblica borghese. Di particolare interesse risulta anche la lunga introduzione agli Studi socialisti di Jean Jaurès, dove il C., delineata una breve storia del movimento socialista italiano, ne condanna l'uso violento della lotta di classe e il massimalismo della corrente rivoluzionaria, esponendo poi una sua strategia di collaborazione con i governi borghesi ed una propria concezione gradualista del socialismo, inteso come "continuità armonica" e svolgimento naturale dell'ordinamento economico, politico e sociale capitalistico.
Fu quindi del tutto conseguente la sua decisa presa di posizione in favore della tendenza riforinista, una volta che si vennero accentuando sempre più i contrasti interni al partito. Appoggiò così la scissione della federazione di Milano operata nel 1901 da Turati, il quale dette vita all'Unione socialista milanese, e criticò l'ordine del giorno della direzione che più tardi, sulla base di un compromesso, impose la riunificazione delle due frazioni; entrò in polemica con la decisione dello sciopero del settembre 1904; abbandonò l'Avanti! nel 1903, quando Bissolati dové lasciame la direzione a Enrico Ferri, e fino al 1909 fu corrispondente da Roma del quotidiano milanese Il Tempo, di Claudio Treves, e de Il Lavoro di Genova, entrambi di ispirazione riformista; lavorò, infine, presso L'Azionesocialista, il settimanale, anch'esso riformista, sorto a Roma in funzione precongressuale dal maggio al dicembre 1905 e diretto da Ivanoe Bonomi.
Tutto ciò gli costò, nel luglio 1905, l'espulsione dall'Unione socialista romana insieme con Bissolati, Bonomi e altri, che per il momento fu revocata dalla direzione nell'ottobre. Ma poi, aggravatasi sempre più la frattura tra le due correnti e resasi insanabile con la definitiva espulsione di Bissolati nel 1912, il C. aderì alla scissione del Partito socialista riformista, costituitosi in quello stesso anno, entrando a far parte della direzione fin dal 1915 e restandovi confermato dal II Congresso tenutosi a Roma nel '17.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale il C., allora corrispondente da Roma del quotidiano radicale milanese Il Secolo, fu dapprima sostenitore della neutralità italiana contro un eventuale intervento a fianco degli Imperi centrali.
Ma ben presto, già sul finire dell'estate del 1914, tutti i gruppi radicali e socialriformisti cominciarono a dichiararsi apertamente favorevoli all'Intesa e il C. finì per fare proprie le posizioni più oltranziste dello schieramento interventista, reclamando assai vivacemente l'inizio delle ostilità e la costituzione di un ministero forte di coalizione e di concordia nazionale, e ritenendo che dalla vittoria delle potenze democratiche avrebbe ricavato vantaggi la stessa causa della democrazia in Italia.
Finita la guerra, ricoprì varie cariche presso l'Associazione della stampa e continuò per qualche tempo la sua attività di pubblicista, dapprima come redattore capo e vicedirettore dell'Epoca di Roma e poi come corrispondente de Il Mattino di Napoli. Alla morte di Bissolati fu tra i curatori dei suoi documenti, insieme con Bonomi e con la sorella, Carolina Cassola, che era stata la compagna del leader socialista. Un'altra sorella, Emesta, aveva sposato il giornalista Luigi Campolonghi, il quale fu fuoruscito in Francia durante il fascismo.
Ma in seguito il C. venne allontanandosi sempre più dalla politica attiva e fini col ritirarsi prevalentemente a Volterra, città natale della moglie, Camilla Bianchi, da lui sposata il 20 apr. 1901. Ne ebbe quattro figli, ultimo dei quali lo scrittore Carlo.
Il C. mori a Volterra il 25 luglio 1955.
Oltre all'attività giornalistica il C. curò la traduzione delle seguenti opere: L. Tolstoj, La radice del male, Firenze 1901; P. Magnaud, Il "buon giudice" e il diritto alla vita, con note e commenti, ibid. 1901; J. Jaurès, Storia socialista, in collaboraz. con A. Schiavi e G. Pinardi, Roma 1900-1901; Id., Studi socialisti, Milano-Palermo 1903.
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