GARA DELLA ROVERE (Dalla Rovere), Francesco
Nacque a Savona da Luchina Della Rovere, sorella del cardinale Giuliano (il futuro papa Giulio II), e da Gabriele Gara, suo primo marito. Incerta è la data di nascita, anche se la possiamo supporre posteriore al 1461, anno di matrimonio dei genitori. Fra i fratelli, Sisto divenne cardinale. L'appellativo "Quercente" (o "Quercens") col quale lo indicano i codici deriva etimologicamente dal cognome Della Rovere.
Dedicatosi alla carriera ecclesiastica, nel 1485 successe allo zio Giuliano come commendatario dell'abbazia di S. Stefano a Bologna, come attesta una bolla pontificia del 5 settembre di quell'anno (Bullarium privil. et dipl. pontif., III, 3, pp. 201-203), diretta al "dilecto filio Francisco de Ruere clerico saonensi". Da una serie di documenti (Arch. di Stato di Bologna, Arch. notarile, rogiti del notaio Maione de' Savi, prot. 12, cc. 32, 37, 62 e altri nei protocolli del notaio Ludovico Panzacchi), che si riferiscono all'amministrazione dei possedimenti delle abbazie di S. Stefano e di S. Bartolomeo di Musiano, si desume che il G. era protonotario apostolico, arcidiacono della Chiesa bolognese, commendatario e perpetuo amministratore delle due abbazie. Oltre al beneficio bolognese, il G. godette anche la commenda e il priorato del monastero di S. Secondo di Asti. Morì il 19 dic. 1491, come annota C. Ghirardacci (Bologna, Bibl. universitaria, cod. 1975: Historia di Bologna, t. III, c. 139), che però non fornisce il luogo del decesso.
Possiamo solo supporre una sua frequentazione dell'ambiente colto bolognese, dove dovrebbe aver conosciuto il più noto Antonio Tebaldeo, che svolse un ruolo fondamentale nel suo apprendistato poetico. Benché quasi coetanei (Tebaldeo nacque nel 1463) fra i due poeti il ruolo di ispiratore venne assunto dal Tebaldeo, e il G. si limita fondamentalmente a imitarne il gusto e lo stile. La maggior parte (80 sonetti) della sua produzione in volgare è contenuta nel cod. 1242 della Biblioteca universitaria di Bologna. I componimenti, di scarso valore artistico, sono fondamentalmente dedicati alla narrazione delle alterne vicende amorose che lo legarono, fin dall'età giovanile, a una donna, Augusta, che tornerà anche nei carmi latini (contenuti nel cod. Lucchese 2117 della Biblioteca statale di Lucca). In questa sorta di piccolo canzoniere il G. ricorre a topoi convenzionali, quali quello della donna tiranna e della fedeltà come qualità fondamentale dell'amante, e un gruppo consistente di versi è dedicato agli abbandoni e i ritorni della donna. Lo stile è manieristico, viziato dal gusto per l'immagine bizzarra e dall'eccessiva imitazione del Tebaldeo, che ne spegne ogni accento sincero. I versi latini si muovono anch'essi in un orizzonte mediocre, e fra di essi vale la pena di ricordare solo Te repeto noscoque libens, cupidusque reviso, intensa apostrofe alla gloriosa città di Ferrara. Il ms. Magliabechiano II, 2, 75 della Biblioteca nazionale di Firenze, a c. 146v, contiene sei sonetti del G., fra cui uno, "Vago augellin ch'alla finestra canti", di discussa attribuzione. A c. 70 del ms. Estense 836 (alfa H. 6.1) della Biblioteca Estense di Modena è tramandato il sonetto latino Domini Francisci Quercentis Ad Virginem. Inoltre, nel cod. H.H.IX. 201 della Bibl. Palatina di Parma, si trovano (a c. 65) due sonetti che Finzi ipotizza appartenenti al G.; in un elenco manoscritto più recente accluso al codice si trova l'annotazione: "Protonotario (perché Ant.° Quercenti? E non Stefano Protonotario da Messina?)".
Lo stretto rapporto col Tebaldeo è confermato dai sonetti che questi dedicò all'amico, tre dei quali ne piangono la morte (nn. 21, 104, 167, 168, 169 dell'ed. delle Opere vulgari de messere Antonio Tebaldeo, Venezia 1515). Riferimenti al G. si trovano anche nei Capitoli V e VI del Tebaldeo. In morte del G. compose 5 sonetti Girolamo Pandolfi da Casio de' Medici (Libro intitulato Cronica, s.l. 1525, cc. 6r-7v).
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione di ogni poesia, II, Milano 1741, pp. 99, 102; I manoscritti italiani della Bibl. nazionale di Firenze descritti sotto la direzione del prof. Adolfo Battaglia, Firenze 1881, II, p. 154; G.V. Verzellino, Delle memorie particolari e specialmente degli uomini illustri della città di Savona, I, Savona 1885, pp. 392 s.; G. Rossi, Il Codice Estense X* 34, in Giorn. stor. della letteratura italiana, XXX (1897), p. 40; E. Finzi, Le rime d'un ignoto umanista del sec. XV, in Zeitschrift für romanische Philologie, XXII (1898), pp. 360-384; L. Frati, Rime inedite del Tebaldeo e di F. Quercente, in Giorn. stor. della letteratura italiana, XXXV (1900), pp. 167-171; F. Cavicchi, F. G. dalla R. (Quercente), ibid., LIII (1909), pp. 193-231.