GANGE (ingl. Ganges; A. T., 93-94)
È il fiume sacro degli Indiani. È importante per l'ampia pianura alluvionale creata da essa e dai suoi afluenti, la quale costituisce, oltre che una delle tre grandi zone del globo maggiormente popolate, il fulcro dell'India. El. M.
Il primo greco che vide il sacro fiume dell'India e ci ha lasciato un ricordo di prima mano su di esso è Megastene, inviato di Seleuco al re indiano Candragupta; prima di lui Ctesia ed Alessandro Magno stesso ebbero solo vaghe e indirette notizie del Gange, e il desiderio del Macedone di spingersi sino alle sue rive fu, come è noto, impedito dalla rivolta dei suoi compagni d'arme. A Megastene risale sostanzialmente, attraverso Eratostene, Posidonio, Strabone, quanto l'antichità conobbe, con esagerazioni e deficenze, ma con idea approssimatamente giusta, del gran corso d'acqua. Ma eccetto che in un cenno isolato di Strabone (XV, 718) non sembra che l'antichità abbia avuto conoscenza della straordinaria importanza del Gange nella vita religiosa e culturale dell'India.
Già alla fine del sec. XVI, una missione inviata dell'imperatore mogòlo Akbar per trovare le sorgenti del fiume, lo vide sgorgare da una cavità in una profonda forra ai piedi d'un monte, ma, a quei tempi, mancavano i mezzi per fissarne la posizione geografica. Persistette a lungo la credenza che il Gange nascesse dal monte Kailas, o da uno dei laghi prossimi ad esso nel Tibet occidentale, e che traversasse l'Himālaya per un condotto sotterraneo, riuscendo all'aperto a S. della catena. Così è rappresentato nell'atlante della Cina del D'Anville del 1733, e nella carta dell'Indostan del maggiore J. Rennell del 1782. Finalmente, nel 1807, il governo del Bengala incaricò di un'esplorazione sistematica i capitani Raper e W. S. Webb, i quali trovarono la sorgente del ramo principale, il Bhagirathi, nel ghiacciaio Gangotri; ma non si accorsero di avere traversato lo spartiacque himālayano e commisero l'errore di far nascere i rami del fiume a sud della catena. Solamente nel 1817 i capitani G. D. Herbert e J. A. Hodgson accertarono che l'origine dei due rami Alaknanda e Bhagirathi si trova a N. dello spartiacque orografico. Durò per varî anni la questione quale dei rami d'origine fosse da considerarsi il principale, problema spesso impossibile da risolvere per fiumi alimentati da un gran numero di ghiacciai.
Il bacino del fiume si estende su una superficie di circa 1 milione di kmq. (1730 mila col Brahmaputra); a nord esso ha per limite le vette più alte dell'Himālaya dal Kinchinjunga al Nanda Devi e al Kedarnath; a ovest confina col bacino dell'Indo al quale si accede superando una soglia piuttosto depressa (m. 277); a sud lo spartiacque coi fiumi del Deccan è costituito dai monti Vindhya, Bhanrer e Maikala e dal Parasnath, mentre ad est il bacino si confonde con quello del Brahmaputra, in modo che dall'Assam ai monti dell'Afghānistān si estende una vastissima zona pianeggiante, larga da 150 a 500 kmq., molto popolata (circa 160 milioni di persone), la quale separa nettamente il Deccan dal resto dell'Asia il bacino del Gange occupa di essa la parte centrale, e forma tra le montagne a pieghe dell'Himālaya e la penisola una zona intermedia che forse non a torto è stata paragonata, pur con proporzioni smisuratamente più grandi, alla pianura padana; anche la pianura gangetica costituiva infatti in epoca prequartenaria un golfo marino, che è stato dal Gange riempito con i sedimenti dell'Himālaya. Ora esso la traversa con un andamento NO.-SE. (O-E. nel corso medio); il corso totale, compreso il tratto montano, del resto assai breve, è di 2470 km. (2700 col più lungo degli affluenti).
La zona sorgentifera è nel cuore dell'Himālaya, nello stato di Tehri, a oltre 4500 m. s. m., vicino a Gangotri, a 30°55′N. e 79°7′ E.; ivi il fiume porta il nome di Bhagirathi che muta in quello di Gange a partire da Devaprayag, dopo aver ricevuto dai ghiacciai del Kamet e del Nanda Devi gli affluenti torrentizî di Alaknanda e Pindar; essi lo aiutano ad attraversare l'Himālaya e gli fanno volgere il corso verso SO. fino a Hardwar, a 320 m. sul mare, da dove comincia a procedere nella direzione di E-SE., traversando in tutta la loro lunghezza le Provincie Unite; il corso, ingrossato da vari torrenti, è in questa parte montana piuttosto veloce, con frequenti rapide e scogli; le portate sono del resto modeste, date le non abbondanti precipitazioni. Lo ingrossa molto il Jumna, un fiume gemello che ha per lungo tratto corso parallelo e che, per quanto affluente di destra, gli porta altre acque dell'Himālaya. Esso bagna Agra e Delhi; quest'ultima città è vicina allo spartiacque e dista in linea d'aria 2000 km. dalle foci del Gange e 1600 da quelle dell'Indo. Presso la confluenza nel Gange è l'importante città di Allāhābad, 94 m. s. m. Più oltre il fiume che diminuisce sempre più la pendenza, bagna Benares e, prima di lasciare le Provincie Unite per entrare nel Bihar, riceve dall'Himālaya il Gumti e poi presso Chapra il Gogra. Da Allāhābād e Chapra il corso, assai tortuoso, ha assunto la direzione dei paralleli, ma ora nel traversare la parte settentrionale della provincia di Bihar e Orissa volge ancora a E-SE. Riceve in questo tratto, poco più a valle del Gogra, il Son che è il maggiore tributario della penisola, mentre dal Nepal il Gandak, a valle di Patna, gli porta le acque d'una vasta zona montuosa dal Dhaulagiri all'Everest e poco prima di entrare nel Bengala, sempre da sinistra, il Kosi con direzione N-S. reca il tributo abbondante della successiva zona assai umida dell'Himālaya nepalese fino al Kinchiniunga; poi il Gange fa un gomito radendo le colline arcaiche di Rajmahal e volge a SE., dove inizia il suo delta, 480 km. dal golfo di Bengala. Un tempo questo era raggiunto con corso indipendente, ma a partire dal sec. XVI, per la spinta verso est data al Gange dagli affluenti himālayani, esso ha congiunto le sue acque con quelle del Brahmaputra. Il delta comune si estende su una superficie di 44 mila kmq. Il ramo principale del Gange s'unisce con il fiume Jamuna (ramo del Brahmaputra) presso Goalando formando un unico ramo detto Padma, che dopo 100 km. si congiunge al Meghna, che è il corso più orientale del Brahmaputra formando un unico, larghissimo estuario. Un altro ramo del Gange, il più occidentale, è detto Hooghly; esso porta minori quantità d'acqua ma è importante perché 140 km. a monte dalla foce, a 6 m. s. m., bagna Calcutta, la città più popolosa dell'Impero britannico dopo Londra. Il ramo è mantenuto artificialmente a una profondità di almeno 8,5 m. in modo da permettere l'accesso alle navi oceaniche, che hanno agevolata la navigazione anche dal flusso della marea. Tra il Padma e l'Hooghly vi sono poi altri bracci intermedî innumerevoli (da ovest ad est: Matla, Raimangal, Haringhata, ecc.) che limitano delle isole fluviali e delle lunghe lingue di terra, le quali alla loro volta serrano delle lagune; questo labirinto di acqua e di terra è però talora completamente sommerso. La parte più meridionale (detta Sundarbans dal nome indigeno dell'Heritiera litoralis), molto malarica, è adatta alla coltura del riso (che spesso si semina dalla barca), quella più settentrionale assai fertile e popolata è adattissima alla coltura della iuta.
Il regime e le portate del fiume sono in rapporto, oltre che con l'orografia, col clima del bacino. Il Gange ha nel complesso il carattere di fiume tropicale, con portate di molto inferiori al Rio delle Amazzoni o al Congo, e, come il Nilo, con notevoli differenze di livello tra il semestre umido e il semestre asciutto. La parte alta e interna del bacino presenta un tipo attenuato di clima continentale con una lunga stagione secca, temperature con notevoli amplitudini annue e precipitazioni non troppo abbondanti (Delhi: media annua 25°,1, con 33°,4 in giugno e 14°,4 in gennaio; precipitazioni 718 mm.); verso il corso medio e inferiore le precipitazioni vanno però aumentando e la continentalità s'attenua (Allāhābād, 994 mm., Patna, 1070; Bhagalpur, 1208). Calcutta ha già clima marittimo e tropicale (precip. 1540 mm.; temperatura media annua 25°,6; mese più caldo 28°,3; mese più freddo 18°,9). Le maggiori precipitazioni cadono da giugno a ottobre, mentre sono minime in novembre e dicembre, assai limitate da gennaio a febbraio, un po' maggiori da marzo a maggio. Esse aumentano poi, per quanto solo limitatamente, con l'approssimarsi delle catene montuose; a Dacca che dista 161 km. dalla catena himālayana si hanno 1910 mm.; a Bogra (96 km.) 2310 mm., a Mymensingh (48 km.) 2700, a Silhet (32 km.) 3800.
Le precipitazioni, e quindi la portata degli affluenti e il loro coefficiente dì deflusso, aumentano quindi da sud a nord e da ovest a est. È da tener conto inoltre che gli affluenti di sinistra sono alimentati quasi tutti da ghiacciai e che quindi hanno piene primaverili improvvise dovute allo sciogliersi delle nevi, d'estate portate costanti, d'inverno regime di magra. Per il fatto poi che essi sono di gran lunga più numerosi e regolari, essi hanno spinto (come nel caso del Po) il fiume verso sud in modo da rendere dissimetriche le sezioni come appare del resto anche dal fatto che mentre il pendio verso le colline di Siwalik è assai limitato, ci s'innalza invece subito verso gli altipiani del Deccan; così il fiume Jumna presso la sua confluenza col Betwa mostra la riva sinistra piatta, mentre quella destra è terrazzata e alta 25 m. Altra caratteristica degli affluenti di sinistra (in modo conforme all'Adda e al Ticino, ecc.) è che essi compiono una lunga inflessione e separano dei dossi che hanno andamento ad essi parallelo. Gli affluenti di destra, che vengono da una regione arida e stepposa, scarsi di numero e non troppo importanti, hanno topografia più giovane, con alluvioni grossolane e regime assai irregolare.
Nel corso medio il Gange si è scavato il suo letto in antiche alluvioni (bangar) costituite da coltri massicce e tenaci d'argilla e di sabbia; salvo nelle vicinanze delle città esso non è contenuto entro dighe, perché il letto minore è incassato di 10-20 m. entro queste alluvioni che formano bastioni naturali, e solo l'irrigazione assicura la continuità dei raccolti, tanto più che talora gli affluenti hanno scavato profondamente la superficie dei bangar accelerando il disseccamento. Non è da dimenticare poi che questa zona del corso medio è anche quella che riceve minori precipitazioni. Aspetto e carattere diverso hanno le alluvioni recenti (khadar) del corso inferiore, soggette, come avviene nel basso Nilo, alla periodica concimazione naturale mediante deposizione di limo. In queste ultime prevalgono le colture umide (kharif), mentre nel corso medio e superiore sono diffuse quelle delle regioni aride (rabi); non mancano in esse zone sabbiose ed efflorescenze saline e abbondano le riserve d'acqua naturali o artificiali. Per quanto riguarda la portata, ad acque basse, d'inverno o di primavera, presso Benares il fiume è largo 430 m. e profondo 19 m.; le maggiori portate sopra le acque medie si notano in settembre; la media a Benares è di 7700 mc. al secondo. Nel corso inferiore essa sale a 13 mila mc., con notevoli differenze tra le portate di magra (600 mc.) e quelle di piena (50 mila mc.); il Brahmaputra a Dhubri presenta portate maggiori (25 mila mc.), ma scarti meno notevoli (5 mila di minima e 30 mila di massima).
La velocità ad acque medie è di 1,54 m. al secondo. Le torbide, doppie di quelle del Mississippi e 40 volte quelle dell'Elba, sono in media di 1234 grammi al mc., con massimi in primavera (2307 gr.) e minimi d'inverno (672 gr.). Il totale annuo dei sedimenti portato al mare è valutato a 360 milioni di tonn. (Nilo, 50 milioni). Ciò permette al Gange di costruire il suo delta nell'aperto oceano, benché la zona deltizia sia soggetta a bradisismo negativo; a Calcutta uno scavo ha trovato infatti le sabbie fluviali a 147 m. sotto il livello del mare. Subito dopo il delta si hanno fondali di 400-500 m. Per quanto riguarda le colture, il riso e la iuta trovano le condizioni più favorevoli nella zona deltizia, il cotone tra il Gange e il Jumna, la canna da zucchero attorno a Benares, il grano nel corso medio.
Il fiume è attraversato da 7 ponti ed è costeggiato da una rete fittissima di ferrovie. Innumerevoli città sono sorte presso le sue rive. La navigazione fluviale s'inizia 80 km a valle di Hardwar, i battelli servono soprattutto al trasporto del cotone che viene imbarcato a Calcutta dalle navi oceaniche. Navigabili sono i due canali d'irrigazione dell'alto e del basso Gange (Upper Ganges Canal e Lower Ganges Canal) che, aperti nel 1854 e nel 1878, servono a irrigare rispettivamente 3900 e 3320 kmq.
In indiano si chiama col nome femminile di Gānga, come la sua divinità fluviale, la più popolare dell'India fra quelle di tal genere. Secondo la leggenda, essa scorre nel cielo (Via lattea), sulla terra e nelle regioni sotterranee. Si racconta che fu fatta scendere sulla terra da Bhagīratha, pronipote di Sagara, per purificare le ceneri dei 60.000 figli di Sagara arsi dalla terribile collera dell'asceta Kapila; ma tale era l'impeto con cui essa si precipitava, che Śiva dovette farvi argine con la propria chioma, dalla quale poi defluì rotta in più correnti. Anche così, essa disturbò nella solitudine dell'eremo il savio Jahnu, che l'ingoiò tutta quanta, lasciandola quindi uscire da un orecchio: donde il suo nome di Jāhnavi. La credenza popolare immagina che la virtù vitale delle acque si ritrovi nel più alto grado nella Gānga, ritenuta sacra: il giuramento per le sue acque vale per sacrosanto, e il trovar la morte fra le sue onde o esservi gettato dopo morto libera dal peccato. Come persona mitica, Gānga è figlia del Himālaya e della ninfa Menā.
Bibl.: H. Jacobi, art. Brahmanism, in Encycl. of Relig. and Ethics, pp. II, 808-809; H. von Glasenapp, Der Hinduismus, Monaco 1922, pp. 44-45.