GANDOLFI
. Famiglia di artisti bolognesi che operarono nell'Emilia nei secoli XVIII e XIX. Il capostipite è Gaetano, il più famoso e il più notevole, pittore e incisore, nato a San Matteo della Decima (Bologna) il 30 agosto 1734, morto a Bologna il 30 giugno 1802. Dal fratello Ubaldo, pittore, ebbe la prima educazione artistica, che completò a Bologna presso il Lelli e il Menozzi. Più tardi a Venezia raffinò le sue doti innate di squisito colorista. Nel 1770 fece un breve viaggio in Inghilterra, portandovi alcune stampe che furono molto ammirate. Pittore fecondissimo e di fresca fantasia, compì numerose tele e affreschi, che si distinguono soprattutto, per il lieto, luminoso colore, tutto vaporosità, riverberi, trasparenze, che in certe tonalità chiarissime rivela la derivazione tiepolesca dell'artista. Molte opere di lui sono a Bologna (affreschi nella cupola di S. Maria della Vita, nei saloni dei palazzi Berti e Davia-Bargellini; l'autoritratto nella Pinacoteca, ecc.) e fuori, a Budrio, Spoleto, Forlì, ecc. I suoi disegni (Uffizî, Albertina di Vienna, ecc.), sono di una delicatezza di segno squisita. Egli incise al bulino una ventina di stampe. Il fratello di lui, Ubaldo, fu pittore e si dedicò anche all'incisione e alla scultura. Nacque a San Matteo della Decima nel 1728 e morì a Ravenna il 25 luglio 1781. Il figlio di Gaetano, Mauro, nato a Bologna il 18 settembre 1764 e ivi morto il 4 gennaio 1834, si dedicò quasi esclusivamente all'incisione e all'acquerello, in cui fu maestro. Come incisore, si formò sulla maniera del padre, e poi intagliò sul gusto degl'inglesi Guglielmo Sharp e Guglielmo Woolet, riuscendo a ottenere una maniera facile e personale. La sua fama giunse in America, dove fu chiamato nel 1816 a Washington dallo scrittore J. Trumbull per eseguire incisioni illustranti un suo libro. Tornato in patria, fu a Milano disegnatore e incisore presso l'editore Vallardi. Nel 1816 nella "Biblioteca italiana" ebbe inizio la pubblicazione del suo trattato sull'incisione. Suo figlio, Democrito, nato nel 1797 a Bologna e quivi morto nel 1874, fu scultore.
Bibl.: G. B. Grilli, Orazione funebre a Gaetano G., Bologna 1802; L. Lanzi, Storia pittorica dell'Italia, Bassano 1809, V, p. 217 segg.; R. Baietti, Raccolta di componimenti a Mauro G., Bologna 1821; C. Malvasia, Felsina pittrice, II, Bologna 1841, p. 313; A. De Vesme, Le peintre graveur, Milano 1906, II, p. 510 segg.; M. Marangoni, La scuola bolognese alla Mostra del ritratto a Firenze, in L'Arte, XIV (1911), p. 224; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIII, Lipsia 1920 (con bibl.); U. Ojetti, L. Dami, N. Tarchiani, La pittura italiana del '600 e '700 alla mostra di palazzo Pitti, Milano-Roma 1924, pp. 64, 65; F. Malaguzzi-Valeri, in Cronache d'arte, I (1924), p. 235; III (1926), pp. 19, 20, 22, 23; IV (1927), p. 93; id., in Boll. d'arte, n. s., V (1925-26), p. 135; A. Calabi, L'incisione italiana, Milano 1913, tav. 163.