GAMURRA (etim. incerta; ant. fr. chamarre; sp. zamarra)
Antica veste da donna, detta anche camora o zippa (Italia settentrionale) e zimarra (Venezia, sec. XVI). Nel Medioevo è per lo più ampia e lunga, aperta davanti sopra la tunica o il vestito, foderata di pelliccia o d'altra stoffa, guarnita di frange e di cordoni d'oro e d'argento, con o senza maniche. Mentre in Italia è vestito esclusivamente femminile, in Francia la chamarre è anche abito maschile, trasformazione della "pelanda" (houppelande) e del surcot. Attillata alla vita e composta di una sottana e di un corpetto o tagliata a foggia di una sopravveste intera, larga in fondo sopra la faldiglia o il vertigado, chiusa al collo da un collare di merletto o aperta su di un'ampia scollatura, la gamurra, attraverso varî mutamenti, rimane la veste tipica dei secoli XV-XVI. Nei conti reali del 1490 figura una "chamarre" in drappo d'oro foderata d'agnello bianco per il re di Francia. Negl'inventarî di Casa d'Este si parla spesso di gamurre e gamurrette, di broccato d'argento e di velluto, guarnite e foderate di zendado o di pelliccia, per Isabella e Beatrice d'Este. Nei documenti del tempo vengono inoltre menzionate ricche gamurre di velluto e di raso berrettino, foderate di velluto "negro" e ornate di "stringhe longhe" (fiocchi).
Bibl.: A. De Bruyn, Habitus omnium paene gentium, Anversa 1581; C. Vecellio, Habiti antichi et moderni, Venezia 1589, pp. 151, 159, 167, 169, 214; G. Ferrario, Il costume antico e moderno di tutti i popoli, III, Milano 1829, p. 294; V. Gay, Glossaire archéologique, I, Parigi 1887, p. 309; A. Fabretti, Statuti e ordinamenti suntuari in Perugia, Torino 1888; A. Luzio e R. Renier, Il lusso d'Isabella d'Este, in Nuova Antologia, 1896, p. 441 segg.; A. Gandini, Isabella. Beatrice, Alfonso d'Este infanti, Modena 1896, pp. 20, 29, 32; C. Merkel, I beni della famiglia di Puccio Pucci, Roma 1897, pp. 155, 170; A. Francklin, La civilité, I, Parigi 1908, pp. 117-118.