GAMBIA.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa occidentale. La popolazione (1.882.450 ab. al censimento del 2013, di cui il 56% sotto i 19 anni, 1.908.954 ab. secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) cresce del 3,2% annuo, con una speranza di vita di 58,8 anni (2013). Al 172° posto dell’Indice di sviluppo umano, il G. ha un PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) di 1745 $ (2014); il 61% della popolazione è in stato di povertà e con un basso tasso di alfabetizzazione (55%). Gli abitanti (59% in aree urbane) si concentrano nell’agglomerato di Serrekunda (regione Brikama, 699.704 ab., +6% annuo dal 2003 al 2013) e, in minor misura, nella capitale, Banjul (489.000 ab., stima 2014). Dopo la crisi del 2011, l’economia è tornata a crescere del 6-7% l’anno, trainata dal commercio di riesportazione (80% dell’export), dal settore turistico (1/5 del PIL), dalle rimesse dei gambiani all’estero (10% del PIL). Il principale settore per forza lavoro (75%) resta l’agricoltura.
Storia di Vincenzo Piglionica. – Il presidente Yahya Jammeh, protagonista assoluto della vita politica del G. dopo il golpe del 1994 che lo portò al potere, si presentò alle elezioni del settembre 2006 per il conferimento di un terzo mandato: la sua vittoria – con oltre il 67% dei consensi – fu netta, ma Ousainou Darboe, candidato della principale forza di opposizione – l’United democratic party (UDP) – denunciò brogli. Il partito del presidente – l’Alliance for patriotic reorientation and construction (APRC) – conseguì inoltre un’ampia maggioranza nelle elezioni parlamentari del gennaio 2007, aggiudicandosi 42 seggi contro i 4 dell’UDP. Negli anni successivi, la pervasiva corruzione e il traffico degli esseri umani rimasero gravi problemi per il Paese, come anche la sua centralità nelle rotte per il trasporto della droga dall’America Latina all’Europa. Per contrastare quest’ultimo fenomeno, nell’ottobre del 2010 fu approvata una normativa che prevedeva la pena di morte per chiunque fosse stato trovato in possesso di più di 250 grammi di cocaina o eroina; essa fu tuttavia abolita nell’aprile successivo perché contraria al dettato costituzionale.
Duramente criticato a livello internazionale per le frequenti minacce agli organi di informazione e l’arresto di alcuni giornalisti, Jammeh fu rieletto nelle presidenziali del novembre 2011 ricevendo il 71,5% dei voti; la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS, Economic Community of West African States) aveva tuttavia rifiutato di inviare i propri osservatori per monitorare il processo elettorale, denunciando diffuse intimidazioni e un clima non favorevole a elezioni libere. Nelle successive consultazioni del marzo 2012 per il rinnovo del Parlamento – boicottate da 6 partiti di opposizione – l’APRC conquistò 43 seggi; mentre nelle amministrative tenutesi nell’aprile 2013, pur confermandosi ampiamente primo partito, fu sconfitto nella capitale Banjul.
Sempre nel 2013, furono adottate due importanti decisioni di politica internazionale: nel mese di ottobre, Jammeh annunciò l’uscita del suo Paese dal Commonwealth, mentre a novembre – probabilmente con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione con la Cina – furono interrotte le relazioni diplomatiche con Taiwan.
A fine dicembre 2014 fu neutralizzato un tentativo di colpo di Stato.