granchi, gamberi e aragoste
Organismi divisi sempre nello stesso numero di segmenti
Granchi, gamberi, gamberetti, aragoste, canocchie, cicale di mare, paguri, porcellini di sant'Antonio, scampi: sono solo alcune delle specie più note appartenenti al piccolo universo che costituisce la classe dei Crostacei Malacostraci. Essa comprende oltre 30.000 specie, che vivono in tutti gli ambienti acquatici, dagli abissi marini ai laghi, ma alcune sono riuscite a conquistare anche gli ambienti terrestri. Come in tutti i Crostacei il corpo è formato da segmenti, il cui numero, in questa classe, è rigidamente costante
Come mai animali così diversi sono riuniti nello stesso gruppo zoologico, che cosa hanno in comune? È una questione di numeri. Indipendentemente dall'aspetto esterno, nelle specie citate di Malacostraci il corpo è formato da un numero costante di segmenti: 5 sono quelli del capo fusi tra loro (due che portano le due paia di antenne, uno che porta le mandibole e due le due paia di mascelle); 8 segmenti formano il torace, 6 l'addome e 1 il telson, il segmento terminale, senza appendici, dove finisce il sistema digerente.
Non può essere un caso. I carcinologi, gli studiosi che si occupano di Crostacei, ritengono che milioni di anni fa, negli oceani, apparve una forma di crostaceo con questo numero di segmenti. Tale caratteristica si mantenne costante in tutte le migliaia e migliaia di specie (delle quali molte si estinsero) che si formarono successivamente, grazie ai meccanismi evolutivi della speciazione. Per cui si ritiene che tutti i Malacostraci attuali siano imparentati tra loro, che abbiano un antichissimo progenitore in comune; per questo vengono riuniti in un unico raggruppamento zoologico. Del resto, per fare un esempio simile più noto, tutti i Mammiferi, dall'uomo alla giraffa, dalla balena al pipistrello allo scoiattolo, hanno sette vertebre cervicali, e ciò non può essere un caso. Evidentemente tutti i Mammiferi derivano da un progenitore comune, ed è per questo che sono riuniti in uno stesso raggruppamento zoologico. Intendiamoci, il numero costante delle vertebre cervicali dei Mammiferi, così come il numero di segmenti dei Malacostraci, costituiscono solo uno dei tanti motivi che indicano l'appartenenza di queste specie a raggruppamenti naturali, con una lunga storia in comune a partire da un unico progenitore.
La particolare organizzazione del corpo consente di affermare che i Malacostraci sono diversi da tutte le altre classi di Crostacei (come i Branchiopodi, i Copepodi, i Cirripedi, che hanno numeri diversi di segmenti), ma che sono tutti uguali tra loro, nel senso che hanno tutti la stessa organizzazione. Il che è vero, ma nessuno confonderebbe un granchio con un'aragosta e, tanto meno, un'aragosta con un porcellino di sant'Antonio ‒ uno di quegli animaletti grigi con tante zampe che si trovano spesso sotto i vasi da fiore e che si appallottolano quando vengono scoperti. Il fatto è che i diversi segmenti (ognuno con un paio di appendici) possono variamente fondersi tra loro formando regioni del corpo omogenee, apparentemente non segmentate, che gli zoologi chiamano tagma.
L'aragosta. Esaminiamo un'aragosta. C'è un grande carapace, una specie di rigido mantello che copre tutta la parte anteriore del corpo lasciando liberi solo i grandi segmenti della coda (che in realtà è l'addome) e del telson terminale. Intanto i segmenti dell'addome sono sei, e questa è già una conferma; se poi giriamo l'aragosta e contiamo le zampe (le appendici dei singoli segmenti da cui è formata) vediamo che sono cinque paia. Se però stiamo più attenti e contiamo anche le piccole appendici intorno alla bocca, prima di arrivare alle mascelle, ne contiamo altre tre paia. Cinque più tre fa otto, proprio il numero dei segmenti del torace. È successo che i segmenti del torace si sono fusi tra loro e con il capo (cephalon), formando un grande tagma (il cosiddetto cefalotorace), e le appendici dei segmenti hanno cambiato forma e funzione: cinque paia per camminare e tre per aiutare le mascelle nell'elaborazione del cibo.
Il granchio. Anche nel caso del granchio, pur se apparentemente diverso, si arriva alla stessa conclusione: un grande cefalotorace con 5 paia di zampe per camminare (è un malacostraco decapode, cioè con 10 zampe, come l'aragosta) e tre per aiutare le mascelle (dette massillipedi). E l'addome con il telson? Girandolo, notiamo che la piccola lamina attaccata al corpo è formata da 6 segmenti: l'addome, appunto. Il granchio non nuota, come l'aragosta o come il gambero, quindi non ha bisogno di un addome muscoloso per spingersi all'indietro quando fugge. Ha un sottile addome che serve, nelle femmine, solo per trattenere le uova.
C'è un granchio che vive sui fondali dei mari del Giappone, chiamato Macrocheira: dalla punta di una zampa alla punta della zampa opposta può misurare più di 4 m. Un vero mostro, degno delle avventure del capitano Nemo. Al contrario, ci sono Malacostraci lunghi meno di un millimetro che vivono tra gli interstizi che si formano tra un granello di sabbia e l'altro dei fondali sabbiosi. Per quanto sono minuscoli, si possono vedere nei dettagli solo con un microscopio: sono Malacostraci perfetti, con tutti i segmenti e le zampe e le antenne e le mandibole al loro posto. Un prodigio in miniatura. Tra questi due grandi estremi ci sono tutte le possibili forme intermedie.
Delle 30.000 specie conosciute di Malacostraci alcune hanno caratteristiche davvero curiose.
Le canocchie sono Malacostraci Stomatopodi, dei quali nei mari di casa nostra si trova Squilla mantis. Si riconoscono per avere, oltre alle formidabili zampe irte di spine per afferrare le prede, solo tre zampe graciline per camminare. Nuotano con il potente addome e hanno cinque paia di zampe poco visibili intorno alla bocca (5+3=8). Nei mari caldi ci sono specie di canocchie in cui la micidiale arma per afferrare è trasformata in una potente mazza con cui sfondano il carapace delle loro vittime. Ce ne sono alcune in grado di sfondare anche i vetri degli acquari in cui vengono tenute!
Tra i Decapodi si trovano alcune specie di granchi completamente bianchi, detti granchi fantasma (Ocypode), che sbucano di notte dalla sabbia, proprio come fantasmi, e corrono sulla punta delle piccole zampe a tale velocità che sembrano volare. Nessuna preda sfugge ai loro occhi, portati come periscopi su lunghi peduncoli, neanche le piccole tartarughe marine quando escono in massa dal loro nido.
Sulle spiagge tropicali sabbiose vivono invece minuscoli bubble crabs (Dotilla), chiamati così perché sembrano fare bolle di sabbia, come facciamo noi con la gomma da masticare. Escono dalla sabbia appena scende la marea e, succhiando materiale organico dai granelli, producono un'infinità di palline di sabbia. Il fatto curioso è che le palline, le quali finiscono per ricoprire l'intera spiaggia, hanno le loro stesse dimensioni e il loro stesso colore, così che nessun uccello predatore riesce a distinguerli e a catturarli.
Nel corso dei milioni di anni della loro storia evolutiva, i Malacostraci hanno tentato più volte di conquistare la terraferma, ma con scarsi risultati. È famoso il birgo, Birgus latro, che può raggiungere la lunghezza di oltre mezzo metro e il peso di 4 kg; il birgo si arrampica in cima alle palme per rubare le noci di cocco, ma che deve comunque tornare all'acqua per deporre le uova.
I porcellini di sant'Antonio, invece, sono riusciti a diventare terrestri con notevole successo, tanto che alcune specie riescono a vivere nelle regioni desertiche. Gli Isopodi, l'ordine a cui appartengono questi curiosi animaletti, si chiamano così perché hanno sette paia di zampe tutte uguali, mentre un solo paio di appendici toraciche aiuta nella elaborazione del cibo. Delle 10.000 specie che appartengono a questo ordine, molte sono marine, alcune d'acqua dolce, altre parassite; ma almeno 4.000 vivono sulla terra ferma, nei più svariati ambienti. Gli Isopodi, tra l'altro, hanno un vero e proprio marsupio (come gli Anfipodi e altri ordini) in cui depongono le uova e le proteggono fino alla nascita dei piccoli. Grazie a questa caratteristica, e a molte altre, sono riusciti ad abbandonare definitivamente il mondo delle acque.