GAMBALE (fr. tige de botte; sp. caña de la bota; ted. lederne Gamasche; ingl. legging)
Prima ancora che dal gambale di ferro e di acciaio degli uomini d'arme (v. armi) derivasse il gambale di cuoio (stivale a gamba), erano già in uso, sin dai secoli XII e XIII dei gambali di stoffa per proteggere le gambe, sia nei lavori di agricoltura sia per cavalcare. Nel sec. XIII in Francia si cominciano a portare le haussettes (stivali a gambale di pelle e di cuoio). Questo uso prese un grande sviluppo nel sec. XV con gli housseaux, gambali stretti e terminati sopra il ginocchio con un gran risvolto. Questa calzatura, per la frequente abitudine di cavalcare, era usata anche dalle donne, e gl'inventarî della corte di Francia del 1469 parlano di housets per la regina. Gli eleganti del tempo portano stivali altissimi, spesso di colore diverso l'uno dall'altro, che arrivano fin sopra il ginocchio. Più tardi questi gambali divennero più bassi e più larghi, a grandi rovesci, finché si arriva alle esagerazioni del sec. XVII. In Italia si porta il gambale fin dal sec. XIV. Raggiunto il massimo suo splendore nel sec. XVI e in parte del sec. XVII, il gambale decadde nella seconda metà del secolo, e rimase dal sec. XVIII in poi d'uso esclusivamente militare, o per la caccia. Ritorna nel costume civile alla fine del '700. Caratteristica è la forma del gambale dell'Impero, alto sul davanti della gamba fino al ginocchio e assai basso dietro. Al principio del sec. XIX (fino al 1840) il gambale continua a essere molto portato; trascurato per quasi mezzo secolo, non viene adottato che per qualche uniforme militare. Recentemente, dato il crescente sviluppo d'ogni genere di sport, questo tipo di calzatura trova molte utilizzazioni. D' origine russa, il gambale impermeabile a caloscia, adottato dalle donne, è una delle recentissime applicazioni di questa forma di calzatura.
Bibl.: G. Ferrario, Il costume antico e moderno di tutti i popoli, I, i, Milano 1829, p. 257; R. Jacquemin, Hist. gén. du costume, Parigi s.a., I, p. 68; C. Merkel, Come vestivano gli uomini del Decamerone, Roma 1898, p. 26; V. Gay, Gloss. archéol. du Moyen-âge à la Renaissance, I, Parigi 1929.