GAMBACORTA
. Famiglia che occupò un posto notevole nella storia di Pisa e della Toscana nel sec. XIV. Originarî del contado pisano, stabilitisi a Pisa nel sec. XIII e dedicatisi ai traffici e alle imprese commerciali, specialmente nel Napoletano e nella Sardegna, i G. riuscirono ad arricchire rapidamente, ad acquistare grandi proprietà terriere, portandosi fra le prime famiglie di Pisa e giungendo ad esercitare un'azione politica importante dal terzo decennio del sec. XIV in poi, alla testa del partito dei mercanti e dei navigatori che sosteneva l'intesa con Firenze. Personaggi importanti della famiglia verso la metà del sec. XIV furono Andrea, più volte membro dell'anzianato, e infine capo del governo pisano dopo il trionfo del proprio partito nel 1347; Francesco, nipote di lui e suo compagno e successore nel governo, abbattuto e massacrato insieme coi congiunti Lotto e Bartolomeo nel 1355, quando in Pisa, alla venuta dell'imperatore Carlo IV, riprese il sopravvento il partito antifiorentino.
La catastrofe del 1355 stroncò il primo esperimento di una signoria gambacortiana in Pisa, costringendo all'esilio i superstiti membri della famiglia, fra i quali Pietro, figlio di Andrea, destinato a divenire il maggiore e più noto, quando nel febbraio 1369 un nuovo rivolgimento interno in Pisa permise il ritorno degli esuli in patria e al potere. Pietro divenne allora, e rimase fino al 1392, l'effettivo signore dello stato pisano, mantenendo esteriormente immutate quasi tutte le vecchie forme e istituzioni repubblicane, e accentrando i poteri e le cariche pubbliche principali nella sua persona e in altri membri della famiglia, col procedimento comune alla formazione di altre signorie italiane dell'epoca. Il periodo del suo dominio, che precedette il definitivo tramonto dell'indipendenza e della potenza di Pisa, costituì l'ultimo tentativo di una politica d'accordo commerciale e politico con Firenze; tentativo stroncato da un nuovo rivolgimento interno in Pisa nel 1392, quando contro la politica gambacortiana si rivolsero contemporaneamente gl'intrighi di Gian Galeazzo Visconti, mirante a trasformare Pisa in una base della sua politica antifiorentina, e il malcontento dei produttori pisani, i cui interessi erano sacrificati dagli accordi con Firenze. Una congiura promossa da Iacopo d'Appiano, fido agente visconteo successore del Gambacorta nel governo di Pisa, portò all'uccisione del vecchio Pietro e dei suoi figli Benedetto e Lorenzo e all'abbattimento del governo gambacortiano. I superstiti Gambacorta, fra i quali Lotto, che giovanissimo era stato nominato arcivescovo di Pisa, si dispersero per le vie dell'esilio.
Bibl.: G. Volpe, Pisa Firenze Impero ai principii del 1300, in St. Storici, XI; P. Silva, Il Gov. di Pietro G. in Pisa, Pisa 1911; F. Ardito, Nobili e popolo a Pisa durante la signoria del conte Fazio di Donoratico, Cuneo 1920.