Della Volpe, Galvano
Filosofo (Imola 1895 - Roma 1968), per molti anni professore di storia della filosofia presso l'università di Messina; si è occupato in particolare di problemi di estetica. E proprio nell'ambito della determinazione e della definizione del processo creativo, il Della V. è intervenuto nel dibattito sulla poesia dantesca. Le indicazioni ultime della critica dantesca (Gramsci, Barbi), volte a suturare la cesura tra lo schema teologico e morale della Commedia e la poesia, stabilita dall'esegesi romantico-idealistica, sono accettate e verificate dallo studioso in sede estetica, dove, respinta la concezione dell'arte come intuizione e teorizzato, viceversa, il principio che l'artista restituisce, con un linguaggio specifico e storicamente determinato, una realtà criticamente e ideologicamente acquisita, il suo discorso verte sulla fusione tra senso dottrinario e significato letterale nelle immagini e nelle figurazioni del poema.
Infatti in Critica del gusto (Milano 1960) e precedentemente nel saggio Ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide (in " Il Verri " III [1959]), il presupposto della razionalità intrinseca al discorso poetico sostituisce la teoria della struttura concettuale e intrinseca e diviene il fondamento per la dimostrazione dell'inscindibilità, nel dettato dantesco, di linguaggio ‛ quintessenziato ' e tecnico, proprio della problematica cristiano-cattolica medievale e di un modo di concepire per simboli e allegorie, e di linguaggio personale, che su quella si costituisce e si determina. Di qui l'indispensabilità e l'inseparabilità della poesia dalla struttura allegorico-morale, nella Commedia, che le conferisce " quella unità [di giudizio] senza cui qualunque parte o episodio del poema perde la sua sostanza espressiva, artistica, col perdere appunto il suo puntuale significato universale, simbolico, allegorico ".
Bibl. - Per notizie ulteriori v. L. Martinelli, D. - Storia della critica, Palermo 1966, 235.