GALLURA (A. T., 27-28-29)
La regione più settentrionale della Sardegna, limitata a O. dal corso inferiore del Coghinas, a N. dal mare delle Bocche di Bonifacio, a E. dal Mar Tirreno sino alla Punta Pedrami, a S. dalla catena del Limbara e da una linea che, lasciando fuori il villaggio di Monti, vada al M. Nieddu e al M. Longu di fronte all'isolotto dei Pedrami. Essa corrisponde approssimativamente all'ex. circondario di Tempio e comprende i comuni di Aggius (kmq. 289,01, 4608 ab. secondo il censimento del 1931), Arzachena (kmq. 228,61, ab. 3705), Bortigiadas (kmq. 87,27, ab. 1777), Calangianus (kmq. 272,98, ab. 4930), Luras (kmq. 9098, ab. 2884), Nuchis (kmq. 105,06, ab. 1491), S. Teresa Gallura (kmq. 100,98, ab. 2492), Tempio Pausania (kmq. 673,65, ab. 16.891), Terranova Pausania (kmq. 245, 19 con le isole di Tavolara e Molara, ab. 10.085), e La Maddalena con le isole di La Maddalena, Caprera, S. Stefano, Spargi, Razzoli, S. Maria, complessivi kmq. 49,35, ab. 12.124. Alla Gallura apparterrebbe, secondo l'uso del luogo, anche il territorio della frazione di S. Teodoro di Oviddé, con 1308 ab. (1921), che però è aggregata al comune di Posada nella provincia di Nuoro. Dentro questi limiti (ma senza la frazione di S. Teodoro) la Gallura nel 1931 aveva 2143,08 kmq. e 59.252 abitanti (1921: 49.414), cioè circa 28 abitanti per kmq.
La regione si apre ampiamente sul mare: a O. la costa guarda sul Golfo di Porto Torres, e bassa da prima nella pianura del Coghinas, diventa poi alta e rocciosa; dal Capo Testa alla Punta dei Pedrami la costa guarda generalmente a NE. e verso il Tirreno, ed è la più incisa della Sardegna, e può dirsi di tutta l'Italia, con le caratteristiche profonde insenature a rías, tra le quali il Golfo di Terranova col Golfo Aranci. È fronteggiata da varie isole montuose, di cui Caprera e l'Isola della Maddalena sono le maggiori.
Il territorio è costituito da una massa granitica che va innalzandosi verso S. e culmina nel M. Limbara (m. 1362). Essa è stata profondamente solcata sì da formare una serie di catene o di groppe, con prevalente direzione NE-SO. La stessa direzione hanno le valli e i corsi d'acqua che scorrono spesso incassati. Geologicamente la Gallura si riconnette alle masse granitiche della Corsica, e forma transizione a quelle della Sardegna orientale.
Il suolo assai accidentato è mediocremente fertile: i monti sono stati in gran parte disboscati; maggior cura si ha da circa mezzo secolo dei sughereti, che formano qualche bel bosco. La superficie agraria e forestale, calcolata in 2101 kmq., è occupata per il 63% da pascoli, per il 25% da incolto produttivo, per il 0,5% da incolto sterile, per il 2,5% da sughereti, per il 3% da bosco misto. Le colture sono rappresentate dal rimanente 6% e sono costituite da seminativi (circa 2000 ettari), vigneti (1500 ettari), orti, frutteti. La Gallura è quindi regione di allevamento di bestiame, il quale vive in genere all'aperto allo stato brado: nel 1918 vi erano 4782 equini, 47.467 bovini, 7401 suini, 71.274 ovini e caprini. La pastorizia è l'occupazione tradizionale, di lunga prevalente, degli abitanti.
In età preistorica alla Gallura si era estesa la popolazione nuragica che vi ha lasciato i suoi caratteristici edifizî: poi i Greci di Focea fondarono nel Golfo di Terranova la colonia di Olbia, che non prosperò e passò sotto il dominio dei Cartaginesi, mentre la Gallura veniva occupata dai Corsi. Questi vi rimasero anche quando, oppostisi alla conquista romana, furono soggiogati. Sulle coste fiorirono allora Tibula, Viniola, Elephantaria, Olbia, Coclearia, Cares e nell'interno Ad Gemellas e altre località. Col tramonto dell'Impero romano, le città costiere caddero in rovina, Olbia fu sostituita da Pausania che scomparve anch'essa. Abbastanza popolata appare la regione dopo il 1000 nel periodo dei giudicati (v. sotto), quando il nome di Gallul o Galluria era esteso anche alle regioni di Bitti e di Nuoro, che poi ne furono staccate ed ebbero nomi e sorti diverse. Nella Gallura attuale erano allora da 45 a 48 piccoli centri abitati, che scomparvero quasi tutti nel periodo catalano-spagnolo, finché non ne restarono che sette. La vicinanza alla Corsica, dove si poteva scampare, e la natura aspra e accidentata del suolo fecero della Gallura il rifugio di quanti in Sardegna si sentivano sospettati dalla giustizia, e vi accorrevano anche fuorusciti della Corsica. La solidarietà famigliare e la vendetta obbligatoria costituivano i migliori mezzi per ottenere rispetto. Le cose non mutarono di molto nei primi tempi del governo sabaudo. Nella seconda metà del sec. XVII non esisteva in tanta distesa di coste e di isole alcun villaggio, tranne Terranova, con appena 240 abitanti; nel 1688 gli abitanti di tutta la Gallura erano calcolati a 5779 e si erano ritratti nella parte più interna della regione. Erano saliti a 10.490 nel 1728 a 13.181 nel 1751; a 17.962 nel 1821; a 24.764 nel 1861. Contemporaneamente avveniva il riflusso verso la costa: sorgeva il nuovo centro di La Maddalena; Terranova si ripopolava e così Longone Sardo che prese il nome di S. Teresa; altri piccoli centri si sviluppavano. Ad aumentare la popolazione contribuivano elementi corsi, liguri, toscani.
L'azione dello stato si è fatta sentire più efficacemente nell'ultimo secolo, specialmente nel campo della giustizia, dell'istruzione, delle vie di comunicazione.
Il Gallurese ha conservato la fierezza e la gelosia del suo onore, lo spirito d' indipendenza, la generosa ospitalità, e si è avvezzato a rispettare la legge e a ricorrere a essa. Amante della terra, il 40 per cento della popolazione è sparso per le campagne. Molte tradizioni e costumi antichi si conservano ancora, ma le nuove generazioni se ne vanno in gran parte spogliando. Gaio di carattere, facile alla poesia e alla satira, il Gallurese usa un dialetto che per molti riguardi si differenzia dal sardo.
Negli ultimi anni i mezzi di comunicazione sono assai migliorati. La strada nazionale da Terranova è stata continuata (1928) ad Arzachena e al Parau; la ferrovia complementare inaugurata nel 1932 traversa tutta la Gallura unendo Tempio a Sassari e al Parau, ch'è di fronte all'isola della Maddalena, e col tronco già esistente Tempio-Monti si ricollega alle ferrovie principali; una serie di servizî automobilistici percorre la regione. La creazione del vicino lago del Coghinas fornisce energia elettrica. Si sta provvedendo alla bonifica degli stagni litorali.
Bibl.: V. Angius, art. Gallura, in Casalis, Diz. geogr. stor. stat. comm. degli stati del re di Sardegna, VII, Torino 1840, pp. 41-196; S. Lissia, La Gallura, Tempio 1904; F. Corridore, St. doc. della popol. di Sardegna, Torino 1902.
Il giudicato di Gallura.
Appare, come gli altri giudicati sardi (v.), organizzato come un rennu a sé, nella seconda metà del sec. XI (cfr. arborea; Cagliari; logudoro; torres). Raccolse intorno alla curatoria di Civita (l'erede di Olbia) le altre di Gemini, Unali, Balariana, Montagna, Taras, Orfili, Canahim, Torpé, Galtelli, Bitti, Nuoro. Intorno al 1073 era retto da un giudice Costantino, cui succedette, prima che il secolo finisse, Saltaro. Nel secolo successivo (la serie dei giudici non è ancora ben nota) passò nelle mani di Torchitorio de Thori (1113), di Ithoccor de Gunali (1114-1116), di Comita Spanu (1131), di Costantino di Lacon (1146), di Barisone, che forse fu spogliato del giudicato, perché appare poi investito di una curatoria arborense. Del suo successore potrebbe essere stata erede l'Elena che andò sposa a Lamberto Visconti. Per quel matrimonio la Gallura, che da ben oltre un secolo era sotto l'influenza incontrastata di Pisa; diventò il retaggio di quella potente famiglia pisana. Passò da Lamberto al figlio Ubaldo, primo marito di Adelasia di Torres (morta nel 1238), al nipote Giovanni (1250-1271), al pronipote Nino (morto nel 1298), che subì il tradimento di Gomita. Sua figlia fu Giovanna, la quale vide le sue ragioni contestate prima dal comune di Pisa, che aveva già considerato suo padre come ribelle, e poi dalla Spagna. Non rinunciò mai ai suoi diritti, che più tardi per matrimonio furono anche agitati dai Visconti di Milano; ma restarono vuoti di contenuto. La Gallura fu sottoposta al governatore di Cagliari. Le sue terre furono avidamente desiderate dai giudici di Arborea e da altri minori dinasti, che la resero teatro di continue lotte e ribellioni. L'unità amministrativa, che si era avuta sotto il giudicato, si sciolse in una capricciosa molteplicità di feudi.
Bibl.: Giagheddu, Il giud. di Gallura e le sue relaz. con Pisa, Siena 1919.