GALLA Placidia
Figlia di Teodosio I, nata intorno al 390. Nel 402 seguì a Ravenna il fratello Onorio divenuto imperatore d'Occidente. Nel 410 ebbe forse a consigliare l'uccisione di Serena (moglie di Stilicone, già soppresso da Onorio) essendo costei sospettata d'intese con Alarico che si avvicinava. Ma Alarico riuscì lo stesso a entrare in città e, dopo il terribile saccheggio, annoverò nella preda G. P., che trascinò verso l'Italia meridionale (410-411). Fu da lui data al cognato Ataulfo, che, morto Alarico presso Cosenza (autunno 410), forse per avanzare diritti di pretendente all'impero, la sposò, contro il volere di Onorio (intorno al 413). Nell'estate 414 o 415 G. P. è in Spagna con Ataulfo. Le nasce a Barcellona un figlio, Teodosio, che ebbe pochi mesi di vita. Nell'agosto del 415 Ataulfo fu assassinato a opera di Sigerico. Costui fu a sua volta sopraffatto da Wallia per opera del quale Placidia venne rimandata in Italia. Quivi, ospitata dal fratello Onorio a Ravenna, fu data in sposa al patrizio Costanzo (416?). Da tal connubio nacquero Giusta Grata Onoria (417 o 418) e Flavio Placido Valentiniano (luglio 419). L'8 febbraio 421 Onorio diede a Costanzo e a G. P. la dignità di augusti (anzi associò Costanzo all'impero) ed elevò al grado principesco il piccolo Valentiniano. Nel settembre 421 o nel 422 Costanzo muore e poco dopo si manifesta una grave scissione fra Onorio e G. P. Non ne sappiamo bene le cause: vi fu persino chi sospettò una passione illecita. Esito di tale contrasto fu l'andata di G. P. a Bisanzio insieme con i due figli. Onorio morì nell'agosto del 423 e, all'annuncio della morte, G. P. credette necessario tornare in Italia per assicurare i diritti alla successione del figlio Valentiniano elevato alla dignità cesarea da Teodosio II. Non è chiaro se il giovanetto fu rivestito della porpora (23 ottobre 424) a Tessalonica o a Roma.
Stabilita la sua residenza in Ravenna dopo soppresso l'usurpatore Giovanni, il primicerio dei notai che si era impadronito del governo d'Italia, G. P., durante la minorità di Valentiniano III resse le sorti dell'impero d'Occidente; ma la sua leggerezza favoriva gl'intrighi di corte con gravi ripercussioni. Vi è prima il contrasto fra Ezio e Bonifacio che frutta la perdita dell'Africa invasa dai Vandali, chiamativi, come sembra, da Bonifacio (429). Poi scoppia il dissidio tra il patrizio Felice ed Ezio che ha la carica di magister militum. Felice è assassinato ed Ezio rimane al potere. Più tardi Bonifacio, richiamato, è fatto magister militum; Ezio deve ritirarsi a Roma e poi in Dalmazia (432). Poco dopo Bonifacio soccombe in uno scontro a Rimini. Gli succede il magister militum Sebastiano. Nel 433 ritorna (con l'appoggio barbarico) Ezio, ed è favorevolmente riaccolto dalla corte e fatto patrizio. Sebastiano ripara alla corte orientale. Intanto G. P. aveva dovuto separarsi dalla figlia Giusta Grata Onoria, che in seguito alle sue colpevoli relazioni col maggiordomo Eugenio, fu mandata dalla madre a Bisanzio; Onoria se ne sarebbe vendicata riuscendo a comunicare con Attila, cui avrebbe mandato, secondo il racconto di alcuni cronisti, il suo anello da sposa.
Non sappiamo altre notizie di G. P. fino al febbraio del 450, quando la troviamo in Roma insieme con Valentiniano ed Eudossia. Il 22 febbraio Leone Magno pronunciò avanti ai dinasti un'omelia in cui accennò al favoreggiamento di Teodosio II per l'eresia monofisita. In seguito a tale invocazione, Valentiniano, Eudossia e G. P. scrissero lettere a Teodosio. Quella di Placidia è particolarmente calorosa, ed è l'ultima traccia della sua attività politica. Il 27 novembre di quell'anno (450) essa morì e fu sepolta nel mausoleo imperiale presso San Pietro in Vaticano.
L'effigie di G. P. ci è conservata da un medaglione della collezione Gnecchi, opera di squisita fattura. In quanto al mausoleo ravennate dove, secondo fonti posteriori, sarebbe stata trasportata la salma di G. P., abbiamo già detto che le fonti contemporanee parlano della sepoltura in Roma. È probabile che nel mausoleo sia stato sepolto Costanzo, marito di Placidia. La dedica del sacello a S. Lorenzo sarebbe comprovata dalla nota figurazione del diacono martire che si vede nel fondo (non hanno alcun valore certe recenti congetture che contrastano l'identificazione del martire). Le tre arche esistenti, prese da altro luogo, furono introdotte nel mausoleo soltanto più tardi. Le tombe, secondo il costume del tempo, dovevano trovarsi affossate nel pavimento (per la descrizione dell'ornamentazione musiva, ecc., v. bizantina, civiltà: Arte; ravenna).
La chiesa di S. Giovanni Evangelista è attualmente solo in parte di costruzione placidiana. Del celebre mosaico (con la scena del voto nel pericolo marino, con la serie degl'imperatori cristiani e la consacrazione della chiesa a opera di S. Pier Crisologo) che tanto sollecitò la fantasia degli storici ravennati, non rimane altro ricordo che la sommaria riproduzione di una miniatura (oltre, s'intende, le descrizioni). Del palazzo imperiale si vanno ora scoprendo alcune interessantissime vestigia. Il nome di P. è pure sull'arco trionfale della basilica di S. Paolo in Roma da lei restaurato al tempo di S. Leone Magno.
Bibl.: R. Cessi, "Regnum" ed "imperium" in Italia, I, Bologna s. a., pp. 33-50; A. Testi Rasponi (ediz. del Liber Pontificalis di Agnello Ravennate nella nuova ediz. dei Rer. Ital. Script. muratoriani curata dall'Istituto Storico Italiano), pp. 117-131; E. Stein, Geschichte des spätrömischen Reiches, I, Vienna 1928, p. 386 seg. e passim; O. Seeck, in Pauly-Wissowa, Real. Encycl., IV, coll. 1099-1102, s. v. Constantius, e II, coll. 2241-2247, s. v. Attila. - Per l'episodio di Leone Magno nel 450, v. l'omelia pubblicata e commentata da G. Morin: Anecdota Maredsolana, I, Maredsous 1893, p. 409. Specie sui rapporti di G. con Roma, v. oltre lo Stein, Gregorovius, St. d. città di Roma nel Medioevo (ed. ital.), I, p. 92 e H. Grisar, Roma alla fine del mondo antico (1ª ed. ital., Roma 1908), pp. 71 segg., 316 seg. - Sulle testimonianze archeologiche e artistiche dell'attività di G. in Ravenna v. C. Ricci, Il mausoleo di Galla Placidia in Ravenna, Roma 1914 (estr. dal Boll. d'arte del Min. pubbl. istruz.); id., Guida di Ravenna, 6ª ed., Bologna [1923], pp. 84-90 e 100-110; G. Gerola, I monumenti di Ravenna bizantina, Milano (coll. Il Fiore), s. a., tavv. 9-13. - Sull'arco trionfale della basilica di S. Paolo v. G. B. De Rossi, Musaici delle Ch. di R. Il medaglione con il ritratto, in F. Gnecchi, I medaglioni romani, I, p. 39 e tav. 20, n. 2.