SANSEVERINO, Galeazzo
SANSEVERINO, Galeazzo. – Nato a Napoli il 12 giugno 1458, appartenne a un ramo secondario della famiglia napoletana Sanseverino di Caiazzo; fu il figlio di Giovanna da Correggio e di Roberto, condottiero a servizio degli Sforza, dei papi Sisto IV e Innocenzo VIII, degli Aragona e della Repubblica di Venezia.
Nel 1483, durante la guerra tra Venezia e Milano, a differenza del padre, Galeazzo e i suoi fratelli si schierarono con il nuovo uomo forte del ducato, Ludovico Sforza (il Moro), che sostennero nel consolidamento del suo potere. Già a quel periodo risale la rivalità con Giovan Giacomo Trivulzio, leader della fazione ghibellina, destinato a lasciare il Ducato e a porsi a servizio del re di Francia. In ricompensa della fedeltà dimostrata, il Moro diede in sposa a Sanseverino la propria figlia naturale, Bianca, all’epoca ancora bambina: celebrato il 31 dicembre 1489, il matrimonio fu poi consumato il 20 giugno 1496, ma si concluse con la precoce morte della giovane sposa pochi mesi più tardi. Grazie al favore del duca, Sanseverino ricevette la contea di Voghera e i feudi prima appartenuti alla famiglia Dal Verme tra Piemonte e Lombardia.
All’interno stesso della famiglia si delineò un contrasto con il fratello maggiore Giovan Francesco, al quale il duca preferì i servigi di Galeazzo, che di fatto divenne la seconda figura più influente del Ducato, come si deduce dai versi di encomio dedicatigli da poeti cortigiani (B. Bellincioni, Le rime, a cura di P. Fanfani, Bologna 1876, pp. 39-41, 82 s., 86 s., 233 s.) e dall’utilizzo che ne fece il duca in delicate missioni diplomatiche. Nel 1492 fu inviato alla corte di Francia per convincere Carlo VIII a scendere in Italia. Nel corso di una seconda missione, nel giugno del 1494, fu accolto a Lione con grandi onori e ricevette il prestigioso titolo di cavaliere dell’Ordine di S. Michele. Nelle settimane trascorse a stretto contatto con il re riuscì a prevalere sul partito di corte ostile alla spedizione in Italia e si guadagnò l’ammirazione e l’amicizia del sovrano, anche in virtù dell’abilità nel cavalcare e della sua eleganza nel vestire.
Le prime settimane di guerra lo videro impegnato a fianco dell’esercito francese contro gli aragonesi in Liguria. Giunto a Pisa con i francesi, con destrezza sobillò la ribellione dei pisani contro la dominazione fiorentina, con l’ambizione di favorire l’annessione della città toscana al Ducato di Milano, prima di venire richiamato dal Moro in Lombardia nel mese di dicembre. Nel 1495 il quadro delle alleanze mutò, con il passaggio dei milanesi dalla parte della Lega antifrancese: Sanseverino organizzò attorno ad Asti la difesa del Ducato e respinse verso Novara le truppe di Luigi di Orléans; raggiunto un accordo di pace, gestì la pacifica fuoriuscita dalla città delle truppe francesi.
Nel 1499 si trovò a guidare la difesa del Ducato dall’invasione del nuovo re di Francia Luigi XII. Il rapido tracollo del potere sforzesco culminò nella fuga notturna di Galeazzo che, percepita l’ostilità della popolazione cittadina e la debolezza delle proprie truppe, il 28 agosto 1499, anziché resistere a oltranza come ordinatogli, abbandonò la fortezza di Alessandria e i 5000 uomini dell’esercito ducale sotto il suo comando per trovare rifugio prima a Pavia, poi a Milano e infine alla corte imperiale con il duca Sforza.
Il 3 febbraio 1500 Galeazzo fece un ingresso trionfale a Milano e ristabilì l’effimero dominio sforzesco. La diserzione dei mercenari svizzeri alle porte di Novara nell’aprile del 1500 sancì la fine del potere del Moro, arrestato con Sanseverino. L’umiliante prigionia si concluse con il pagamento di un riscatto di 4000 ducati nel giugno successivo; egli riparò dunque alla corte imperiale, dove rimase fino al 1503 come principale referente degli esuli lombardi banditi dai francesi. I ripetuti tentativi di ottenere il perdono del re di Francia andarono in porto grazie alla mediazione dei fratelli Giovan Francesco e Federico, già da anni a servizio del re.
Dal gennaio 1504 Sanseverino si trasferì in Francia, dove, in un primo tempo, fu accolto con diffidenza; le sue doti di perfetto cortigiano, che gli sarebbero valse le lodi di Baldassarre Castiglione (Il libro del cortegiano, a cura di W. Barberis, Torino 1997, pp. 57 s.), ma soprattutto la necessità per il re di avere condottieri italiani alle proprie dipendenze, gli consentirono poi l’accesso nella cerchia più esclusiva della corte regia. Alla morte del fratello maggiore, avvenuta nel settembre del 1501, assunse il titolo di conte di Caiazzo, divenendo il principale esponente della famiglia nel Nord Italia. Nel settembre del 1505 Luigi XII lo nominò gran scudiere di Francia: incarico che oltre a una dimensione cerimoniale prevedeva la cura delle scuderie e delle poste del sovrano, e il comando di una condotta di 50 lance (poi divenute 100). Il prestigioso titolo gli garantì un rapporto di stretta vicinanza al sovrano e una presenza costante nel protocollo di corte, nell’organizzazione di tornei e feste.
Generoso mecenate, amava circondarsi di artisti, come attestano i suoi rapporti con Leonardo da Vinci che nel 1491 organizzò una festa in costume nella sua dimora milanese, e poi forse frequentato anche in Francia, oltreché con il matematico Luca Pacioli, alle cui lezioni di geometria sull’opera di Vitruvio era solito partecipare nella Milano degli Sforza; durante l’esilio in Germania si legò ad Albrecht Dürer, che lo ritrasse a Norimberga nel 1503.
Il favore del re gli permise di recuperare le terre confiscategli nel Nord Italia dopo la sua messa al bando. Nel 1507 e nel 1509 accompagnò Luigi XII nelle sue discese in Italia, verso Genova e poi verso Milano. Partecipò con un ruolo di primo piano alla campagna contro Venezia nel 1510-11 e fu impegnato con il fratello cardinale Federico nelle trattative con Massimiliano d’Asburgo per la convocazione del Concilio scismatico di Pisa. Dopo un breve ritorno a corte, nella primavera del 1512 venne inviato in Italia per assistere Gaston de Foix nella gestione del Ducato e per convincere il marchese di Mantova a schierarsi con il re. Prese parte alla battaglia di Ravenna nel 1512 e completò la riconquista della Romagna, al cui presidio rimase con una parte delle truppe prima di essere richiamato in Lombardia. Tornato a corte, venne ammesso nel Conseil royal, a riprova del suo crescente prestigio nelle gerarchie del Regno, cui corrispose la caduta in disgrazia del rivale milanese, Trivulzio.
Nel 1518 convolò a seconde nozze con Costanza Del Carretto. Nel giugno del 1520 prese parte all’incontro del Drappo d’oro tra Francesco I ed Enrico VIII, che sancì un momentaneo riavvicinamento tra le due Corone. Nel gennaio del 1522 insieme con altri grandi dignitari di corte si recò in Svizzera per l’arruolamento di truppe mercenarie, che condusse poi in Lombardia: la sconfitta nella battaglia della Bicocca nell’aprile del 1522 lo costrinse a riprendere la strada dell’esilio in Francia e a perdere i propri possessi nel Ducato di Milano.
Accompagnò infine Francesco I nella campagna italiana del 1524-25: nel parco di Pavia alla testa della cavalleria transalpina il 24 febbraio 1525 trovò la morte con il fior fiore dell’aristocrazia del Regno.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Condottieri, Sanseverino; Archivio ducale, visconteo-sforzesco, Potenze estere, Roma, 110-111; Registri ducali, 170, 174; numerosi riferimenti a Sanseverino si trovano nei carteggi diplomatici di Ferrara e Mantova; Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms. fr. 5779; ms. fr. 21405. Alcune sue lettere sono riprodotte in G. Molini, Documenti di storia italiana copiati su gli originali autentici e per lo più autografi esistenti in Parigi, I, Firenze 1836, pp. 69 s., 179; diversi poemi a lui dedicati si trovano in B. Bellincioni, Le rime, a cura di P. Fanfani, Bologna 1876.
S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze 1580, parte II, pp. 23 s.; B. Corio, Storia di Milano, III, Milano 1857, pp. 409 s., 423 s., 428-430, 549 s., 584, 592, 606-610, 614, 672-675, 684-694; M. Sanudo, Diarii, a cura di R. Fulin et al., I-LVIII, Venezia 1879-1903, ad ind.; Catalogue des actes de François Ier, a cura di P. Marichal, Paris 1887-1907, ad ind.; H.-F. Delaborde, L’expédition de Charles VIII en Italie, Paris 1888, pp. 331-357, 379 s., 608-611; A. Luzio - R. Renier, Delle relazioni di Isabella d’Este Gonzaga con Lodovico e Beatrice Sforza, in Archivio storico lombardo, XVII (1890), pp. 74-76, 346-348, 379-380, 393-395, 619-624, 628 s., 668-672; P.D. Pasolini, Caterina Sforza, III, Roma 1893, ad ind.; L.-G. Pelissier, Louis XII et Ludovic Sforza: (8 avril 1498-23 juillet 1500), I, Roma 1896, pp. 95 s., 118; G. Gherardi, Dispacci e lettere, Roma 1909, ad ind.; A. Giulini, Bianca Sanseverino Sforza figlia di Lodovico il Moro, in Archivio storico lombardo, XXXIX (1912), pp. 233-252; E. Picot, Les italiens en France au XVI siècle, Bordeaux 1918, pp. 7, 12 s., 14, 65, 145, 157; B. Zambotti, Diario ferrarese, a cura di G. Pardi, Bologna 1934-1937, ad ind.; L. Cerioni, La diplomazia sforzesca nella seconda metà del Quattrocento e i suoi cifrari segreti, Roma 1970, ad ind.; F. Guicciardini, Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, Torino 1971, ad ind.; R. Tamalio, Federico Gonzaga alla corte di Francesco I di Francia nel carteggio privato con Mantova (1515-1517), Paris 1994, ad ind.; L. Arcangeli, Milano e Luigi XII. Ricerche sul primo dominio francese in Lombardia (1499-1512), Milano 2002, ad ind.; M. Pellegrini, Ascanio Maria Sforza. La parabola politica di un cardinale-principe del Rinascimento, Roma 2002, ad ind.; S. Meschini, Luigi XII duca di Milano. Gli uomini e le istituzioni del primo dominio francese (1499-1512), Milano 2004, ad ind.; Id., La Francia nel ducato di Milano. La politica di Luigi XII (1499-1512), Milano 2006, ad ind.; Ph. de Commynes, Mémoires, a cura di J. Blanchard, Paris 2009, ad ind.; M. Mallett - C. Shaw, The Italian wars, 1494-1559. War, state and society in early modern Europe, Harlow 2012, ad ind.; S. Meschini, La seconda dominazione francese nel Ducato di Milano: la politica e gli uomini di Francesco I (1515-1521), Varzi 2014, ad ind.; N. Le Roux, Le crépuscule de la chevalerie. Noblesse et guerre au siècle de la Renaissance, Seyssel 2015, ad indicem.