GONZAGA, Galeazzo
Figlio di Giovanni, marchese di Vescovado fratello del duca di Mantova Francesco II, e di Laura di Giovanni Bentivoglio, signore di Bologna, il G. nacque nel 1509 (non nel 1502, come riporta il Litta).
Sulla sua educazione non abbiamo dati; la prima notizia pervenutaci lo vede governatore di Modena per Ercole II d'Este dal 17 nov. 1547 al 24 genn. 1550, mentre alla Cronaca modenese di Tomasino Bianchi dobbiamo due brevi notazioni che ci offrono un'idea abbastanza precisa del suo carattere. Poco dopo il suo insediamento, ci informa il cronista, il nuovo governatore (che non ha moglie) se ne sta in castello, immerso negli agi delle sue camere bene addobbate. Trascorre il tempo nello studio e nei giochi; se qualcuno lo cerca, concede udienza, ma "per manco fastidio" non si cura di avocarle a sé e sbriga solo quelle commesse dal duca. Al momento della sua partenza dalla città, il Bianchi è ancora più esplicito: il G., "giovene e bello", "era homo da bon tempo più che da governo"; tra gli altri piaceri cui indulgeva, ogni giorno giocava in castello con i giovani delle famiglie principali della città e in questo modo aveva perduto parecchie centinaia di scudi.
Sui due anni trascorsi a Modena, il cronista non registra notizie di particolare rilievo. Il compito più impegnativo fu, appunto, quello di sovrintendere alla fabbrica delle nuove fortificazioni, che comportò dissensi e questioni a causa delle demolizioni di edifici privati. Dal 16 al 21 luglio 1548 Ercole II fu a Modena per ispezionare di persona i lavori. Nella sua azione di governo il G. si impegnò soprattutto per ricomporre i conflitti esistenti tra le famiglie eminenti della città, imponendo il divieto di girare armati. Il 5 sett. 1548 si recò con i suoi fanti, dottori e notai a Scandiano, su invito del conte Giulio Boiardo, per sorvegliare l'arengo di un duello, che poi non fu disputato a causa della diversità delle armi tra i duellanti. Nell'ottobre 1549 il G. ospitò Paolo Giovio, di passaggio per Modena sulla via di Como, con cortesia tale da essere degna di memoria in una lettera scritta da questo a Girolamo Angleria, una volta giunto a destinazione. L'epistolario del Giovio conserva traccia di un rapporto amichevole con il G. anche in precedenza: il 18 febbr. 1546, da Roma, annunciando a Cosimo de' Medici la composizione della vita di Adriano VI, il Giovio comunica di avere intervistato il G. circa l'altra biografia che ha intenzione di scrivere, probabilmente la vita di Alfonso I d'Este.
Il G. lasciò Modena perché chiamato da Ercole II a far parte del suo seguito nell'ambasciata d'obbedienza al pontefice neoeletto, Giulio III. A Modena il G. fu sostituito temporaneamente da Battistino Strozzi, al quale il 27 febbraio succedette come nuovo governatore Ferrante Trotti. Non si hanno notizie per gli anni successivi, ma è probabile che il G. rimanesse con qualche incarico alla corte di Ferrara. Qui si trovava nel febbraio 1551, reduce da un soggiorno a Mantova, quando scrisse un biglietto al Bianchi, rassicurandolo di essere intervenuto presso il duca a proposito della demolizione di una casa del Bianchi resasi necessaria a causa dell'erezione delle mura della città.
Gli studi da cui il Bianchi dice fosse distratto il G. erano di natura poetica. Fu autore di versi latini, rimasti inediti in alcuni codici (tra gli altri, il manoscritto Estense 496 della Biblioteca Estense di Modena conserva dei Carmina de morte Cleopatrae), e in lingua: alcuni furono accolti nel Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori nella lingua volgare, curato dal poeta, matematico e astronomo bolognese Ercole Bottrigari e uscito a Bologna per i tipi di A. Giaccarelli nel 1551. Come autore di "carmina multa" inediti, il G. è ricordato da Lilio Gregorio Giraldi nel De poetis nostrorum temporum (Florentiae 1551); Eugenio Cagnani lo menziona tra i personaggi della famiglia Gonzaga dediti al culto delle Muse nella Lettera cronologica posta in testa alla Raccolta d'alcune rime di scrittori mantovani (Mantova 1612, p. 5): la Lettera rappresenta un panorama dei letterati mantovani del secolo precedente in un'ottica celebrativa e municipalistica. Sulla partecipazione del G. a varie accademie restano scarne testimonianze. Con certezza fu solo tra gli Infiammati di Padova, negli anni in cui l'Accademia fiorì, tra il 1540 e il 1543 (anche se sopravvisse fino al 1550), e vi ricoprì la carica di principe per un esiguo periodo, compreso tra il dicembre 1540 e il marzo 1541, cioè dopo il fondatore Leone Orsini e Giovanni Corner, e prima di Alessandro Piccolomini e di Sperone Speroni. Risulta in carica il 6 febbr. 1541, quando il Piccolomini tenne agli accademici una lezione su un sonetto di Laudomia Forteguerri, ed è nominato nell'orazione agli accademici pronunciata dallo Speroni nella sua elezione. Durante il suo principato furono accolti nel cenacolo tre letterati di primo piano: Luigi Alamanni, che inoltrò la domanda nel dicembre 1540; Lodovico Dolce, entrato nel gennaio 1541 con l'appoggio di Benedetto Varchi; Pietro Aretino, che fu accolto nel marzo, su proposta del Piccolomini. Oltre a costoro, nell'Accademia il G. ebbe occasione di frequentare letterati e filosofi come Bernardino Tomitano, Vincenzo Maggi, Bartolomeo Lombardi, Lazzaro Bonamico, Girolamo Fracastoro, Giovan Andrea dell'Anguillara, Mariano e Celio Sozzini. Una lettera dell'Aretino al G. del 22 febbr. 1542 accompagna l'invio del testo di una commedia dell'Aretino stesso, probabilmente la Talanta o Lo ipocrito, pubblicate in quell'anno.
La militanza negli Elevati di Ferrara non dovette costituire un episodio di rilievo, vista l'esistenza effimera del cenacolo, limitata al 1540-41 per la morte del suo fondatore, Celio Calcagnini; mentre agli ultimi anni risalirebbe quella negli Invaghiti di Mantova, istituiti nel 1562 da Giulio Cesare Gonzaga. Questa sarebbe anche la notizia cronologicamente più avanzata sul G., del quale non si conosce la data di morte.
Fonti e Bibl.: L.G. Giraldi, De poetis nostrorum temporum, in Id., Opera, II, Basileae 1580, pp. 419 s.; S. Speroni, Opere, II, Venezia 1740, p. 251; T. Bianchi, Cronaca modenese, IX, a cura di L. Lodi, Parma 1873, ad ind.; X, ibid. 1878, ad ind.; XI, ibid. 1881, p. 68; P. Giovio, Lettere, a cura di G.G. Ferrero, II, Roma 1958, pp. 32 s., 145, 147; P. Aretino, Lettere, a cura di P. Procaccioli, II, Libro II, Roma 1998, p. 344; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, Milano 1741, pp. 355 s.; G. Tiraboschi, Letteratura italiana, IV, Milano 1833, p. 244; M. Maylander, Storia delle accademie d'Italia, III, Bologna 1929, p. 268; V. Vianello, Il letterato, l'accademia, il libro, Padova 1988, pp. 73 s., 76; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gonzaga, tav. IV.