BORROMEO, Galeazzo
Nacque a Milano intorno al 1397, da Borromeo e da Maddalena Moviglia. Il padre era figlio di quel Filippo che nel 1367 aveva capeggiato la sollevazione di San Miniato - patria della famiglia - contro Firenze che dal 1347 dominava il Comune. Nell'agosto del 1369 l'esercito fiorentino iniziò l'assedio di San Miniato: nel gennaio dell'anno successivo la città cadeva e i Fiorentini condannarono a morte Filippo e decretarono il bando alla famiglia Borromeo. Il padre del B., Borromeo, insieme col proprio fratello Giovanni (I) - che più tardi adotterà il nipote Vitaliano - si trasferiva a Milano, mentre il suo terzo fratello, Alessandro, si stabiliva a Venezia. Un altro ramo della famiglia andò a Pisa.
Abbiamo notizie di una compagnia bancaria intitolata a Borromeo e Giovanni (I) sin dal 1393; nel 1397 essi operano separatamente. Borromeo, che servì prima i Carraresi a Padova e poi i Visconti, venne imprigionato nel castello di Milano nel 1403, non si sa per quale motivo, ma venne in seguito rimesso in libertà. Nel frattempo a Venezia Alessandro aveva fondato, in società con un tale Domenico di Andrea, una compagnia molto fiorente di cui abbiamo notizia a partire dall'anno 1395. Pare che ad un certo momento anche Borromeo finisse per associarsi al fratello Alessandro (Biscaro, p. 39).
Proprio presso quest'ultimo il B. con il fratello Giovanni (II) fece il primo tirocinio; più tardi - ma è impossibile fissare la data - essi divenivano soci di Alessandro. Intorno al 1420 il banco fondò due filiali a Bruges e a Londra sotto la ragione sociale "Galeazzo Borromeo, Antonio di Francesco e C.". Le due filiali furono utilizzate per molti anni come agenti dal Banco Medici; quella londinese lavorò anche per il Banco Borromeo di Milano fino a quando nel 1435 quest'ultimo fondò una propria filiale londinese sotto la ragione sociale "Filippo Borromeo" (Filippo era figlio di Vitaliano, figlio adottivo di Giovanni).
Il 16 febbr. 1413 Firenze toglieva il bando alla famiglia Borromeo, la quale cominciò da allora ad acquistare palazzi e botteghe nella città e terreni nel contado e ad investire denari nel Monte Comune fiorentino. Per venti anni, inoltre, la famiglia godette di benefici fiscali. Il B. si stabilì, in data non conosciuta, a Firenze dove nel 1425 sposò Giovanna Gianfigliazzi e dove nel 1430 abitava in una casa sul Lungarno. Intorno al 1432 egli divideva con i fratelli Giovanni e Antonio l'eredità paterna (Borromeo era morto nel 1422) e quella dello zio Alessandro, morto scapolo l'8 luglio 1431. Nella divisione al B. andò la casa che abitava sul Lungarno, un castello a Santa Maria Novella in Val d'Elsa, tredici poderi tra Santa Maria Novella e Lucardo, novanta "luoghi" di Genova, un quarto del capitale complessivo del banco di Venezia e delle filiali di Bruges e Londra, cinque carati della magona di una vena di ferro nell'isola d'Elba del valore di 4.700 fiorini, "denari di Monte Comune" di Firenze e "paghe sostenute" per un ammontare di 27.400 fiorini e infine cinque schiavi russi. Ad Antonio andarono i beni che Borromeo possedeva fuori della Toscana (a Padova, nel Veronese e nel Bolognese) insieme con un quarto del capitale del banco veneziano e delle due filiali. A Giovanni, infine, oltre a un altro quarto del capitale, andarono beni immobili siti in Firenze, a Montopoli, a San Casciano e a Castel Vecchio in Val di Pesa, più "denari di Monte Comune" per un ammontare di 24.400 fiorini.
Nel 1433 il B. ritornò a Venezia, ma partecipò con Giovanni alla fondazione di un banco a Firenze (si ignora la data esatta della fondazione). A tal fine si immatricolava nel settembre 1435 nell'arte del Cambio nella quale alla fine dell'anno precedente si era immatricolato Giovanni. A questo spettò la direzione del banco fiorentino.
Il B. morì a Venezia nel 1436 e fu sepolto nella cappella fatta costruire dallo zio Alessandro nell'isola di S. Elena. Ebbe cinque figlie legittime e un figlio illegittimo.
Alla morte del B. la direzione del banco veneziano passò al fratello Antonio e al vecchio socio Lazzaro di Giovanni; la filiale di Londra fu assunta da un lontano parente, del ramo pisano della famiglia, Benedetto di Lodovico Borromeo, mentre quella di Bruges venne affidata a un figlio di Antonio, Alessandro. Questi, nato intorno al 1420 a Venezia o a Padova, dopo alcuni anni di permanenza a Bruges passò a Londra ove collaborò con Benedetto di Lodovico. Per alcuni anni fece la spola tra Bruges e Londra, ove nel 1444 è indicato in un documento come "fattore" di Benedetto, del quale divenne socio nel 1450. Nel 1452 Benedetto moriva e la sua quota passava al nipote Piero di Gabriello. Alessandro rimase a Londra fino al 1453 e poi tornò a Venezia, dove assunse la direzione del banco paterno (Antonio doveva essere già morto) e si sposò nel 1462. Morì a Padova nel 1470 lasciando tre figli maschi e tre femmine.
Il banco fiorentino ebbe un notevole sviluppo sotto la direzione di Giovanni. Nel 1470 era suo socio un altro figlio di Antonio, Carlo. Giovanni morì a Padova nell'ottobre 1476 lasciando i suoi beni a Carlo, ad Achille, primogenito di Alessandro e a un altro pronipote, Jacopo, figlio di Filippo di Antonio. Il banco fiorentino era allora in liquidazione e dal catasto del 1480 risulta chiaramente che il capitale lasciato da Giovanni era piuttosto esiguo.
Fonti eBibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte del Cambio, 12, c. 100v; Catasto, 81, 389, 500 (Quartiere di S. Giovanni, Gonfalone Vaio, 1427, 1430, 1433) per Galeazzo e Giovanni di Borromeo; 628, 685 (Vaio, 1442, 1446) per gli eredi di Galeazzo; 832, 929 (Vaio, 1457, 1470) per Giovanni di Borromeo; 1023 (Vaio, 1480) per Carlo di Antonio; Mediceo avanti il Principato, filza XII, n. 155 (per Galeazzo); filza 148, n. 10 (per Alessandro di Antonio); Provvisioni, Registri, 101, cc. 360v-362v; Firenze, Bibl. Naz., mss. Passerini, n.186, Borromeo, cc. 5v-6v; G. Camerani Marri, I doc.commerc. del fondo diplom. mediceo,nell'Arch. di Stato di Firenze (1230-1492). Regesti, Firenze 1951, pp. 56, 61, 72; G. Biscaro, Il banco Filippo Borromei e compagni di Londra, in Arch. st. lomb., s. 4, XIX (1913), pp. 39 s., 60 s., 284 n. 1, 286, 369, 374; F. M. Galli-Angelini, Una famiglia samminiatese nei suoi rapporti con la storia. I Borromei, in Boll. della Accad. degli Euteleti in San Miniato, I (1919) 3, p. 70-72; L. Mirot-E. Lazzareschi, Un mercante di Lucca in Fiandra. Giovanni Arnolfini, in Boll.st. lucchese, XII (1940), 2, p. 88 (per Alessandro di Antonio); T. Zerbi, Le origini della partita doppia, Milano 1952, pp. 331, 361, 445; F. Melis, Note di storia della banca pisana nel Trecento, Pisa 1955, pp. 188-190; R. De Roover, The Rise and Decline of the Medici Bank. 1397-1494, Cambridge, Mass., 1963, pp. 209, 245, 318; M. E. Mallett, The Florentine galleys in the fifteenth century, Oxford 1967, pp. 250, 254; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, tav. I, Borromei.