GALAZIA (A. T., 88-89)
Regione interna dell'Asia Minore, dai limiti non bene definiti, che i Romani chiamarono Galatia perché abitata dai Galati (v.). È regione di transizione fra i paesi costieri settentrionali, montuosi, umidi e boscosi, e la zona interna, meno accidentata, quantunque alta e più o meno arida. Le altezze maggiori si hanno nei Küre Dağï ed Elma Dağï, di poco inferiori ai 2000 m. Il clima è continentale, con forti escursioni termiche annue e scarse precipitazioni: sì che la massima parte del paese è stepposa e adatta solo alla pastorizia. Le aree boscose sono limitate alle zone più alte dei monti e le colture si hanno solo, oltre che sui pochi ripiani irrigui o irrigabili, nel fondo, talvolta malsano, delle vallate dei fiumi, fra i quali sono il Kïzïl Ïrmak col Delice e il Sakarya col Pursak. Fra gli animali allevati, famose sono le capre d'Angora, che prosperano tanto sulle colline pascolive orientali quanto nella zona d'Angora, nella vallata del Sakarya e sull'arido altipiano calcareo del Haimane frequentato dai pastori Curdi. Importante è anche l'allevamento delle pecore dalla coda grassa, dei cammelli e, nelle vallate agricole, dei bufali. Nelle valli del Çubuk Suyu e dell'Ova, aperte verso S., verso la piana d'Angora, si alleva pure il baco da seta. Meno importante è l'agricoltura, i cui prodotti non sono sufficienti al fabbisogno della popolazione. Il frumento cresce sui ripiani orientali e nel fondo delle valli, dove prosperano qua e là anche il mais, il cotone, le frutta e, meno, il riso, e dove sono distribuiti anche la maggior parte dei villaggi. Sui pendii vallivi è ben coltivata la vite.
Il centro più notevole è Angora (v.), la capitale della Turchia, collegata per ferrovia a Costantinopoli. Altre località notevoli sono Sivrihisar, porta d'ingresso alla Frigia; Keskin, centro minerario per l'estrazione del piombo; Kalecik e Sungurlu, centri agricoli, come CKankïrï e Iskilip, già sul confine con la Paflagonia.
Storia. - La provincia romana della Galazia fu costituita nel 25 a. C., con la maggior parte dei territorî che avevano formato il regno di Aminta, toltene la Pamfilia e la Cilicia aspra, cioè, oltre che con la Galazia propriamente detta (v. galati), con la Pisidia, la Isauria e la Licaonia. A questi territorî fu aggiunta nel 6 a. C. la Paflagonia, e più precisamente i tre distretti delle città di Neoclaudiopoli, Pompeiopoli e Gangra; nel 2 a. C. la striscia di territorio tra Skylax e Iris con le città di Amasia e Sebastopoli, il quale territorio ebbe poi il nome di Pontus Galaticus; nel 63 d. C., il territorio a occidente del precedente sino all'Armenia, quello, cioè, che si disse Pontus Polemonianus, per avere costituito il regno di Polemone, e, presso a poco, nello stesso torno di tempo, l'Armenia minore. Vespasiano a questi territorî congiunse la Cappadocia, riunendo così in una sola provincia tutta la parte orientale dell'Asia Minore, ma poi Traiano costituì la Cappadocia in provincia per sé stante, con proprio governatore, attribuendo a essa i due Ponti, Galatico e Polemoniano. Al tempo di Adriano l'Isauria e parte della Licaonia furono annesse alla Cilicia, come già prima (forse con Vespasiano) parte della Pisidia era stata annessa alla provincia Licia-Pamfilia. Diocleziano riportò la provincia agli antichi confini della Galazia propriamente detta, e più tardi questo territorio fu ulteriormente diviso in due provincie: la Galatia Prima a oriente con Ancira e Tavio e la Galatia Salutaris a occidente con Pessinunte, con uno sperone nella Frigia.
La provincia della Galazia subì dunque, già prima di Diocleziano, non poche modificazioni, ampliamenti e riduzioni nella sua costituzione territoriale attorno al nucleo originario della Galazia celtica, ed è da notare che i territorî annessi non furono mai intesi come incorporati a questa, ma restò la consapevolezza della diversità delle singole parti componenti, in modo variabile, l'insieme della provincia, onde è che, se qualche scrittore antico usò talvolta il termine di Galazia a designare tutta intera la provincia, tecnicamente e rigorosamente Galazia significò la regione galatica originaria, di guisa che nelle iscrizioni greche e latine, che si riferiscono al governatore della provincia, questi è chiamato legatus Augusti pro praetore non soltanto Galatiae, ma Pisidiae, Lycaoniae, Isauriae, ecc., e nelle stesse fonti neo-testamentarie (Galati, e I Corinzî, 16, 1, Atti, 16, 1 e 18,23) sembra che Galazia debba essere presa nel senso specifico e ristretto (v. galati, lettera ai). Una prova che le singole regioni della provincia non furono mai amalgamate in un tutto insieme sta nel fatto che il κοινὸν Γαλατῶν o Γαλατίας, che aveva come centri Ancira e Pessinunte, non era l'unica assemblea di tutta la provincia, ma soltanto l'assemblea dell'antica Galazia celtica, e insieme con essa vengono ricordate anche le assemblee della Licaonia e del Ponto. Nel primo tempo i governatori della provincia furono certamente pretorî, consolari quando la Cappadocia fu unita alla Galazia in unica provincia (e allora essi furono coadiuvati data la grande estensione raggiunta dalla provincia, da tre legati: i comandanti delle due legioni, e un terzo per la giurisdizione), poi tornarono a essere di rango pretorio.
Molto fervida fu nella Galazia l'attività che i Romani spesero nella viabilità, e non poche furono, per tutta l'ampiezza delle diverse regioni costituenti la provincia, le colonie di veterani romani (colonia Iulia Augusta Felix Germe in Pisidia, colonia Aelia Hadriana Iconiensis e Iulia Augusta colonia Parlais in Licaonia, Claudiopolis in Isauria, colonia Iulia Augusta Olbasenorum, Antiochia colonia Caesarea Augusta e Augusta colonia Cremna in Pisidia), le quali contribuirono certo alla pace interna; ma una romanizzazione del paese fu possibile anche meno che nelle altre provincie d'Asia Minore, specialmente per quanto riguarda la Galazia propriamente detta. La compagine della quale rimase caratterizzata da quella fisionomia etnica che i Romani vi avevano trovato al loro arrivo e che ha espressione nel nome di Gallogreci, che i Romani stessi usarono per quel popolo: era un popolo misto sorto dalla sovrapposizione dei Celti su substrato frigio: i loro culti avevano perduto il loro carattere celtico, assimilandosi ai culti indigeni d'Asia Minore. Invece l'ordinamento interno si mantenne in prevalenza celtico, basato, cioè, sul comune inteso come clan piuttosto che come città, e nel campo del diritto privato ancora a tempo di Antonino Pio perdurava la rigorosa potestà patria. Parimenti con tenacia si mantenne la lingua celtica: S. Girolamo testimonia che, ancora alla fine del sec. IV, il Galata asiatico parlava, benché corrotta, la stessa lingua che allora era in uso a Treviri. Il che naturalmente non contraddice al fatto che a poco a poco il greco divenne preponderante, e Ancira finì col diventare un centro importante di cultura greca. Furono, a ogni modo, i Galati amici e sudditi fedeli dei Romani, ispirandosi, in contrapposto e in competizione coi Greci, a un lealismo a tutta prova. Augusto poté aggregare in blocco all'esercito romano, sotto l'antico nome di legio Deiotariana, quei contingenti che Deiotaro aveva formati, armati alla romana, e inviati a Cesare contro Farnace, e durante l'impero noi vediamo che i Galati costituirono uno dei migliori elementi per il reclutamento, ed erano preferiti nell'Oriente, quanto in Occidente i Batavi.
Il nome di Galazia per indicare la regione si mantenne finché rimase in vigore l'ordinamento provinciale romano, cioè fino alla fine del sec. VI. Sostituitosi, dal regno di Eraclio (610-641), il regime dei temi al regime provinciale, la Galazia fu aggregata al tema degli Amieniaci e da allora perdette la sua entità geografico-amministrativa come aveva perduto la sua fisionomia etnica.
Bibl.: J. Marquardt, Römische Staatsverwaltung, I, 2ª ed., Lipsia 1881, p. 358 segg.; Th. Mommsen, Le Provincie Romane (trad. ital. di E. De Ruggiero), Torino e Roma s. a., p. 311 segg.; D. Vaglieri, in Dizionario Epigrafico di antichità romane, di E. De Ruggiero, III, p. 358 segg.; Bürchner e Brandis, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 519 segg.; 534 segg.; W. M. Ramsay, Historical Geography of Asia Minor, Londra 1890; id., The Cities and Bishoprics of Phrygia, I, p. 54; id., A historical commentary in St. Pauls epistle to the Galatians, Londra 1899; V. Chapot, art. Galatie, in Dict. d'arch. Chrét. di F. Cabrol e H. Leclercq; id., in Anatolian Studies presented to Sir W. M. Ramsay, Manchester 1923; id., Le Monde Romain, Parigi 1927, p. 225 segg.