GAIO
. Giurista romano vissuto tra Adriano e Commodo. Contemporaneo a un dipresso di Pomponio, sembra che alla pari di questo non abbia rivestito pubblici uffici; la sua attività dovette essere esclusivamente di maestro e di scrittore, ma nulla sappiamo della sua vita, anzi nemmeno conosciamo il suo nome completo, perché Gaias è solamente il praenomen.
Tale particolare, che corrisponde all'uso greco, aggiunto al rilievo che G. conosce il greco, cita la legislazione solonica, è al corrente del diritto dei Galati e dei Bitinî, risente nella sua lingua l'influsso di usi greci, commenta l'editto provinciale, che doveva essere quello di una provincia orientale, ha fatto emettere al M0mmsen l'ipotesi che G. fosse un orientale e che la sua patria debba situarsi nella Troade. Contro questa ipotesi, acettata da moltissimi studiosi, furono avanzate forti obiezioni: soprattutto si è osservato che la chiarezza, la purezza e la fluidità della lingua di G. permettono di dubitare fortemente che egli fosse un provinciale. I grecismi sono in lui certo numerosi, ma non meraviglia, perché nel sec. II la conoscenza del greco era familiare in Roma alle persone colte.
Le sue opere principali sono i libri ex Quinto Mucio, un commento in sei libri alle dodici tavole, un commento all'editto del pretore urbano e un commento in trenta libri all'editto provinciale. Inoltre sono di particolare interesse i Libri aureorum o rerum cottidianarum e soprattutto i quattro libri di Institutiones, nei quali la materia è divisa secondo il noto schema personae, res, actiones.
Il testo di quest'opera, noto prima solo parzialmente attraverso i frammenti di essa contenuti nelle Pandette e attraverso un'epitome inserita nella lex Romana Wisigothorum, fu scoperto nel 1816 dal Niebuhr in un palinsesto della biblioteca capitolare di Verona, e poi più volte edito con progressivo miglioramento delle letture. Nel 1898 É. Chatelain in un palinsesto di Autun scopriva ampî frammenti di una rielaborazione del testo fatta in Gallia non prima del sec. V. Alcuni frammenti del testo furono pure scoperti nel 1927 nel papiro 2103 di Ossirinco, papiro che non è posteriore al sec. III.
Bibl.: B. Kübler, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 489 segg.; id., Geschichte des röm. Rechts, Lipsia 1925, p. 269; Ph. E. Huschke, nella prefazione a Gai Institutionum Commentarii, 6a ed. curata dal Kübler, Lipsia 1928; Th. Mommsen, Gesammelte Schriften, Berlino 1905, II, p. 26 segg.; F. Kniep, Der Rechtsgelehrte Gaius und die Edicts Kommentäre, Jena 1910; Gaii Institutionum Commentarii, Jena 1911 segg.; P. Krüger, Gesch. der Quellen und der Litteratur d. röm. Rechts, 2ª ed., Lipsia 1912, p. 201 segg.; P. Bonfante, Storia del diritto romano, 3ª ed., Milano 1923, I, p. 388 segg.; P. P. Zanzucchi, Vocabolario delle Istituzioni di Gaio, Milano s.a.; P. de Francisci, Storia del diritto romano, II, i, Roma 1929, p. 361 segg.