GALLO, Gaio Vibio Treboniano (C. Vibius Trebonianus Gallus)
Imperatore romano dal 251 al 253 d. C. Oriundo di Perugia, nacque círca il 207, pare da Vibio Veldumniano. Sposò Afinia Gemina Bebiana, che gli diede Volusiano. Membro del Senato, era stato console sostituto, prima di assumere, nel 250, il governo della Mesia Inferiore. Mentre occupava tale carica e comandava forse le truppe di tutt'e due le Mesie, i Goti, guidati da Cniva, irruppero nella sua provincia, probabilmente al principio del 250. Sembra che G., dopo aver allontanato la minaccia barbarica da Novae (presso Svištov) fu assediato entro Nicopoli (Nikup sul Jantra) e liberato da Decio. Quando poi l'imperatore, sconfitto a Beroë, si rifugiò nella Mesia, a Oescus (Gigen), G. cooperò alla riorganizzazione dell'esercito. Nella battaglia finale di Abritto (forse Antat-Kalessi) il suo tradimento sarebbe stato la causa della morte di Decio (giugno, con molta probabilità, del 251). Proclamato imperatore dai soldati, G. si affrettò a far pace coi Goti: non solo li lasciò tornare alle loro sedi con tutto il bottino e i prigionieri, ma s'impegnò anche a pagare loro assegni annuali, ricevendone in contraccambio la promessa che in seguito si sarebbero astenuti dalle incursioni. Fu indotto a un accordo così disonorevole per la dignità di Roma dall'esaurimento dell'esercito e dalla peste sopraggiunta, ma soprattutto, come già Filippo, dal desiderio di recarsi subito nella capitale, per ottenere l'appoggio del Senato e consolidare il suo potere, minacciato anche dall'esistenza del figlio di Decio, Ostiliano, il quale probabilmente era già stato confermato Augusto a Roma. La guerra civile fu evitata mediante un compromesso; G. adottò Ostiliano e lo accettò collega nel potere, senza tuttavia concedergli il Pontificato Massimo; Volusiano inoltre veniva nominato Cesare e in seguito anche Augusto. Si ebbero così tre Augusti, fino alla morte di Ostiliano (fine del 251).
La breve signoria di G. si segnala principalmente per l'ostilità da lui senza dubbio dimostrata verso i cristiani, anche se non fu promulgato alcun editto di persecuzione, e per lo stretto accordo mantenuto col Senato. Ne determinò la fine, nel 253, la ribellione di Emiliano, che, salutato imperatore dalle legioni della Mesia, marciò subito alla volta dell'Italia. Gallo e Volusiano partirono da Roma per scontrarsi con l'usurpatore, ma, quasi certamente prima ancora che i due eserciti venissero alle prese, furono entrambi uccisi dai loro stessi soldati (luglio o agosto?) a Interamna (Terni).
Bibl.: H. Schiller, Geschichte der römischen Kaiserzeit, I, Gotha 1883, pp. 805-810; P. von Rohden-H. Dessau, Prospographia Imperii Romani, III, pp. 426-428 e 418-420; cfr. B. Rappaport, Die Einfälle der Goten in das römische Reich, Lipsia 1899, pp. 38-47; L. Schmidt, Geschichte der deutschen Stämme bis zum Ausgange der Völkerwanderung, I, Berlino 1904, pp. 61-64; S.E. Stout, The governors of Moesia, Princeton 1911, p. 75; G. Seure e A. Dieudonné, in Revue numismatique, XXVI (1923), pp. 129-140, e XXXII (1929), pp. 148-149; N. Vulič, in Jahreshefte des österr. archäol. Institutes, III (1900), Suppl., pp. 95-98; A. von Domaszewski, Die Daten der Scriptores historiae Augustae, Heidelberg 1917, pp. 17-19; Die Consulate der röm. Kaiser, Heidelberg 1918, p. 18; O. Th. Schulz, Vom Prinzipat zum Dominat, Paderborn 1919, pp. 87-88, 204-206, 233-234, 258; A. Manaresi, L'Impero Romano e il Cristianesimo, Torino 1914, pp. 381-387; P. Allard, Storia critica delle persecuzioni, trad. ital., 2ª ed., III, Firenze 1914 segg., pp. 1-25; L. Homo, Les Empereurs Romains et le Christianisme, Parigi 1931, p. 74; J. Vogt, Die alexandr. Münzen, I, Stoccarda 1924, pp. 200-201; F.S. Salisbury e H. Mattingly, in Journal of Roman Studies, XIV (1924), pp. 12-23; XX (1930), pp. 87-88; A. Stein e J.G. Tait, in Arch. für Papyrusforsch., VII (1924), pp. 41-43, 224; VIII (1927), pp. 11-13; Wittig, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, coll. 1252-53, 1269-75; E. Kornemann, Doppelprinzipat und Reichsteilung im Imp. Romanum, Lipsia e Berlino 1930, pp. 100-101.