VERRE, Gaio (C. Verres)
Figlio del senatore omonimo. Imparentato con la famiglia equestre di Vezio e anche con i Metelli. Ignoto l'anno della nascita. Fu questore nell'84, e partecipò nell'82 al sacco di Rimini. Nell'80 è legato di Dolabella, propretore in Cilicia, e in seguito anche incaricato di reggere ivi la questura in luogo di C. Malleolo, assassinato; la sua azione in Oriente viene largamente criticata da Cicerone. Pretore urbano nel 74 e poi propretore in Sicilia dal 73 al 71, nel 72 ebbe una vertenza avanti il senato di Terme con il ricco siculo Stenio, di cui V. si vendicò. Ma nel 70, finita la sua propretura, V. venne denunciato dai Siculi e condotto innanzi alle quaestiones de pecuniis repetundis, per il processo, celeberrimo per la parte avutavi da Cicerone, in cui Verre fu condannato per circostanze politiche assai superiori all'importanza specifica del suo caso, nel quale si riflette un metodo amministrativo e politico diffuso e risaputo. V. d'altra parte, nel suo governo, era stato sollecito proficuamente per l'autorità dello stato nella provincia. Tuttavia V. si ridusse a volontario esilio, e fu condannato nei danni. Morì poi vittima, come il suo accusatore Cicerone, della proscrizione del triumvirato.
Bibl.: Oltre alla bibl. alla voce cicerone: E. Ciccotti, Il processo di V., Milano 1895; J. Carcopino, La loi de Hiéron et les Romains, Parigi 1919.