Filosofo (sec. 1º d. C.) del tardo stoicismo, originario di Volsinî; acquistò fama per la rettitudine e l'austerità con cui praticava e predicava le dottrine stoiche. Verso il 60 seguì Rubellio Plauto in esilio, in Asia Minore; rientrato a Roma dopo la morte di quello, fu a sua volta esiliato da Nerone (65), nel corso dell'azione repressiva seguita alla congiura di Pisone; richiamato da Galba, fu escluso dal bando di espulsione di Vespasiano contro i filosofi residenti a Roma, ma, sembra, solo temporaneamente, poiché le fonti parlano di un suo nuovo ritorno, per cui si giovò dell'amicizia di Tito. Fu maestro di Epitteto. Il suo pensiero è noto attraverso le trascrizioni che un certo Lucio fece delle sue conferenze. Parte di esse sono comprese nell'antologia di Stobeo. Tipica figura di cittadino romano di vecchio stampo, che nella filosofia cinico-stoica cerca la conferma della sua condotta morale.