CORIOLANO, Gaio Marcio (Gaius, o meglio Gnaeus Marcius Coriolanus)
È l'eroe d'una celebre e bellissima leggenda romana. Il cognome gli sarebbe stato dato per il valore mostrato alla presa di Corioli nel 493 a. C. sotto il console Postumo Cominio. Nel 492, durante una carestia, sostenne in senato che il grano inviato da Dionisio di Siracusa (che incominciò a regnare dal 405) non fosse distribuito alla plebe, se questa non avesse rinunciato ai suoi tribuni, i quali perciò lo accusarono al popolo; C. andò allora in esilio e fu condannato dalle tribù in contumacia. Rifugiatosi presso il re dei Volsci Attio Tullio, C. lo persuase a provocare la guerra coi Romani; e messosi quindi alla testa dei Volsci, invase il territorio romano conquistando numerose città. fra le quali Labici e Pedum, e giunse alle fossae Cluiliae, al quinto miglio da Roma. Invano due ambascerie di consolari romani e una di sacerdoti si recarono al suo campo per placarlo; vennero allora a lui le matrone romane, precedute dalla moglie Volumnia e dalla madre Veturia. Coriolano, avvertito, accorse per abbracciare la madre, la quale gli chiese prima se ella abbracciava un nemico o il figlio. Egli allora cedette e ricondusse indietro l'esercito dei Volsci. Il tempio della Fortuna muliebris, al quarto miglio della Via Latina, avrebbe ricordato il successo delle matrone romane. Secondo la versione più antica, C. sarebbe poi vissuto sino a tarda età fra i Volsci; altri narravano che questi l'avevano invece ucciso come traditore; e una terza versione, riconosciuta però già dagli antichi come poetica (Cicerone, Brutus, 42), parlava del suo suicidio.
La leggenda di Coriolano, nella quale l'elemento più nobile e profondamente romano è la celebrazione della matrona e dell'amor filiale, è di antica origine popolare, come si sente dal colorito stesso del racconto; i consoli non vi compaiono, né il nome di Coriolano ricorre nei fasti, e Dionisio (VIII, 62) dice che ancora al suo tempo Coriolano era celebrato nei canti dei Volsci. Assurda la spiegazione del nome Coriolanus, che sarebbe spettato in ogni caso al console Postumo Cominio: né vi manca lo strano anacronismo del grano inviato da Dionisio di Siracusa. Quindi alcuni negano alla leggenda ogni valore storico che non sia quello di riflettere la gravità della minaccia volsca per Roma; altri ritengono che originariamente Coriolano fosse un Volsco, e che d'una sua spedizione nel territorio romano, tendente a separare gli Ernici dal Lazio (perciò Labici è fra le città da lui conquistate) e a prendere contatto con gli Equi, si sia conservata memoria nella tradizione popolare, che avrebbe poi trasformato il fortunato capitano nemico in un romano traditore.
Bibl.: A. Schwegler, Röm. Gelschichte, II, 2ª ed., Tubinga 1870, p. 349 seg.; Th. Mommsen, Römische Forschungen, II, Berlino 1879, p. 113 seg.; E. Cocchia, La leggenda di Coriolano, in Saggi filologici, II, Napoli 1902, p. 1 seg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, p. 109; E. Pais, Storia di Roma, 3ª ed., III, Roma 1927, p. 24 seg.; H. Last, in Cambridge Ancient History, VII, 1928, p. 498 seg.; E. T. Salmon, in Classical Quarterly, XXIV (1930), p. 96.