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CALVO, Gaio Licinio

di Massimo Lenchantin De Gubernatis - Enciclopedia Italiana (1930)
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CALVO, Gaio Licinio (C. Licinius Calvus)

Massimo Lenchantin De Gubernatis

Da Cicerone è detto una volta C. Licinius Calvus, un'altra Macer Licinius. Egli adunque aveva un doppio cognomen. Figlio dell'annalista Gaio Licinio Macro (v.), nacque il 27 maggio dell'82 a. C. e morì nel 47 a. C. Amicissimo di Catullo, informò la sua attività artistica ai medesimi ideali. In un epicedio cantò teneramente la morte di Quintilia, forse sua moglie. Negli epigrammi, non risparmiò né Pompeo né Cesare, con cui non tardò a riconciliarsi. Compose pure un epitalamio in gliconei e ferecratei, simile al c. 61 di Catullo. Un poemetto mitologico era l'Io che s'ispirava probabilmente a Callimaco. Come oratore, era seguace della scuola attica in opposizione a Cicerone. Con Cicerone discusse sull'arte oratoria in una nutrita corrispondenza della quale Tacito e Quintiliano si servirono per caratterizzare le varie tendenze dell'eloquenza verso la fine della repubblica. Di elegante e squisita cultura, C. sembra fosse scrupoloso all'eccesso e troppo preoccupato di non trascendere i limiti d'una sobria eleganza. Cicerone pareva a C. diluito e snervato, mentre a sua volta C. era giudicato da Cicerone scarno e senza sangue. Giudizio questo che contraddice a quello di Quintiliano, che loda la veemenza di C., menzionata anche da Catullo. Fra le sue orazioni erano ancor celebri, al tempo di Tacito, quelle contro Vatinio e specialmente la seconda. A C. si attribuiscono inoltre un De aquae frigidae usu, forse in prosa, e le Epistulae ad uxorem.

Bibl.: F. Plessis, Calvus, édition complète des fragmentes et des témoignages; étude biographique et littéraire, Parigi 1896; Morel, Fragmenta poetarum latinorum, Lipsia 1926, p. 84 segg.

Vedi anche
Tibullo, Albio Poeta latino (1º sec. a. C.). Tra i grandi poeti dell'età cesariano-augustea e in particolare accanto ai due maggiori elegiaci, Catullo e Properzio, T. si distingue per una sua vena, che a torto si considererebbe "minore". Fu artista di squisita sensibilità, di sentimenti delicati, amante della vita ... Publio Valèrio Catóne Grammatico e poeta latino (1º sec. a. C.); venuto dalla Gallia Cisalpina a Roma, fu grammaticus fortunato e ricco, per morire poi vecchissimo in miseria. Fu amico di Furio Bibaculo, al quale è attribuito un epigramma in sua lode. Critico di poesia e poeta egli stesso, fu autore dei due epillî Lydia e ... neoteroi Nome usato per la prima volta da Cicerone (con l’altro equivalente di poetae novi) per indicare polemicamente i poeti della sua età che, imitando gli alessandrini, si atteggiavano a innovatori. Essi predilessero argomenti mitologici (carmina docta) o leggere fantasie (nugae), sempre ricercando eleganza ... Gaio Valerio Catullo Poeta lirico latino (n. Verona 84 a. C. circa - m. non prima del 54). Di agiata famiglia, andò a Roma appena indossata la toga virile e fu accolto nell'alta società e nei circoli letterarî più noti. Fu ben fornito di ricchezze con una casa a Verona e a Roma, una villa a Sirmione sul Garda, un'altra fra ...
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  • ARTE ORATORIA
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Altri risultati per CALVO, Gaio Licinio
  • Calvo, Gaio Licinio
    Enciclopedia on line
    Poeta latino (n. Roma 82 - m. 47 a. C.), figlio dell'annalista Licinio Macro, amico di Catullo; del cenacolo dei poetae novi. Compose epigrammi, epillî, fra cui il poemetto mitologico Io, epitalamî, elegie in morte di Quintilia (forse sua moglie); di queste, esaltate da Catullo e poi da Quintiliano, ...
Vocabolario
calvo
calvo agg. [lat. calvus]. – 1. Che non ha capelli, detto della testa o della persona: avere il capo c.; diventare calvo. Per estens., non com., di terreno o rilievo spoglio di vegetazione; frequente nella toponomastica (per es., Monte Calvo)....
gàio
gaio gàio agg. [dal provenz. gai, che è prob. dal got. *gaheis, cfr. ant. alto ted. gāhi]. – 1. a. Allegro, festevole; che esprime, negli atti, un’interiore letizia e serenità: un giovane g.; umore, carattere g.; una g. compagnia; un vispo...
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