PLAUZIANO, Gaio Fulvio (C. Fulvius Plautianus)
Prefetto del pretorio dell'imperatore romano Settimio Severo. Di origine africana, collaboratore nell'ascesa al trono del suo conterraneo Severo, nella lotta con Pescennio Nigro e Claudio Albino, giunse alla prefettura del pretorio circa il 197 d. C. e la tenne, a quanto sembra, da solo. Assunse presto una posizione di preminenza alla corte, tanto che Settimio Severo diede in moglie a suo figlio Caracalla la figlia di P., Plautilla (202 circa d. C.). Egli ebbe il titolo ufficiale di "congiunto" dell'imperatore (necessarius Augusti; adfinis Augusti) ed ebbe anche la designazione di nobilissimus, che si trova di regola solo per l'erede al trono. Che egli del resto fosse stato designato alla successione, si diceva. La sua ascesa è assai oscura e in parte andrà semplicemente spiegata col suo prestigio personale, tanto più forte quanto meno sperimentati erano i componenti la nuova dinastia, a cominciare dal rozzo Settimio Severo. Ma c'è anche una ragione nell'importanza assunta dalla prefettura del pretorio in seguito alle riforme, che appunto devono risalire a Settimio Severo, tendenti a dare autonomia all'esercito con l'istituzione dei primi elementi dell'annona militare. Non solo ciò accresceva la potenza dell'esercito, come fattore indipendente della politica imperiale, ma concedeva al prefetto del pretorio una grande disponibilità finanziaria, e perciò in seguito nel sec. III il prefetto del pretorio avrà parte rilevante nell'amministrazione finanziaria. Non sarebbe perciò strano che P. per primo approfittasse largamente di questa nuova situazione di privilegio. Comunque, nell'ambiente della corte e della stessa famiglia di Severo si reagì; e implacabile fu in specie Caracalla, che riuscì in modo non bene chiaro a fare uccidere P., ottenendo approvazione dallo stesso padre. La memoria di P. fu condannata; i suoi beni confiscati (205 d. C.).
Bibl.: M. Platnauer, The emperor Lucius Septimius Severus, Londra 1918; J. Hasebroek, Untersuchungen zur Geschichte des Kaisers Septimius Severus, Heidelberg 1921; A. Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 270 segg. (dove sono raccolte le fonti).