ANTONIO, Gaio
Secondo figlio di Marco, il Cretese (C. Antonius M. f.), fratello perciò di Marco i1 triumviro, e di Lucio il console. Egli nacque, come si può presumere, verso l'80 a. C. In pieno accordo coi fratelli fece una stessa politica di agitatore del partito democratico cesariano; ma fu meno fortunato di loro, e il primo a scomparire nel tumulto delle guerre civili. Fece il suo ingresso nella vita pubblica nel 54, nel qual anno fu tra gli accusatori di Gabinio. insieme col fratello Lucio. Nel 50 era, al pari dei fratelli, in predicato di futuro tribuno della plebe; ma non sappiamo se realmente lo sia stato. Il massimo della sua carriera è segnato dalla pretura e dal proconsolato di Macedonia, a cui congiunse la dignità di pontefice.
Nel 49, scoppiata la guerra civile, Gaio Antonio fu da Cesare incaricato di custodire le coste dell'Illirio, con la qualità di legato, e il comando di buon numero di coorti. Ma in seguito alle due sconfitte subite dalla flotta di Cesare nell'alto Adriatico, si trovò bloccato nell'isola di Curicta (Veglia) e fu costretto ad arrendersi. Quindici delle sue coorti passarono ai Pompeiani.
Nel 44 Gaio Antonio fu pretore. Dopo l'uccisione del dittatore, egli si adoprò a sostenere i disegni del fratello Marco, e nella nuova distribuzione delle provincie, che questi riuscì a far passare, ebbe per sé la Macedonia. Sennonché, al momento in cui toccò la costa dell'Illirio per recarsi nella sua provincia, trovò la via sbarrata da Marco Bruto. Dovette chiudersi in Apollonia ove fu assediato e per la seconda volta costretto a capitolare (43). Venne trattenuto in questa città sotto la custodia di Gaio Clodio. Intanto si costituiva il triumvirato, e con le proscrizioni s'iniziava la nuova guerra civile. Marco Antonio si adoperava a salvare il fratello, ma Gaio venne messo a morte da Gaio Clodio, in seguito ad ordini venuti da Bruto. Egli aveva battuto monete (denari) con l'immagine del genio della Macedonia, e il titolo di proconsole e di pontefice.
Bibl.: Drumann, Gesch. Roms, 2ª ed., I, pag. 384 segg.; E. Klebs, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 2582 segg.